Lavoro e libertà, la stella cometa da seguire

Il Congresso del Pd ha preso il via ufficialmente con la  avvenuta presentazione di candidature per gli incarichi ai vari livelli. Il percorso congressuale si concluderà  l’8 dicembre con le primarie che vede in lizza per elezione del segretario nazionale Pippo Civati, Gianni Cuperlo, Gianni Pittella, Matteo Renzi. Un percorso  in parallelo con la  “vicenda governo”. 

In concomitanza con l’avviarsi di questo evento politico sta per uscire un libro di Sergio Gentili, membro della Direzione nazionale del Pd e coordinatore Forum ambiente del partito stesso. Il titolo è “Dal Pd al partito democratico, un’istanza di sinistra”. Non un gioco di parole ma un invito a sviluppare la democrazia di partito.  Stefano Fassina, vice ministro, membro della direzione nazionale Pd nella prefazione avvia il dibattito congressuale e ne  traccia una rotta. Dazebao ringrazia l’autore per avercene consentito la pubblicazione in anteprima. 

 

ROMA – Questo contributo di Sergio Gentili arriva in uno dei momenti decisivi della vita politica italiana. Dopo l’esito delle elezioni politiche del 2013, il declino delle destre e in attesa del secondo congresso del Partito democratico, che si annuncia con caratteri straordinari e di vera e propria rifondazione, esso offre un’interpretazione incredibilmente lucida, sincera e appassionata, destinata a chi conserva ancora la voglia, la tenacia e la speranza di navigare nelle acque tempestose della sinistra italiana.

Non siamo dentro una lunga crisi ma nel mezzo di una grande transizione. In questo passaggio, la sinistra, il centrosinistra, i progressisti sono in difficoltà perché si sono proposti come affidabili esecutori di una ricetta ideologica insostenibile: un mix di austerità cieca e svalutazione del lavoro. Per capire dove siamo è necessario alzare lo sguardo oltre i nostri confini. Per avanzare è decisiva un’analisi corretta e onesta di quel che sta accadendo nel partito; è indispensabile cogliere gli elementi di debolezza di tutte le forze della sinistra europea, riconoscere lo svuotamento politico e culturale del Pd quale fenomeno comune a tutte queste forze e determinato dallo snaturamento della democrazia nazionale. È altresì necessario individuare le ragioni dell’avanzata generalizzata di movimenti populisti  e nazionalisti, e del rinvigorimento delle destre. Accettare, insomma, che la causa primaria della difficoltà di rappresentanza degli interessi sociali legati alla produzione e al lavoro è l’inefficacia della politica, prigioniera della dimensione nazionale. E convincersi che l’unica strada per recuperare sovranità e capacità di governo democratico è l’irrobustimento politico dell’Unione Europea: un progetto da realizzare non soltanto nella dimensione istituzionale, ma sul terreno della rappresentanza politica e sociale.

E’ necessario un partito organizzato, strutturato, federato a scala europea

Per questo è innanzitutto necessario un partito organizzato, strutturato, federato a scala europea, dotato di una cultura politica autonoma in grado di restituire incisività alla democrazia e senso alla rappresentanza di quella parte del paese disponibile al cambiamento progressivo: lavoratori dipendenti e precari, lavoratori autonomi, professionisti e imprenditori. Non un interclassismo de-vertebrato, ma un progetto politico come piattaforma per l’alleanza di interessi diversi, orientati verso la rigenerazione europea della civiltà del lavoro evocata dall’articolo 1 della nostra Costituzione. A partire dalle persone che lavorano in condizioni di subordinazione, in forme tradizionali o inedite, oltre i confini classici del lavoro dipendente. 

Per uscire dal tunnel della regressione economica e sociale e invertire il declino populista delle democrazie, lavoro e libertà sono dunque la stella cometa da seguire: un binomio da reinterpretare nel segno di un neo-umanesimo laburista che conduca la transizione a un approdo progressivo, grazie alla valorizzazione etico-politica della persona che lavora, considerata nella sua irriducibile unicità e nei suoi insopprimibili e asimmetrici legami economici e sociali.

 

Equità e sviluppo non possono che andare insieme

La sfida dell’innovazione progressiva va raccolta per restituire al lavoro il suo autentico significato di identità della persona e fondamento della democrazia. La sfida per il lavoro è, in primo luogo, un’opzione etico-politica, ma è anche un’opzione per lo sviluppo sostenibile. Equità e sviluppo non possono che andare insieme. Oggi siamo prigionieri della stagnazione delle economie mature perché, invece di invertire il senso di marcia, insistiamo nella regressione del lavoro, direttamente nel mercato del lavoro o smantellando il welfare. Senza capire che il nuovo non è neutro, spesso è un “passato remoto” camuffato da modernità. 

Insomma, ci dice Gentili, il Pd non è perduto. Nella sfida del governo può perdersi, come altri grandi partiti si sono persi all’opposizione. Ma può anche, dal governo, battere il ferro per forgiare l’“anello mancante”. Portare avanti, nella tempesta, la costruzione del progetto avviata negli ultimi anni. È un cimento collettivo che le energie morali, intellettuali, politiche e sociali progressiste devono affrontare insieme. A noi la responsabilità di rovesciare la prospettiva e scrivere un finale diverso. 

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