Così si uccide il welfare

ROMA – ‘Ormai siamo davvero all’anno zero del welfare pubblico con un continuo taglio di risorse che sta privando dei servizi di assistenza le fasce più deboli del paese, che in questo modo sono state letteralmente abbandonate al proprio destino.

E’ bene che la politica  si affretti ad intervenire ed   per questo che secondo noi il welfare deve essere messo al centro della campagna elettorale e del programma di governo di tutti i candidati. Nessuno finora ha detto ancora niente in merito – e non vorremmo che si perdesse ancora una volta l’occasione per risolvere una questione che tocca da vicino i bisogni delle persone. Il welfare pubblico è una grande questione da affrontare nel nostro Paese e a livello europeo dove le politiche del rigore minacciano seriamente una delle più grandi conquiste del nostro continente, il welfare appunto.. In Europa si gioca una partita di straordinaria importanza, uno scontro sul modello sociale, sulla funzione del welfare, sulla funzione del pubblico.. Abbiamo detto presentando l Piano del Lavoro che un ‘Europa senza welfare è una Europa incomprensibile. Ciò vale tanto più per l’Italia dove il rischio dello smantellamento dello stato sociale non è una sensazione. Ogni giorno leggiamo sulle cronache dei giornali “ casi” che riguardano la vita delle persone, le fasce più deboli della popolazione, gli anziani, i non autosufficienti. Ci sono i dati a documentare una situazione che diventa sempre più intollerabile. L’indagine realizzata dallo Spi-Cgil è un vero e proprio grido di allarme.   

Negli ultimi cinque anni i Fondi tagliati del75%
Partiamo dai Fondi nazionali per gli interventi sociali: hanno perso negli ultimi 5 anni il 75% delle risorse complessivamente stanziate dallo Stato. Il Fondo per le politiche sociali – che costituisce la principale fonte di finanziamento statale degli interventi di assistenza alle persone e alle famiglie – ha subito la decurtazione più significativa, passando da una dotazione di 923,3 mln di euro a quella di 69,95 mln.   Il Fondo per la non autosufficienza, la cui dotazione finanziaria nel 2010 era di 400 mln di euro, invece e’ stato del tutto eliminato dal governo Berlusconi e non e’ stato rifinanziato dal governo Monti nonostante le reiterate promesse in tal senso.

 Ulteriori decurtazioni di risorse sono state apportate al Fondo per le politiche della famiglia (da 185,3 mln a 31,99 mln) e a quello per le politiche giovanili (da 94,1 mln a 8,18 mln). A livello locale la situazione non migliora. Nei Comuni italiani si e’ infatti registrata una diminuzione della spesa per i servizi sociali in senso stretto nel 2012 del 3,6%. Del 6,8% e’ stata invece la diminuzione di risorse stanziate per il welfare allargato (servizi sociali, istruzione, sport e tempo libero), con punte dell’11% rilevate in diverse zone del Mezzogiorno. Piu’ contenuta e’ stata la riduzione a carico delle spese per l’amministrazione generale (auto-amministrazione, costi della politica), che si é attestata al 2,9%. La riduzione delle risorse destinate ai servizi di assistenza non ha portato però’ ad una diminuzione delle entrate tributarie, che nel 2012 sono aumentate del 9,5%. Complessivamente il gettito derivante dall’addizionale comunale Irpef e’ aumentato del 7,8%. Nei Comuni del Mezzogiorno tale aumento e’ stato del 9,3% mentre in quelli del Centro-nord e’ stato dell’8,2%. La tassa sui rifiuti ha mostrato invece aumenti medi pari a circa il 4,2% ma se si considera il quinquennio 2008-2012 il trend supera mediamente il 35%. Al sud tali aumenti sono stati mediamente del 4,9% mentre al centro-nord del 3,1. In termini di spesa a valori costanti nei Comuni italiani nell’ultimo quinquennio la spesa corrente prevista e’ diminuita del 10,9% mentre le entrate tributarie sono aumentate del 6,7%. Ogni commento ci sembra superfluo. Diciamo solo che i numeri sono persone che soffrono, non un esercizio di matematica. Un vero e proprio massacro del welfare.

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