Ucraina. Solo l’Europa può fermare il massacro

ROMA – Alla fine, purtroppo, sappiamo già che prevarrà la realpolitik.

Perché i diritti umani sono una bella cosa, per carità, soprattutto quando si tratta di sbandierarli in campagna elettorale, magari portando ad esempio le drammatiche condizioni in cui versano popoli da sempre oppressi e costretti a subire ogni sorta d’angherie da parte dei propri governanti, ma poi si sa, gli interessi, le risorge energetiche, i pericoli derivanti dai crolli in borsa, i possibili contraccolpi sulle nostre già disastrate economie, la necessità di rispettare i delicatissimi equilibri internazionali; insomma, anche in merito alla crisi che vede coinvolte Russia e Ucraina andrà così, con l’Occidente che alzerà la voce ancora per qualche giorno, Putin che mostrerà i muscoli, l’ex repubblica sovietica che si dilanierà al proprio interno più di quanto non sia già avvenuto in questi mesi e, infine, il solito accordo al ribasso che salverà sia le forniture energetiche dell’Europa sia la faccia di Obama in vista delle cruciali elezioni di mid-term sia le ambizioni zariste di un Putin mai così forte e sicuro di sé e dei propri mezzi. E a rimetterci, naturalmente, saranno i più deboli, ossia quegli ucraini che guardano all’Europa come a un miraggio di libertà e democrazia ma si vedono costantemente respinti da un’Unione troppo intenta a ribadire l’inviolabilità dei dogmi del liberismo per mettere a punto un lungimirante progetto di apertura e allargamento dei propri confini che possa accogliere anche quei paesi, quali l’Ucraina, che nel corso della storia sono sempre stati costretti a recitare la parte delle pedine di scambio.

La “guerra fredda“ non c’entra niente

In poche parole, dunque, non è in atto nessuna riproposizione della” guerra fredda”, per quanto quest’opzione solletichi le perverse passioni dei dietrologi e affascini da morire i retroscenisti nostrani, pronti ad applicare il loro provincialismo e il loro innato amore per il torbido anche a questioni leggermente più serie delle ultime beghe fra questo e quel partito o fra questo e quell’esponente politico. Al contrario, stiamo assistendo né più e né meno che a un cinico gioco delle parti, nel quale ognuno sta recitando a meraviglia il proprio ruolo: Putin quello del condottiero feroce, pronto a tutto pur di difendere la potenza bellica e la libertà di manovra del suo Paese in quell’area, e Obama quello del leader occidentale desideroso di insegnare al mondo i princìpi americani della convivenza civile e del rispetto reciproco e di difendere, a parole e senza crederci troppo neanche lui, il valore dell’autodeterminazione dei popoli. Ma alla fine, come detto, troveranno, se non un accordo compiuto, quanto meno un compromesso perché a nessuno dei due conviene veramente avventurarsi in un conflitto che poteva andar bene ancora trent’anni fa ma che oggi, oltre a risultare anacronistico, si rivelerebbe ben presto catastrofico, essendo mutato radicalmente l’assetto geopolitico e trovandoci di fronte a un mondo non più bipolare ma multipolare, con le potenze emergenti (la Cina su tutte) che non aspettano altro che l’acuirsi delle tensioni fra le storiche potenze rivali per poter imprimere l’accelerazione decisiva alla propria ascesa, conquistando altre porzioni di mercato e ottenendo anzitempo una leadership mondiale che acquisiranno comunque entro il prossimo decennio. 

Gli oligarchi e le nostre asfittiche economie

Allo stesso modo, è alquanto improbabile, malgrado i proclami che si sentono in giro e che le cancellerie internazionali diffondono più per prassi e per mettersi a posto la coscienza che per effettiva convinzione, che salti sul serio il G8 di Sochi mentre è totalmente da escludere un’eventuale espulsione della Russia dal consesso dei grandi della Terra, per il semplice motivo che basta guardare le dimensioni di quel paese e riflettere un po’ sulla mostruosa penetrazione dei suoi oligarchi nelle nostre asfittiche economie per rendersi conto che, semmai, sono loro a poter cacciare noi e non viceversa.

Stiamo, pertanto, assistendo a un’atroce e devastante recita, nella quale l’unico attore drammaticamente assente è proprio l’Unione Europea, ossia la sola entità che, se esistesse e avesse dei governanti e delle istituzioni all’altezza, potrebbe imporre a Obama e Kerry di accantonare i toni da John Wayne esibiti negli ultimi giorni e a Putin di iniziare a rispettare la dignità e le speranze di un popolo che non merita certo di vivere sotto il tacco di governanti inetti e corrotti, condizionati in tutto e per tutto da un leader che si considera un misto fra Stalin e Nicola II.

L’Europa non ha ancora una identità

Peccato che l’Europa, per l’appunto, esista solo come soggetto economico ma non abbia un’identità, non abbia un parlamento in grado realmente di decidere, non abbia un governo autonomo, non abbia, al momento, alcuna autorevolezza e alcuna voce in capitolo nemmeno su tragedie che avvengono all’interno dei propri confini e, quel che è peggio, legga ogni vicenda storica con la lente del cinismo e dell’opportunismo affaristico che abbiamo prima descritto, dimenticandosi delle proprie radici sociali, dimenticandosi delle sofferenze dei più deboli, accettando l’ingiustizia e il sopruso come un fatto fisiologico e, anzi, approfittandone per giustificare le immani sofferenze che essa stessa ha imposto ad alcuni dei popoli che ne fanno parte.

Per questo, non possiamo più tollerare l’ipocrisia di coloro che fingono di sorprendersi di fronte all’avanzata incontenibile delle forze euroscettiche: è troppo comodo, infatti, prendersela con i cittadini esasperati, inalberarsi e gridare al fascismo di ritorno quando non solo non si è fatto nulla per contrastarlo ma, anzi, si è compiuto ogni atto possibile per favorirne l’ascesa. Come è troppo comodo e troppo vigliacco fingere di dispiacersi per un’eventuale divisione dell’Ucraina quando, in realtà, si è totalmente indifferenti alla questione e la propria unica preoccupazione è quella di non doversi far carico anche delle disastrate finanze di una nazione delle cui sorti non importa niente a nessuno, per il semplice motivo che nessuno può trarre da essa il benché minimo guadagno.

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