Costruire dal basso l’Europa democratica è questa la missione che ci consegna il voto greco

ROMA – Con la larga vittoria del no (oltre il 61%) al referendum greco sull’accordo che la Troika voleva imporre al governo Tsipras, il popolo greco ha dimostrato che la paura non può mai sconfiggere la democrazia e la democrazia, in questo caso diretta, vince sempre perché rinvia al popolo sovrano la decisione ultima.

E la scelta è stata chiara e netta: il rifiuto di  sottostare alle decisioni del capitale finanziario internazionale che affama i popoli e stritola ciò che residua della sovranità degli stati. 

Che il 5 luglio 2015 possa rappresentare una data storica per l’Unione europea, è stato già scritto molte volte in questi giorni, ma da oggi si è aperta una breccia straordinaria, e solo fino a qualche mese fa insperata: rendere il 5 Luglio la data fondativa di nuova Europa finalmente democratica, solidale ed inclusiva; portatrice di pace, eguaglianza e diritti.

Perché ciò avvenga è però necessario che in Europa si torni al primato della politica, perché nella crisi greca, la politica delle capitali europee è stata totalmente subalterna alla finanza ed ai suoi diktat dei quali si è purtroppo palesata garante ed ha provato, almeno sino a ieri, ad esserne mera esecutrice. Lo storico no del popolo greco poi ha impedito che questo disegno si realizzasse e  Tsipras ci ha ricordato che il primato della politica è possibile.

La Troika, i suoi leader e accoliti vari, sanno perfettamente che perdere la Grecia equivarrebbe a rinunciare ai loro ingentissimi crediti e per questo la diplomazia di Bruxelles si è febbrilmente messa in moto per tamponare la situazione con incontri al vertice, il bilaterale franco-tedesco di oggi e l’Euro summit di domani. I toni duri usati nella tarda serata di ieri dal Presidente del Parlamento europeo e dalla Cancelliera tedesca dimostrano, al tempo stesso, rabbia e debolezza per una sconfitta tanto temuta, malgrado l’apparato mediatico messo in campo per il Sì e le misure finanziarie adottate per favorirne la vittoria. 

Dal comportamento odierno della Banca centrale europea, potremo intanto cominciare ad intuire se questa lettura è fondata o se al contrario, come è pure possibile, prevarranno spinte punitive nei confronti del ribelle governo greco ma, a quel punto, non sarebbe l’uscita della Grecia dall’euro o dall’Europa ma la fine stessa del progetto europeo. 

A ben vedere però, dalle macerie dell’Europa tecnocratica, emerge una straordinaria opportunità per costruire una diversa idea di Europa,  una nuova Europa che si fondi saldamente sul principio democratico perché le  cessioni di sovranità statale fin qui accordate dagli Stati membri non sono più sostenibili se non in ragione di un nuovo grande progetto democratico per l’Europa. Anche perché, ed è ormai palese ai più, un’ Europa così non serve proprio a nessuno se non a realizzare gli interessi del capitale finanziario, espressione di poteri privi di qualsiasi legittimazione democratica e a far le fortune politiche e non solo dei suoi garanti.

E’ l’intera architettura europea che va completamente ridisegnata. In primo luogo, abbandonando una volta per tutte il metodo intergovernativo a vantaggio di quello autenticamente sovranazionale. Oggi più che mai serve una costituzione europea, progetto, come noto, naufragato negli anni 2000,  purché non sia un trattato tra stati, ma bensì  un atto fondativo da sottoporre a referendum popolare europeo. Serve cioè mettere in moto un grande processo costituente da far partire dal basso. Per far questo, serve però molto coraggio, una visione quasi temeraria, serve il pieno coinvolgimento di uomini e donne,  giovani, studenti, disoccupati, precari, lavoratrici e lavoratori anche attraverso l’azione delle istituzioni locali e chiamando tutti i popoli europei ad essere protagonisti di questo grande processo costituente. Insomma, serve un nuovo manifesto di Ventotene da lanciare qui e ora. 

Alla sinistra, italiana ed europea, il compito storico di riorganizzare questo campo, chiamando a partecipare a questo processo di ricostruzione dell’Unione europea, il maggior numero possibile di  cittadine e cittadini europei, perché se vogliamo davvero che l’Europa sopravviva bisogna darle un’anima democratica. 

E’ questa l’impresa che da oggi la Storia ci mette davanti. Provarci è doveroso, riuscirci dipende da tutti noi, gli Europei del 5 Luglio 2015.

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