Quando un premier vale come il due di picche

ROMA – Ne abbiamo viste di cotte e di crude in questi ultimi anni alla presidenza del Consiglio. Dal “ghe pense mi” al “rottamiamo tutto”, dai “ristoranti esauriti” a “la crisi è finita”,  il passo è stato breve, anche se il risultato è sempre lo stesso, ovvero tutto finisce con un nulla di fatto.

A parte una piccola parentesi da dimenticare se prima ci prendeva in giro mezzo mondo per la rappresentanza istituzionale blasonata per i suoi “vizietti”, adesso siamo preda di inutili proclami a cui non crede più nessuno, forse nemeno chi li annuncia. Matteo Renzi in questo è davvero un formidabile oratore, spesso fin troppo ottimista e per questo anche un po’ superficiale.

Sorvoliamo la recente gaffe sull’elogio fatto durante la visita al Cern a dimostrazione, come dice il premier, che “qui c’è l’Europa inclusiva, larga, che ha il coraggio di costruire un domani fatto di curiosità e non di paure”. Peccato però che il Cern sia in Svizzera. Piccoli dettagli, rispetto al ruolo centrale che Matteo Renzi avrebbe voluto avere nell’intricata vicenda greca e per la quale continua a spendersi  con inutili consigli evitando accuratamente di prendere una decisione netta e costruttiva sulla questione, che non sia quella di dire “speriamo prevalga il buon senso”. 

Anche perchè il buon senso di Renzi, spesso non coincide con la realtà delle cose. Lo abbiamo visto con il Jobs act, o meglio ancora con Ddl scuola. Anche per questo motivo il premier detesta totalmente l’idea di un referendum, come ha fatto notare su quello greco.  Sa, infatti,  benissimo che se tante decisioni fossero demandate ai cittadini, il suo governo avrebbe vita molto breve.  Non è un caso che Renzi sia stato  escluso anche dall’Eurosummit a Bruxelles durante il quale Tsipras ha presentato le sue proposte alla Cancelliera Angela Merkel, a Francois Hollande e a Jean Claude Juncker. Insomma, il premier italiano non solo non c’era, ma è stato addirittura tenuto all’oscuro di tutto. Come avviene spesso, tra comari c’è sempre il pettegolo di turno che non viene coivolto perchè sparla e non ha voci in capitolo.

Ma quello che spaventa di più è che Renzi continua comunque a parlare senza dire nulla. Prima sentenzia “Europa cambi o è finita”, successivamente propone ampie riflessioni su “che tipo di Europa vogliamo per il futuro”  e ribadisce che per costruire “un’Europa politica, non solo economica, c’è bisogno di tutta la nostra intelligenza”. Quale? Non è dato sapere, magari quella svizzera. Il fatto di com’è precipitata l’Italia non depone certo a suo favore. Forse per questo il tramonto renziano potrebbe essere già iniziato.

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