L’Italia come la Grecia. No problem, Renzi se la gode a Courmayeur. Buon anno a tutti

ROMA – Chissà che la storia d’Italia degli ultimi 20 anni non riesca a smuovere un pochino le coscienze. Di certo in questo ultimo giorno dell’anno datato 2014 peggio di così non poteva andare.

Dopo il marzo del 2013, ovvero l’epoca post bersaniana è successo di tutto e di più. Tanti premier non eletti dal popolo e, guarda caso, legati ai poteri forti hanno decantato strategie e scorciatoie per scampare ad una crisi endemica, ma l’Italia non si è affatto salvata. Anzi. Proprio oggi, in questo giorno che un tempo innescava la speranza di lasciare la vecchia strada per imboccare la nuova, siamo ancora circondati da personaggi di dubbia capacità che continuano a decantare false promesse.

Altro che rinascita dell’Italia, altro che rinnovamento, il Bel Paese è in fase di attraccaggio all’antica Grecia, ma non per via dell’antica cultura alla quale si è legati da tempi immemori e che ha lasciato un segno indelebile nelle civiltà, ma sotto lo scacco dell’austerità e delle tasse imposte dai vassalli feudatari di turno.

Intanto il premier Matteo Renzi, che va ricordato, nessuno ha votato, se ne va tra le nevi di Courmayeur tra sciate nelle piste innevate e selfie, tanto per non perdere l’abitudine e fare del suo nome un marchio vincente. In un “anno che verrà” così incerto e deludente, lascia sgomenti e attoniti che il premier della Leopolda se ne vada fischiettando per i monti. D’altra parte l’ex sindaco di Firenze, o meglio il ragazzo un po’ spocchioso e saputello della ruota della fortuna, non ha nulla da perdere. Un vitalizio se l’è già garantito. E’ bastato farsi bello davanti a chi detiene il potere economico, sgretolando simultaneamente quel poco che restava in termini di diritti. Il tutto condito poi da parole da yuppie arrivista, tanto che la canzone di Giorgio Gaber su sinistra e destra a lui calza proprio a pennello.

Ma non è nulla confronto ai pronostici che il “fiorentino” vomita quotidianamente come una parabola divina ai fedeli che lo seguono quasi fosse un Messia. Parabola che quasi sempre, per chi vuole indagare, viene smentita da numeri e percentuali, da studi e ricerche che ogni giorno autorevoli organi imparziali snocciolano implacabili. Termometri che misurano l’andamento socio economico del Paese e che non promettono nulla di buono, anche perché lo abbiamo ripetuto più volte, questo liberismo sfrenato ha condannato i popoli.

Numeri e percentuali che tra tasse e imposte, nuove chiusure di imprese, disoccupazione cavalcante, e conseguente aumento dell’incertezza. fanno prevedere un anno peggiore di quello precedente.

Renzi che, ce lo immaginiamo con una tuta aderente da sci mentre tra un Op e un altro Op scende le piste valdostane, è ormai troppo concentrato su se stesso. D’altra parte, lui, come i suoi predecessori hanno ignorato per troppo tempo la situazione esplosiva che si andava creando. Hanno dato volutamente pacche sulle spalle ai bisognosi promettendo mari e monti, fingendo che la politica “vera”, quella della salvezza fosse la loro.

Infatti, oggi ci ritroviamo paradossalmente ad abitare un Paese al tracollo, popolato da tante pecore che belano e che, nonostante tutto, non hanno più la forza di indignarsi.

Non vogliamo essere troppo pessimisti, ma la situazione è questa, la strada è diventata impraticabile. Di un cambiamento ci sarebbe davvero bisogno, purché, come ha detto il Papa, prima vengano le necessità reali delle persone. Il resto è davvero fuffa, e Renzi ce ne ha venduta già troppa.

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