Marchionne è il problema, non la Fiat

ROMA – Ci sono tanti problemi da affrontare nel nostro paese. Se ne parla poco. Le grandi questioni che riguardano il futuro di milioni di cittadini vengono sbertucciate in  una campagna elettorale, terrificante dal punto di vista dell’informazione. 

Ci mancava Marchionne, per completare il quadro. Lui, non la Fiat, per riprendere una delle sue cialtronesche esternazioni,  “Il problema non è la Fiom, ma Landini “.come ha detto alla “Festa di Repubblica” intervistato dal direttore Ezio Mauro. Si inserisce bene l’ad del Lingotto in un clima sempre più pesante, fa la sua parte, calpestando i diritti , la dignità dei lavoratori,porta acqua al mulino di chi punta ad un dopo elezioni  che non garantisca governabilità, che blocchi ogni possibilità che sia la coalizione di centrosinistra a gestire una delle fasi più difficili della vita del nostro Paese..

Le pagliacciate di Berlusconi sollazzano l’Europa

Ormai siamo al dialogo fra sordi, alle pagliacciate di Berlusconi che fanno ridere tutta Europa,mettono a rischio una economia ancora fragile, esposta ad ogni stormir di fronte, impegnano chi  davvero pensa che una campagna elettorale si fa confrontandosi  seriamente a dover rispondere a cialtronesche  promesse come quelle di Berlusconi che si vanno ad aggiungere a quelle di Grill. L’uno   annuncia agli italiani che saranno sommersi da tanti euro che arriveranno nelle loro case, basta che vadano alla posta e ritirino i soldi, oppure anche in banca per chi ha il conto corrente. L’altro mentre, dice che scherzava, invita Al Queda a bombardare il Parlamento annuncia che con loro al governo verranno dati a tutti  coloro che hanno problemi con il lavoro 1000 euro al mese per tre anni. Pare che il costo sarebbe di  circa 300 miliardi. Acqua fresca che scorre nel fiume della campagna elettorale. Lo intorbida, lo imputridisce. La Fiat, come sempre nella storia d’Italia, è un “termometro” che misura la temperatura e segna il rosso. Marchionne è il protagonista indiscusso . lui è la Fiat. La “ famiglia” vive al riparo dell’ad col girocollo che non si togli neppure quando dorme, di suo non ci mette niente.

 La vicenda dei 19 operai di Pomigliano umiliati e offesi

Vediamo in sintesi le “ gesta” di Marchionne che spadroneggia nei media con giornalisti che gli stendono davanti tappetini e si guardano bene dal fare domande che potrebbero imbarazzarlo. L’ultima riguarda la vicenda dei 19 operai  iscritti alla Fiom della Fiat di Pomigliano che la Corte d’Appello di Roma aveva disposto dovessero essere riassunti. Saranno regolarmente retribuiti ma dovranno restare a casa. Quando si sono presentati per chiedere quali fossero le loro mansioni è stato detto loro “ restate a casa”. Umiliati proprio nel diritto che la Costituzione italiana pone come primario, quello al lavoro. Questa decisione che arriva direttamente dal Lingotto è il segno del disprezzo dell’ad nei confronti dei lavoratori, un prodotto che si acquista , si paga, e diventa sua proprietà, di cui può disporre a piacimento.

La democrazia  si fermi ai cancelli delle fabbriche Fiat

La “ vendetta” di Marchionne era stata preceduta dall’intervista di Ezio Mauro in cui il manager più pagato del mondo    aveva espresso  il suo concetto di democrazia. “ Landini –dice-non può esigere una rappresentanza dopo aver scelto di non firmare il contratto”.  Chi non è d’accordo con il manager-padrone,  che ha imposto un contratto, firmato da alcuni sindacati, ma non dal più rappresentativo, è carne da macello. In fabbrica non ha diritto ad essere rappresentato dal sindacato che liberamente sceglie. Perché questo sindacato, che si chiama Fiom, Marchionne lo ha eliminato. Già Landini, il bersaglio dell’ad del Lingotto, come lo sono per Monti ,Camusso e Fassina.” Quando non era lui il segretario generale della Fiom- afferma- il clima era ottimo.” Non basta.

All’ad del Lingotto non piacciono le bandiere rosse

A Marchionne non vanno bene le bandiere rosse, “ che  fanno paura agli investitori. Sono segnali di conflitto e incertezza”. Ora pretende  che la Cgil, la Fiom cambino i coloro delle bandiere. Una scemenza.  Quasi lui fosse il toro e Landini il torero.  Ma è anche capace di sorprenderti. Fa” autocritica “quando afferma che rendere noto il “ Piano Fabbrica Italia” è stato un errore”. Replica Landini. “ Non è stato un errore. Il piano è stato presentato davanti al governo, alle banche e alle forze sociali.   Siamo di fronte ad una truffa nei confronti del paese e dei lavoratori”.  A colmare il bicchiere arriva  con un comunicato in cui si annuncia  che  per quanto riguarda gli assetti societari dello lo stabilimento di Pomigliano si prevedono nuove soluzioni a sostituzione della   newco “Fabbrica Italia.” E’ la dimostrazione che  non si trattava di un colpo di genio del grande manager ma di uno strattagemma  per uscire da Confindustria, non applicare il contratto nazionale di lavoro e discriminare i lavoratori. Iscritto alla Fiom vade retro, riponi la tua bandiera rossa. Si consolino però. Il vade retro vale anche per Wolksvagen. Lui non può sentirne pronunciare neopure il nome, come Berlusconi nei confronti di Anghela Merkel. Dio li fa e poi li appaia.

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