Alle cinque della sera nasce il governo Letta

ROMA – Alle cinque della sera, come nella splendida poesia di Garcia Lorca, dal Quirinale Enrico Letta scioglie la riserva e legge la lista dei ministri del governo. Lorca scrisse un “lamento”, versi tragici, cupi per Ignacio Sanchez Mejias.  Non un buon augurio, ma a volte dal negativo può nascere il positivo, dal peggio il meglio e così via.

Nella situazione data, i primi commenti di dirigenti del Pd, Letta ha fatto un buon lavoro, equilibrio fra  esperienza e innovamento . “Freschezza e solidità nel necessario compromesso”, dice Bersani, Gugliemo Epifani parla di un “risultato positivo tenendo conto della situazione politica che si era creata, certo non favorevole al Pd”. Nichi Vendola all’agro dolce: “ Questo governo una rivoluzione? Lasciamo perdere. Oggi questo è un modo intelligente di gestire la restaurazione”. Marco Pannella esulta e ringrazia Napolitano e Letta per la scelte di Emma Bonino che dice: “ ha comportato un coraggio eccezionale”. Nichi Vendola rilascia una dichiarazione all’agro-dolce, più  verso l’agro A annuncia che Sel  dall’opposizione incalzerà il governo. Lasciamo stare Beppe Grillo le cui dichiarazioni superano sempre i limiti dell’indecenza, politica si intende. Allora vediamo una prima radiografia, sarebbe meglio una tac visto lo stato del nostro Paese e come si è  arrivati a formare questo esecutivo. Per quanto riguarda gli equilibri politici 9 ministri fanno capo al Pd, 5 al Pdl, 3 a Lista civica, 1 Radicale, 3 tecnici. Sette ministri su 21 sono donne. Ci sono “esperti” e nuovi ingressi, esponenti della società civile, in particolare fra i ministri del Pd.  Età media 53 anni, 11 in meno del governo Monti.  Per la prima volta viene creato un ministero per l’integrazione con la presenza di una deputata di colore, Cecile Kyenge, medico oculista di Modena, impegnata  da molti anni nell’attività di associazioni a difesa e tutela degli immigrati. La Lega, per bocca di Salvini, il segretario, non ha perso l’occazione per un commento intriso di razzismo. 

Gli equilibri nel governo a scapito delle competenze 

Questa la radiografia che ha pure un significato. Non si può però non rilevare che per quanto riguarda le competenze  la compagine lascia alquanto a desiderare. E’ il risultato questo di un lavorio che è stato necessario per occupare le diverse caselle, per mantenere i necessari equilibri  fra le diverse componenti. Non è un caso che, per esempio, dalla Cgil non venga alcun commento e Susanna Camusso si sia riservata una valutazione dopo la presentazione del programma. E negli ambienti sindacali si nota comunque che proprio un ministero come quello del Lavoro  sia stato affidato a un “tecnico” di tutto rispetto come il Presidente dell’Istat. Ma proprio perchè il lavoro è questione centrale, il Pd doveva  assumersi la responsabilità di questo ministero. Sempre in merito agli equilibri un’altra annotazione riguarda quelli fra le diverse correnti del Pd, a prima vista spostati verso le aree moderate. Insomma  arrivare al risultato che Letta ha prsentato non è stato facile. Fino all’ultimo Berlusconi ha tentato di portare al governo  personaggi come Brunetta, Sacconi, Gelmini, anche Santanchè,  ha provato ad occupare ministeri come  quello della Giustizia, dell’Economia. Non c’è riuscito. E’ un fatto importante perché significa che contrariamente a quanto affermato nei tanti retroscena non ha il pallino nelle mani. Comunque  gli si può togliere. Ma questo non basta per raffreddare il clima che si respira all’interno del Pd, nei Circoli e nei territor, il dissenso che non si è placato.  

Affrontate le emergenze si torni al voto 

 Il programma diventa la vera cartina di tornasole. Ci sono delle emergenze da affrontare, da mettere subito sul tappeto. La legge elettorale in primo luogo. Si potrebbe intanto abrogare il “porcellum” ed assicurare che, nel caso non si riuscisse a trovare l’accordo non si voterà più con quella orrida legge. Poi  interventi per gli esodati, la cassa integrazione in deroga, misure di natura fiscale. L’Imu non può diventare l’ombelico del mondo. Degli aggiustamenti, nel senso dell’equità sono possibili, come aveva indicato Bersani.  Un programma solido, ma stringato. Davvero  di emergenza, poi al voto.  E’ vero, come dice Napolitano, che si tratta di un “governo politico”. Tutti i governi sono politici. Ma possono anche non essere di legislatura. Questo è il caso nostro, perché se si esce dall’emergenza Pd e Pdl non hanno alcunché per stare insieme. 

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