ROMA – Ormai ogni giorno abbiamo un distillato di Jobs Act. In questo il segretario del Pd è veramente un campione:tiene le prime pagine e riesce a creare un clima positivo positivo sulla iniziativa alla quale stanno lavorando i “ragazzi”, così li chiama lui, della segreteria, a partire- dice Da Marianna che si occupano di lavoro e Filippo che è responsabile economia.
Parla di spunti che verranno inviati ai parlamentari, ai circoli, agli addetti ai lavori, per chiedere osservazioni,critiche,integrazioni. Poi il 16 lo presenterà alla direzione del Pd è diventerà un documento “tecnico”. Fra otto mesi-annuncia-un nuovo codice del lavoro. Ad ogni uscita sui web parte il coro delle dichiarazioni. Solo uno come Brunetta , il capogruppo di Forza Italia poteva dare una valutazione così tranciante: “ Il Jobs Act sembra scritto da dilettanti alla sbaraglio,un po’ opportunisti, un po’ furbetti,un po’ opportunisti, sicuramente molto pasticcioni.” La maggioranza dei commenti invece esprimono valutazioni positive e qui, come si dice, casca l’asino e Renzi compie il suo capolavoro.
Ancora siamo ai titoli, mancano i contenuti
Vediamo : il segretario del Pd afferma che il lavoro è l’obiettivo numero uno, che occorre mettere ordine nei contratti che ora sono 40, il suo amico e già consigliere economico Ichino, parla , annuncia un unico contratto di inserimento, dice che tutti hanno diritto a un sussidio se rimangono disoccupati, che la rappresentanza sindacale ha bisogno di essere convalidata da una legge, individua i settori che possono assicurare nuovi posti di lavoro, un piano per ciascuno . Essendo questi i titoli solo Brunetta, appunto, spara a zero. A partire dal commissario Ue per il Lavoro, Laszlo Andor che, in una conferenza alla rappresentanza della Commissione Ue in Italia afferma che
le proposte contenute nel Jobs Act, anche se non ancora definitive, rappresentano “un nuovo programma” e sembrano ‘”andare nella direzione auspicata dall’Ue in questi anni”. In realtà, non né così. Non solo non sono proposte definitive, come lui dice mettendo le mani avanti, ma sono ancora una volta solo titoli. Una sola cosa pare certa: l’ingresso dei rappresentanti dei lavoratori nei consigli di amministrazione delle aziende. Per legge. E se i lavoratori non vogliono entrare? E se gli imprenditori non sono d’accordo? Marianna e Filippo non ci hanno pensato. Un’altra cosa invece non si può discutere perché non c’è.
Non c’è alcun cenno sulla cassa integrazione
Non si fa cenno alla cassa integrazione ed è un fatto molto grave perché stante precdenti dichiarazioni di Renzi dovrebbe essere destinata a scomparire. Una disgrazia, se così accadesse ha affermato più volte Cesare Damiano, capogruppo del Pd in Commissione Lavoro della Camera. Appare entusiasta il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. “È un patto che ci convince- afferma- tendenzialmente vediamo la cosa con molto favore, soprattutto il contratto unico. Ora chiediamo di eliminare tutto ciò che serve alle imprese per pagare di meno, la flessibilità è utile se viene pagata di più” Non si sottrae al confronto Susanna Camusso quando e se ci sarà. Il segretario del Pd a questo proposito i sarà un tavolo di confronto con le forze sociali? Pare di no, non è nello stile renziano che non vede con molto favore il rapporto con i sindacati, o più precisamente con la Cgil.
Camusso . Servono risorse per creare nuovi posti di lavoro
Ricorda il segretario generale della Confederazione di Corso d’Italia a chi le chiede se presenterà proposte che la Cgil ha il suo piano del lavoro e i suoi documenti congressuali: noi “ripartiamo da qui affermando e ribadendo che oggi il lavoro che c’è è troppo poco. Non siamo in grado di dare risposte se non si decide di creare lavoro” se non si mettono nuove risorse. Per questo, prosegue Camusso, “non basta dire che sarà la libera iniziativa del mercato delle imprese, magari con qualche incentivo, a favorire la ripresa. Sono cose utili, tutte, ma servono risorse per creare nuovi posti di lavoro. E Cesare Damiano apprezza il fatto che lì’impostazione sia “ complessiva” ma pone un paletto : “Bene la semplificazione ( quella relativa ai contratti, ndr), a patto che non sia deregolazione e diminuzione dei diritti”.
L’articolo 18 non è un fatto ideologico, ma un diritto
E questo è un nodo da sciogliere in fretta perché richiama l’articolo 18, i diritti dei lavoratori. Renzi parla di un contratto unico a tempo indeterminato a garanzie crescenti. Che vuol dire tutto ma anche niente. Lo stesso ministro Giovannini, che esprime molti dubbi sulle linee per ora note pone il problema. Ricorda che ci sono due proposte contrapposte. Quella dei professori Boeri e Garibaldi che prevede la possibilità di licenziamento per i nuovi assunto con un indennizzo monetario. Dopo un certo numero di anni , si parla al massimo di tre,il lavoratore torna ad essere protetto dall’articolo 18. Altra proposta quella di Ichino per cui l’articolo 18 rientra uin gioco dopo molti anni. In realtà mai. Dice Renzi che il problema non va affrontato dal punto di vista ideologico. Davvero singolare che il segretario di un partito ,sia pure di centro sinistra ,consideri “ideologia” i diritti dei lavoratori.