Il Pse e i prigionieri di fantasmi

ROMA – Fa sempre bene discutere, confrontarsi. Ancora di più: in un partito che voglia chiamarsi democratico dovrebbe essere una regola. Ma bisogna stare attenti  a cosa e come si discute.

Castagnetti ,per esempio, ha avuto il merito di aprire una discussione seria su una questione importante per la collocazione ideale e politica del PD nel quadro delle forze politiche europee, in quando ritiene dannosa una collocazione dei democratici nel partito del socialismo europeo . Con lui hanno preso posizione altri esponenti del partito.. Ha ragione nel ritenere necessarie sedi dirigenti in cui ragionare, valutare e decider insieme. Tuttavia, confesso di aver avuto un certo stupore e disagio quando ricorda che Epifani, ed altri, sono stati dirigenti del PSE. Mi preoccupo, non solo perché non credo sia un demerito, ma soprattutto perché trovo lacerante  quel tipo di argomentazione in  quanto rischia di aprire una spirale di recriminazioni e diffidenze verso tutti, nessuno escluso. Abbiamo  bisogno di questo? No. Non dobbiamo essere prigionieri di fantasmi, ragionare da ex e tanto meno infrangere la regola aurea del PD che è quella di considerare una ricchezza le nostre diversità.

Non c’è contrapposizione fra idealità socialiste e quelle democratiche

C’è contrapposizione tra idealità socialiste e quelle democratiche? Chi pensa di si, vive ancora nella metà del secolo passato. Non è qui la questione ma è nel come si è all’altezza delle sfide di oggi e delle responsabilità che come PD abbiamo verso l’Italia e l’Europa.

Per questo è indispensabile ragionare bene sulla nostra collocazione ideale, sociale e politica (se avessimo avuto un congresso politico e non un votificio sarebbe stata l’occasione per parlare dell’Italia, dell’Europa e della nostra identità).

Sulle questioni ideali mi pare che si debba superare la vecchia subalternità all’egemonia liberista che per decenni ha dominato il mondo con la sua ideologia di egoismo sociale e della infallibilità del mercato senza regole e responsabilità, per questo c’è bisogno di superare il consideraci un partito post-ideologico, che ha significato nella pratica arrossire al solo pensiero di essere portatori dei grandi valori dell’uguaglianza, della libertà e dignità della persona, della responsabilità verso la natura e le generazioni future. E ciò mentre nel mondo e nel nostro paese si accrescevano le diseguaglianze e il disvalore del lavoro, si subiva l’attacco allo stato sociale e alla dignità delle persone, si assisteva al degrado dell’ambiente e ai cambiamenti climatici che oggi ci fanno piangere decine di migliaia di vittime nelle Filippine (cosa succederà nel prossimo futuro al nostro pianeta?) 

“Caritas in Veritate”:  critica durissima alle logiche neo liberiste

L’enciclica “Caritas in Veritate” ha avanzato una critica durissima alle logiche speculative del neoliberismo, poi è arrivato papa Francesco che ha riproposto i grandi e attualissimi  valori di umiltà, solidarietà e di uguaglianza tra tutti gli esseri umani e ciò sta spazzando via ogni remora e debolezza ideale. E noi che diciamo? siamo riformisti post-ideologici, i nostri valori sono vecchi e non abbiamo una nostra visone della società da proporre come alternativa alle disuguaglianze del neoliberismo in versione berlusconiana? 

Molti sono critici con il PD perché non vedono chiaramente la nostra identità cioè chi siamo, dove ci collochiamo e quale società vogliamo. È arrivato il momento di enunciare con fierezza le nostre idealità che non sono  falsa coscienza ma rappresentano le credenziali con cui le forze popolari si propongono come classi dirigenti e fanno politica tutti i giorni con la gente e per la gente. Sono la bussola con cui in Italia e in Europa combattiamo per superare la crisi con un programma sociale centrato sui diritti,  il lavoro e l’ambiente, e abbiamo la prospettiva degli Stati uniti d’Europa. La nostra collocazione, quindi, è quella tra le forze che vogliono battere le destre della speculazione finanziaria e quelle di Cameron e della Merkel cioè del rigore antieuropeista che ha fatto e fa soffrire popoli interi, condanna i giovani e alimenta spinte e movimenti neonazionalistici di destra e razzistici. In Europa si gioca una parte decisiva per la fuori uscita dai fallimenti liberisti. Obama ha fatto e fa la sua parte per affermare culture e politiche solidaristiche, dell’uguaglianza e per ridare allo Stato il proprio ruolo di interprete dell’interesse collettivo. In Europa questo compito spetta alla sinistra, ai partiti socialisti e progressisti. 

 

La collocazione del Pd è nella famiglia socialista europea

Certamente ancora non prevalgono ma non per questo viene meno la necessità di (ri)formare grandi famiglie politiche per realizzare la nuova Europa. Il 2014 sarà un momento importante per unire e rilanciare l’arco di forze che vogliono una svolta democratica in grado di affermare società con al centro il lavoro e i diritti, la solidarietà e l’uguaglianza, la difesa dell’ambiente e la convivenza multirazziale. La domanda a questo punto è: dove si colloca il PD? la risposta naturale dopo l’esperienza positiva del gruppo europeo dei “socialisti e democratici” è quella della famiglia socialista. Non si è d’accordo? Discutiamone. Ma non sulla falsa dicotomia fra idealità socialiste e valori democratici che è vecchissima e inesistente. Quei valori, insieme a quello della responsabilità verso la natura, nel nuovo secolo sono inscindibili. È pensabile una collocazione defilata e isolata del PD? si vuole stare con il PPE o con il partito centrista dei democratici europei? Si avanzi una proposta chiara e valutiamo. E come disse Pietro Scoppola nella sua bella relazione al seminario di Orvieto del 2006:   «Il problema della collocazione europea, dovrebbe essere semplicemente rinviato a dopo la nascita del partito, quando i suoi aderenti potranno far sentire la loro voce». Sono passati sei anni dalla fondazione del PD, è ancora troppo presto per decidere di avere un partito organizzato in grado di dare  finalmente la parola agli aderenti, con congressi e iscritti veri, senza chiamarli a votare “a prescindere ” per il leader a cui delegare la politica?

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