Elezioni. Se me lo dicevi prima

ROMA – Sono parole di una stupenda canzone di Enzo Jannacci. Mi sono tornate alla mente leggendo nelle cronache politiche lo stupore, la disillusione ed anche la presa di distanze di molti (per fortuna) esponenti del movimento di Grillo, a fronte delle recenti sgangherate considerazioni del loro leader a proposito di fascismo e anti-fascismo, di “Casa Pound”, ecc.

La diaspora fra esponenti del M5S che nel corso degli ultimi anni erano stati eletti in svariati consessi istituzionali, è un fenomeno ricorrente ormai da qualche tempo. E c’è solo da compiacersene, soprattutto perché in tutti i casi giunti agli onori della cronaca la decisione dei transfughi è motivata, innanzitutto, con questioni davvero “fondamentali” per chi si candidi a svolgere pubbliche funzioni: il valore della democrazia nei percorsi decisionali, il rispetto della Costituzione …
Ovviamente ad ognuno di questi episodi di dissociazione seguono rimpalli polemici, precisazioni, distinguo; e a taluni dei protagonisti questa sola doverosa assunzione di responsabilità ha già procurato l’opportunità di una candidatura in altra lista.

Tutto ciò considerato, mi è venuta la tentazione di fare l’avvocato del diavolo. A ciascuno di questi amici -e non solo a loro- vorrei poter dire: la vostra scelta è certamente giusta, forse in taluni casi coraggiosa, ma nella polemica di oggi fra voi e il vostro ex-leader la ragione non sta dalla vostra parte. Non può bastare dire oggi a Beppe Grillo “se me lo dicevi prima…”. Serve un ripensamento più profondo, perché, a ben vedere, Beppe Grillo lo ha detto e dimostrato in chiaro fin dall’inizio quale sia la sua concezione della democrazia, del rispetto delle regole, della convivenza civile.

L’invettiva qualunquistica, l’insulto sistematico al posto del confronto, l’ipertrofia invadente di sé, l’arbitrio teorizzato come regola del gioco anche all’interno del proprio movimento non bastavano frse a dimostrare l’organica affinità con ideologie autoritarie e liberticide? C’era bisogno che si citasse Casa Pound per suscitare il sospetto? Né può valere l’argomentazione secondo cui alla nostra travagliata democrazia necessita uno shock, comunque sia, per rigenerarsi, perché anche questa è una esperienza storicamente già conosciuta, con esiti tragici.

Quindi chi lo ha supportato, chi ha contribuito attivamente a farne un fenomeno tanto rilevante (ricordiamo il voto siciliano e le molte elezioni amministrative precedenti) ha molto più su cui riflettere, ed è auspicabile che lo faccia.
Ma soprattutto, per non cadere in giudizi moralistici che non ci interessano, è bene che le vicende di queste ore suggeriscano a tutti una riflessione ponderata su quale rischio rappresentino tutte le tentazioni di carattere populistico, variamente diffuse nel panorama politico di oggi. Dello stesso movimento di Grillo ciascuno di noi ha avuto occasione di sentir dire : “in fondo, tolto il folklore, è un interlocutore utile per la sinistra”.
Ebbene: pur considerando fisiologica una certa dose di tatticismo, specie in campagna elettorale, per rigenerare davvero il senso civico -e quindi la politica- serve piuttosto intransigenza sul piano culturale e dei principi. E sia chiaro, penso a molti altri, oltre che a Grillo.
Scrive il filosofo della politica Maurizio Viroli nel suo ultimo libro: “La libertà italiana è sempre stata fragile perché troppo pochi sanno essere intransigenti”.

Condividi sui social

Articoli correlati