Elezioni europee. Taccuino elettorale 3. Prime riflessioni sul caso italiano

ROMA – Dopo poco più di due ore dalla chiusura delle urne, l’Italia sembra viaggiare in netta controtendenza rispetto al resto dell’Europa. Secondo le proiezioni di tutti gli istituti demoscopici, e anche secondo le prime duemila sezioni scrutinate e pervenute al Ministero dell’Interno, l’affermazione del Partito democratico sembra ormai una certezza.

Esso si attesta attorno al 40 per cento, segno evidente di una rinnovata fiducia non solo nei confronti del premier, Matteo Renzi, a questo punto vero protagonista della campagna elettorale, ma anche di una fortissima legittimazione del suo governo. Avevamo aperto la serata con la vittoria (secondo gli Exit Polls) di Marine Le Pen in Francia, con il primato dello UKIP nel Regno Unito, con la sconfitta di popolari e socialisti in Spagna e la contestuale vittoria degli autonomisti, la sconfitta della Merkel in Germania. Ci ritroviamo, finalmente, con un’Italia che a quest’ora dà un segnale forte di scelta per l’Europa e per un suo rinnovamento politico efficace. Per la prima volta, con l’affermazione del Partito democratico e con la buonissima tendenza che sembra premiare anche la lista per Tsipras, il Centro sinistra italiano contribuisce a definire un’altra immagine dell’Europa. E non solo. Se il risultato del Pd dovesse essere confermato, sarà evidente la legittimazione per guidare i socialisti europei verso politiche diverse, meno burocratiche e meno dettate dalle logiche dell’austerità. 

Il grande sconfitto di questa tornata elettorale sembra essere Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle. Troppo gridata la sua campagna elettorale, troppo vago il messaggio politico, troppo odio verso tutti e troppo spinto il suo lessico politico. All’una e venti del 26 maggio, ci ritroviamo finalmente con una nazione pacificata che davvero può pensare al suo futuro con serenità e speranza. 

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