Lavoro buono, ambiente sano

ROMA – Non ci facciamo distrarre dalle balle, il problema vero del Paese è il lavoro e l’innovazione ecologica è una grande opportunità per creare lavoro: é su questo che dobbiamo chiamare gli italiani a discutere ed a scegliere alle prossime elezioni.

Il buon lavoro e l’ambiente sano e sicuro sono le facce di un unica medaglia,  procedono di pari passo e si integrano a vicenda, rappresentano la grande opportunità per la transizione ad uno sviluppo equo, sostenibile e duraturo. Una bussola per rendere più competitivo il sistema economico e produttivo italiano nell’economia globalizzata. Un impegno che il Partito Democratico deve assumere come proprio con più forza e maggiore visibilità.

Le risorse del patrimonio storico e culturale

Che questa sia la strada da percorrere lo stanno a dimostrare le realtà che hanno già fatto questa la scelta. Numerose sono le realtà economiche e produttive italiane già orientate allo sviluppo sostenibile in grado di creare nuovo lavoro, rilanciare la manifattura, qualificare i servizi, riorganizzare il sistema energetico e quello dei trasporti, fare del territorio e dell’ambiente e del patrimonio storico e culturale, la più importante risorsa da tutelare e valorizzare. Queste realtà, che meglio di altre hanno resistito alla crisi e alla sfida competitiva dei BRICS, vanno consolidate con misure di sostegno dirette e promuovendo interventi capaci di incidere nel profondo di quell’insieme di diseconomie e sprechi che ne frenano lo sviluppo.
Nel contempo dobbiamo fare i conti con quelle parti del sistema produttivo in forti difficoltà, con punte gravissime, che stanno a testimoniare come la crisi stia mettendo in discussione interi pezzi del sistema produttivo nazionale. Qui politiche industriali di sviluppo sostenibile significano innanzitutto prestare una particolare attenzione ai lavoratori e alle imprese che, colpiti e colpite dalla crisi, hanno bisogno  di certezze, garanzie economiche e finanziarie, tempo e sostegno per  riposizionarsi sul mercato.

 Trasformazione i segmenti più maturi del sistema produttivo

Si tratta di sostenere una progressiva ma profonda trasformazione dei segmenti più maturi e pesanti del nostro sistema produttivo, a partire da quelli più esposti: automotive, cantieristica, petrolchimico, cemento, generazione di energia, agroindustria, tessile, ecc., e nello stesso tempo un impegno vero nei settori più innovativi: i nuovi materiali, il biomedicale, le biotecnologie, le nanotecnologie, le optotecnologie, ICT, ecc. Per tutto questo è indispensabile una politica industriale a favore del lavoro e delle imprese con incentivi, fiscalità, semplificazioni, in grado di attivare una nuova domanda interna e un’alta capacità competitiva dell’impresa italiana basata sulla qualità dei prodotti, della ricerca e dei cicli produttivi. Per questo occorre un  ruolo pubblico. innovato nelle politiche, nell’individuazione di grandi obiettivi, nella predisposizione di strumenti e regole e, soprattutto, nel coinvolgimento di quella pluralità di soggetti economici, sociali ed istituzionali che possono e vogliono convergere su obiettivi comuni e, agendo in coesione e solidarietà, fanno sistema nel territorio e nel Paese.

Le priorità delle politiche pubbliche

In questo impegno l’istruzione, la formazione, la ricerca, l’innovazione, la sperimentazione rappresentano le priorità delle politiche pubbliche indispensabili per il futuro del Paese. In particolare mettendo mano a un vasto programma formativo, che deve assumere nel tempo carattere permanente, per consentire ai lavoratori di non essere “superati” dall’avanzamento del processo innovativo che coinvolgerà necessariamente tutti i settori produttivi.
Questi sono i temi veri su cui imporre la discussione sulla base di proposte precise e dettagliate senza farci distrarre dalle battute da talk show. Di questo dobbiamo parlare in particolare con i giovani, i lavoratori, le lavoratrici tornando a farli sentire protagonisti del proprio futuro.

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