L’ambiente è lavoro

ROMA – Il bombardamento mediatico di Berlusconi ( e Monti) è pesantissimo. Le sue vecchie e nuove gag favolistiche e il trito politicismo stanno  appannando la realtà e oscurando la scelta di fondo: come uscire dalla crisi economica, ecologica e morale dell’Italia.

Tutti parlano di ripresa ma non c’è nessuna proposta, si sente solo il vecchio e fallimentare ritornello liberista: meno tasse e il mercato d’incanto supererà la crisi. Basta. È semplicemente irresponsabile la sottovalutazione dei problemi delle persone e delle famiglie: due milioni di giovani che non lavorano e non studiano, alta disoccupazione giovanile e delle donne, precarizzazione del lavoro, cassa integrazione e disoccupazione crescente, redditi insufficienti e IMU. Sono queste alcune delle angosce che vivono le famiglie popolari e del ceto medio. E ciò soprattutto nel Mezzogiorno. Cresce il numero delle aziende artigiane e del commercio in lotta per la sopravvivenza mentre la produzione industriale si riduce.
È tempo che le proposte concrete del centro sinistra per il lavoro e la ripresa segnino il confronto elettorale e arrivino con semplicità e chiarezza agli italiani. E va sottolineato che la chiave strategica per la ripresa economica è quella dello sviluppo sostenibile, della green economy. Perché come si è affermato nelle conferenze sul lavoro del PD, “l’ambiente è lavoro” e i beni comuni sono centrali nell’avanzamento dei diritti delle persone.
Per rilanciare l’occupazione, rafforzare l’impresa e la ricerca ci sono due proposte significative da mettere tra i primi 10 provvedimenti di governo e riguardano la difesa del suolo e l’efficienza energetica.
Efficienza energetica. Vanno tradotte in provvedimenti le linee che  Confindustria, centri di ricerca e Cgil avanzano: in dieci anni e con poco più di 10 mld/E di incentivi,  nuova occupazione per oltre 1,6 mln di posti; riduzione della bolletta petrolifera per le famiglie e le imprese;  abbattimento delle emissioni di CO2; giro economico per 230 mld; maggiori entrate per l’erario. Parallelamente, e a sostegno, occorre definire un piano  di formazione giovanile per le professioni necessarie poiché  secondo l’UE entro il 2015 occorreranno almeno 2,5mln di specialisti, ora sono disponibili poco più di 1mln. Vanno quindi approntati master post diploma con il coinvolgimento delle forze sociali.

Difesa del suolo. Va messo in sicurezza il 70% del territorio (negli ultimi 15 anni abbiamo avuto oltre 250 morti e danni economici spaventosi) per questo occorrono 70.000 nuovi posti di lavoro. Vanno superate le politiche dell’emergenza con l’istituzione dei distretti idrografici, la sburocratizzare e il rafforzamento dell’Ispra e dei centri di ricerca. In questi anni Berlusconi ha tagliato le risorse e Monti non ha fatto nulla. La messa in sicurezza si realizza con la cooperazione del governo nazionale con regioni e comuni, con una politica di manutenzione, con i presidi agricoli in montagna e nelle campagne. Considerando che i cambiamenti climatici hanno acutizzato sia le precipitazioni, sia i periodi di siccità va programmato l’uso delle acque in un governo unitario dei bacini idrografici intervenendo su fiumi, torrenti, aree di rispetto, invasi, falde acquifere, laghi, de-cementificazione di torrenti, immobili nelle zone a rischio, riduzione del consumo e dell’impermeabilità del suolo. Va istituito un fondo nazionale a cui affiancare capitali privati e credito agevolato. Le cose da fare sono chiare e non servono altri piani straordinari: il ministero dell’ambiente deve fornire le linee guida per la mitigazione e la prevenzione; le Autorità di Distretto devono garantire l’uniformità di criteri per l’uso del territorio e delle acque; le regioni e gli enti locali dovranno essere il cuore del sistema e valorizzare le risorse umane e tecniche delle autorità di bacino. Fare queste cose costa zero ed è possibile risparmiare, cominciando con l’abolire i commissari ministeriali e istituendo  un solido dipartimento per la difesa del suolo e delle acque.
Ora proviamo a sommare 70.000 più 1.600.000…. non sono promesse ma necessità e possibilità vere.

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