La doppiezza disarmante di Renzi

ROMA – L’altra sera, in una trasmissione trash, Matteo Renzi ha annunciato che se diventerà segretario pretenderà disciplina da chi sarà in minoranza. Troppo facile osservare che pretende un comportamento che in questi due anni, appoggiato da poteri mediatici imponenti, Renzi non ha garantito.

In televisione, quasi ogni sera, i fan e le adoratrici del Sindaco di Firenze, usano un “noi” che si riferisce non al Partito Democratico ma al Partito personale di Renzi che ha celebrato il suo Congresso senza simboli alla Leopolda. Ancora in queste ore, sul caso Cancellieri, si assiste alla tipica doppiezza, di vecchia scuola dorotea, di tirare il sasso e di ritirare la mano.

Ciò che conta, tuttavia, non è quello che è stato, e quanto il PD abbia passivamente tollerato un vero e proprio partito nel partito. Ma quanto Renzi ora vorrebbe imporre. Obbedienza al Capo e disciplina. Una delle ragioni principali per cui sostengo Gianni Cuperlo, ragione che scaturisce dall’ età e dall’ esperienza, (ne ho viste tante, e ho combattuto a viso aperto le posizioni moderate che si sono imposte prima nei DS e poi col PD, subalterne al credo liberista), è il fatto che sono certo che se Cuperlo diventa segretario il PD, come tutti i partiti socialisti europei, e come i democratici americani -nel quale convivono liberisti e trotskisti, liberal e moderati- sarà un partito plurale. Plurale, non un bazar confuso. Nel quale in Parlamento, salvo i casi di coscienza, si vota in modo comune (a differenza dallo spettacolo vergognoso fornito nei giorni dell’elezione del Presidente della Repubblica) dopo aver discusso e votato nei gruppi parlamentari, e si difende l’orgoglio e l’onore del Partito. Ma nel quale vivrà una sinistra sociale, plurale, organizzata, capace di avanzare proposte e idee concrete, come quelle che hanno fatto vincere a New York City Bill De Blasio, agli antipodi dei tardo-blairiani in salsa nostrana che vogliono colpire le pensioni, contrapporre i giovani agli anziani, liberarsi dai sindacati e dai corpi intermedi, lasciare mano libera al mercato. Questa sinistra sociale, con Cuperlo segretario, collaborerà per imporre una rapida svolta a sinistra del Governo, oppure chiederà’ di girare pagina e di tornare al voto. Ma questa sinistra sociale, è bene che chi invoca preventivamente obbedienza lo sappia, sarà organizzata, forte, visibile anche se Renzi diventa segretario.
Un conto sono gli errori gravi, e anche gravissimi, fatti da una sinistra che ha rinunciato a sé stessa negli anni del pensiero unico liberista. Un altro conto è immaginare che in questo Paese si possa vivere senza un’autonomia politica, culturale, finanziaria della sinistra. Non è che, dopo vent’anni di partito-impresa di Silvio Berlusconi, vogliamo ora aprire altri vent’anni di un partito-impresa di Carlo De Benedetti e del gruppo Repubblica.

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