Cgil, auguri, buon Congresso

 

ROMA – Sarà una coincidenza ma proprio mentre la Cgil, il più forte sindacato italiano, era impegnata nel dibattito congressuale  prendeva il via una campagna contro i sindacati in generale ma l’obiettivo era chiaro: la Confederazione di Corso d’Italia.

E sarà una coincidenza che questa campagna  si sia sviluppata mentre il governo, con in testa il premier, prendeva sempre più le distanze dai sindacati. Renzi e Madia annunciavano, di fatto, la rottura di un rapporto che si è andato facendo sempre più esile  quando annunciavano che sulla riforma della pubblica amministrazione non ci sarebbe stato nessun tavolo di confronto  con le organizzazioni dei lavoratori. Se avevano qualcosa da dire potevano comunicare via mail così come i singoli dipendenti. Il sindacato ridotto a un soggetto individuale  non si era ancora visto in un paese democratico. E pensare che i dipendenti pubblici sono una categorie, o meglio, tante e diverse categorie, fortemente sindacalizzate.  Renzi, che non dimentichiamolo  è anche segretario del Pd , completava l’opera non rispondendo all’invito che gli era stato rivolto e poi annunciava che non avrebbe partecipato  al Congresso. Ce ne faremo una ragione, il congresso lo facciamo anche senza di lui. I commenti fiorivano. L’ironia prevaleva sulla voglia   di rispondere per le rime . Il Congresso, proprio a fronte di questa situazione, si trova  ad affrontare un carico di responsabili non erano stati zuccherini. Sempre più forte è stato il tentativo di isolare la Cgil, di rendere difficile il rapporto con Cisl e Uil, Brunetta e Sacconi, sono  stati i porta bandiera di questa operazione che aveva nel mirino l’articolo 18, i diritti dei lavoratori- Oggi siamo oltre. In discussione c’è il ruolo del sindacato, più in generale quello delle forze sociali, dei corpi intermedi. C’è di fatto la Costituzione. La Cgil, per la sua storia, le sue  scelte politiche, non si tirerà indietro anche se il compito non è facile, non é di quelli che si scrivono sotto dettatura. Tanti commentatori, editorialisti, il premier, ministri, quelli del Pd, del Nuovo centro destra di Alfano, esponenti di Forza Italia, all’unisono chiedono  ai sindacati di cambiare, di rinnovarsi, di aggiornare le loro politiche viste le trasformazioni del lavoro. La flessibilità è il nuovo idolo cui si chiede ai lavoratori di adorare.  Parole, solo parole. Davvero singolari per esempio le critiche che in questi giorni sono comparse sui grandi quotidiani. Si accusa il sindacato di tutelare solo i lavoratori “protetti”.  Davvero si ritiene un protetto il lavoratori che porta a casa a fine mese 1200 euro, a volte meno? Il problema  di centinaia di migliaia di lavoratori, qualche milione che non ha difesa  esiste. Ma è responsabile il sindacato delle decine di “contratti”, che contratti non sono, delle partite Iva?  Se c’è una responsabilità del sindacato è quella di non aver dato battaglia con la forza e l’intensità necessaria contro  decisioni dei governi del ventennio. Fra le tante sciocchezza che si sono lette in questi giorni c’è un accusa che dovrebbe essere bruciante per il sindacato, ne minerebbe la credibilità Anche il premier più volte ha detto che le organizzazioni sindacali non guardano ai problemi del Paese.  Nel mirino la Cgil. E pensare che fino a qualche tempo fa, mesi intendiamo, si accusava la Cgil in particolare di fare politica quando poneva  problemi economici e sociali E sempre la Cgil  lasciata sola da Cisl e Uil, ad organizzare  lotte  e manifestazioni per il lavoro,i diritti , il salario veniva accusata di organizzare “ scioperi politici”. Verrebbe voglia di dire “non ti curar di lor ma guarda e passa”. Auguri, buon Congresso.

 

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