Lavoro. Pd a rischio rottura

ROMA –  “ Proviamo,se non va bene si può cambiare” Stentiamo a credere che sia un ministro a pronunciare queste parole a proposito del decreto sul lavoro, contratti a termine per i giovani, ( tre anni rinnovabili ogni otto mesi,senza alcun diritto e apprendistato, senza alcun formazione).

Non si tratta di “ provare”, non è un detersivo o qualcosa di simile. Si parla di persone, donne e uomini senza lavoro, che rischiano di rimanere precari a vita. E di apprendisti che possono essere sfruttati in qualsiasi modo, senza alcuna “ scuola” che può aprire loro le porte ad un lavoro stabile.  Un decreto , che Stefano Fassina, esponente della minoranza del Pd ha detto che “ non è votabile” e non lo voterà.. I giovani Pd dell’Emilia lo hanno definito una  porcata”E il partito rischia così una frattura. 

Fassina:non lo voto. Damiano: testo da rivedere

 

.Giù proprio questa regione è la terra del ministro, Giuliano Poletti, fino a poco tempo fa presidente di Legacoop e portavoce della Alleanza delle Cooperative. E fino a poco tempo fa sostenitore,giustamente,del ruolo delle forze sociali, della cooperazione,una risorsa per l’economia, critico nei confronti dei governi che in questi anni di berlusconismo hanno  di fatto, rifiutato il rapporto con i corpi intermedi, con grandi organizzazioni   democratica che hanno nel loro dna la socialità . Strano a dirsi ma è stato proprio i Poletti , non più Legacoop ma ministro, a rifiutare  l’apertura di un vero  confronto c on i sindacati,su un tema così importante, in linea con  il premier Renzi, allergico ai sindacati e alla Cgil in particolare. Non ha inteso ragioni neppure di fronte alle critiche  che venivano dal suo stesso partito, dal presidente della Commissione Lavoro della Camera,Cesare Damiano che chiedeva di rivedere il decreto, di apportare i cambiamenti necessari prima di  renderlo applicativo, a Stefano Fassina che ne ha subito indicata i limiti.. Non è il solo fra i parlamentari del Pd.

La bocciatura dai congressi della Cgil

 

 Dalla Cgil, dai congressi in corso, dalla Fiom, cui Renzi spesso ha strizzato l’occhiolino, viene una bocciatura del decreto che può  creare “ precari a vita”.. Certo, dice il ministro, il Parlamento può cambiare, ma lui non è di questa idea e, se tintomi da tanto, si opporrà. “Prima proviamolo”, va ripetendo.  Renzi e Poletti  possono appropriarsi di un triste primato: non era mai accaduto, neppure nei tempi di Berlusconi, con ministri come Sacconi, che non vi fosse alcun rapporto, alcun contatti con i sindacati. Un presidente del Consiglio del Pd e un ministro del Pd ci sono riusciti. 

 

La ministra Guidi,berluscones:,via ‘l’Articolo  18

Ma. C’è di più.subitola preso la palla al balzo la ministra Guidi, quella, nominata di fatto da Berlusconi, che vede come il fumo negli occhi i contratti nazionali,le relazioni sindacali. Ora, ha detto via l’articolo 18, che , resiste ancora pur molto sbrecciato. E Poletti ha fatti il coro:prendiamo tempo.Il prezzo che rischiano di pagare il Pd  e il Paese, è molto alto. Non solo il rischio di rottura al proprio interno, ma anche con la Cgil. Più soft Cisl e Uil. Se mettiamo insieme a questo decreto le proposte sulla revisione della spesa, dai tagli ai lavoratori pubblici,i pensionati esclusi da ogni e qualsiasi beneficio, dovrebbero gioire se non vengono chiamati a pagare balzelli, il governo che ha come premier . lo stesso segretario del Pd  da poco  aderente al Partito socialista europeo non avrebbe vita facile. Tutt’altro. 

 

Squinzi. . Renzi ? Si sta preparando per le interrogazioni

 

 

Anche perché Confindustria non è molto tenera nei confronti del premier. In Europa, dice,” non siamo stati accolti con baci e abbracci” ,la Merkel era “molto austera nei nostri confronti e ci ha detto che non possiamo derogare dalla regole”. E Renzi? “ Si sta preparando per le interrogazioni- dice con un filo  di ironia- quando farà qualcosa vedremo “  Richiama lo sguardo e il sorrisetto di Barroso e Van Rompuy. Renzi, in un impeto d’ira, sbotta,rivolto al presidente di Confindustria: “ Invece di dirmi grazie mi accusa”. Grazie di che ?Anche Squinzi, insomma, sa bene che  non sono le regole che fanno lavoro, che i problemi sono ben altri.. E non ha gioito. Anche Poletti, un tempo la pensava così. Remember?

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