Alitalia, le politiche dell’austerità per tenere in piedi il capitalismo modello Las Vegas

ROMA – Mentre le Poste Italiane verseranno il finanziamento di 70 milioni di euro alla cosiddetta midco, ovvero la società cuscinetto creata ad hoc per finanziare l’alleanza Alitalia Etihad, le buste paghe dei lavoratori dovrebbero subire i primi ritocchi già dal prossimo mese.

Per questo motivo Avia, sindacato degli assistenti di volo, ha diffidato l’azienda “chiedendo – come riporta una nota –  una diluizione degli importi  da trattenere in un più ampio numero di rate mensili oltre ad un meccanismo prospettico di miglior bilanciamento tra il dare e l’avere, che riequilibri quanto determinato dagli attuali (da noi non condivisi) accordi contrattuali nazionali e aziendali”.

Insomma i tagli ventilati grazie agli accordi sottoscritti da CGIL, Cisl, UGL e Usb, porteranno l’inesorabile mannaia sui diritti acquisiti. La 13ma, eliminata dalla voce della busta paga ai soli naviganti, potrebbe rappresentare solo l’inizio di un percorso con il plauso dei soliti sindacati compiacenti al fine di portare una maggiore flessibilità tutta a vantaggio della nuova compagine societaria di cui il 51% sarà riconducibile ad Alitalia e Poste e il restante 49% alla compagnia emiratina Etihad. Una struttura che, come si legge nel comunicato  delle Poste si pone l’obiettivo di creare “significative sinergie industriali e commerciali in un’ottica di mercato e coerenti con il suo piano industriale”.

In attesa della risposta definitiva del manager australiano, ad di Etihad, James Hogan che rappresenta un investimento pari a 560 milioni di euro,  gli advisor e i principali azionisti di Alitalia sono in fermento per definire gli ultimi dettagli.

Il cda Alitalia convocherà nei prossimi giorni l’assemblea degli azionisti per varare l’aumento dei soci che dovrebbe salire da 250 a 300 milioni di euro. Soldi che saranno versati prevalentemente dalle Poste, ma anche da  Intesa Sanpaolo, Unicredit, Atlantia della famiglia Benetton, i cui azionisti sono ancora titubanti e dalla Immsi a cui fa capo lo stesso presidente di Alitalia Roberto Colaninno. Di questa somma, 200 milioni serviranno per dare ossigeno alla nuova Alitalia, che come accadde nel 2008 fu liberata dai fardelli pesanti rappresentati da lavoratori e lavoratrici. Lo stesso segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, leader di un sindacato che non ha firmato,  assicura  che la sua sigla è favorevolissima all’intesa tra Alitalia e Etihad e addirittura auspica una chiusura rapida della vicenda.

Insomma in questi giorni sembra di essere entrati in un grande casinò di Las Vegas con tanti giocatori che sfidano il banco nel nome del dio denaro e nevroticamente puntano la loro quota per fare il cosiddetto ‘colpaccio’. La posta in gioco mette l’acquolina in bocca, perché trattasi  di una compagnia aerea, appetibile, sia dal punto di vista geografico, considerando la strategica posizione, che occupazionale, visto che dal 2008 hanno già mandato a casa migliaia di dipendenti, cancellando professionalità che nel tempo si erano distinte e interi settori che, improvvisamente, erano passati da espressione di potenzialità a costo da sopprimere e ora abbatteranno anche il costo del lavoro. Il tutto condito con un’esasperata politica di subordinazione al modello capitalistico in un sistema economico che punta dritto al cuore, ovvero al taglio dei diritti dei lavoratori, qualora ce ne fossero ancora da scardinare. Il resto è l’anticamera a cui stiamo già assistendo, ovvero la lenta e inesorabile implosione di un sistema Paese votato al fallimento, almeno per com’è stato concepito negli ultimi decenni. Ora aspettiamo e chiediamoci dove cadrà la pallina della roulette, consapevoli che il banco vince sempre.

 

 

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