La carica dei 101 getta il Pd sull’orlo del baratro

ROMA – Avevano votato all’unanimità la proposta di  candidare Romano Prodi. Deputati e senatori del Pd con le mani alzate in segno di approvazione  avevano accolto l’indicazione di Bersani. Non c’era stato neppure bisogno di tenere le primarie.

Le mani alzate erano di tutti. Non solo la proposta di Bersani  arrivata nei tempi supplementari, dopo la batosta subita con Marini, era stata accolta con una ovazione. Passano poche ore e ben 101 di coloro che avevano applaudito, alzato la mano, si mettono di traverso. Fanno mancare i voti a Romano Prodi. Non solo, una quarantina di parlamentari Pd si dedicano a un giochino perverso. Pare abbiano votato Rodotà tentando di far ricadere la colpa  su Sel. Che risponde  facendo presente che 44 voti andati a Prodi portano la firma di Sel. Su 44 schede è scritto infatti R.Prodi. Sono le loro. Quelle con scritto S.Rodotà sarebbero  di parlamentari del Pd. Davvero una partita sporca, che potrebbe concludersi con le dimissioni di Bersani . Già si è dimessa Rosy Bindi da Presidente della assemblea nazionale. Eè in corso una nuova Riunione dei parlamentari per decidere che fare  nella quinta votazione.E pensare che deputati e senatori  dei Democratici sono stati eletti in gran parte con le primarie, si sono impegnati di fronte ai loro elettori,  il voto che hanno avuto non è un optional.

Un calcio nel culo ai parlamentari che hanno fatto mancare i voti a Prodi

Ci vorrebbe un bel calcio nel culo a chi ha esposto al ridicolo il primo partito italiano che si deve far carico della elezione del Presidente della repubblica e di formare il governo. Il governo del cambiamento, come dice Bersani. La “ carica dei 101” ha colpito, forse mortalmente, l’immagine del Pd, ne ha messo in discussione la credibilità , ha dato una mano a  Berlusconi che poteva essere messo in un angolo. Ora a rivendicare il Colle si stanno muovendo il Pdl e la Lega e Lista civica, un accozzaglia che può avanzare questa pretesa grazie alla carica dei 102 . Ma anche agli errori del gruppo dirigente del Pd non possono essere nascosti. Non si tratta della critica del giorno dopo. Ci sentiamo autorizzati a dire che un errore ha tirato l’altro in questi giorni caldi. Quando Grillo ha fatto balenare la possibilità di aprire in qualche modo al Pd ed ha chiesto di dare un voto prima a Gabanelli, poi a Strada indicati dalle “quirinarie” di cui ancora non sono stati resi noti i risultati, poi dopo il ritir dei due al terzo uscito, Stefano Rodotà, abbiamo scritto che  Bersani avrebbe potuto  accettare la sfida e rilanciare. Senza alcun collegamento  con la possibilità da parte del Pd di mettere in campo il governo del cambiamento. Stefano Rodotà è stato presidente del Pds, parlamentare  per due legislature in quota Pds, Ulivo, insomma sempre quell’area lì, giurista di fama europea, presidente per tanti anni della autorità per la garanzia della privacy, firmatario dell’appello al voto per la coalizione di centrosinistra, Italia ,Bene comune, nelle ultime elezioni.

Solo il voto a Stefano Rodotà, come chiede la “ base” può riparare i cocci

Che volevate di  più ? Quale corrente, area, frazione, si  è  opposta, spingendo il Pd sull’orlo del baratro? E dopo, eletto Rodotà, potevate  sfidare M5S sul governo del cambiamento: E se  Grillo aveva bluffato e non dava i voti dei “suoi” parlamentari  aprendo la strada ad elezioni, 5 Stelle sarebbe uscita frantumata. No, addirittura si va a proporre a Berlusconi una terna. Dice Bersani che avrebbe preferito Matteralla ma il cavaliere ha optato per Marini . Ingenuità del segretario del Pd: come poteva pensare che Berlusconi accettasse un  Capo dello Stato che proveniva dalla Corte Costituzionale da lui definita un covo di comunisti ? Ma anche se tutto questo non significasse niente perché si sono ignorate migliaia e migliaia di prese di posizione sul web da parte del “popolo” del Pd. Non si sono ascoltati  coloro che hanno manifestato prima davanti al Caprinica dove si teneva l’assemblea dei parlamentari e pioi anche in altre sedi, nei Circoli, Dice Anna Fiunocchiaro che “ la base non l’ha sentita”. Non c’è peggior sordo di chi non vuole intendere. E ora? A nostro parere l’assembleqa che nuovamente si tiene al Caprinica ha una sola scelta. Votare Rodotà, un atto di umiltà, non una sconfessione. E da qui ripartire con un congfresso da subitio che  ricostruisca o meglio costruisca l’identità del Pd. Senza iden tità non si va da nessuna parte. Vince la “carica dei 101” . Ma perde non solo il Pd ma l’intero Paese. 

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