Renzi ammette, sono di sinistra. E io sono il Papa

ROMA – Oggi il premier “non eletto” Matteo Renzi ne ha sparata un’altra delle sue. Ovvero, a un militante del PD che gli chiedeva di fare qualcosa più a sinistra ha risposto: ” C’è ancora molto da fare. Però queste cose sono state fatte. E per me sono cose di sinistra”. 

Insomma ci vuole una bella faccia tosta per affermare simili falsità. Premesso che non ha più molta importanza l’ossessivo attaccamento ideologico, il quale, dovrebbe adattarsi in qualche modo anche alle esigenze sociali senza dimenticare l’ossatura che lo compone. Ma a parte questo piccolo particolare,  essere di sinistra significa compiere atti che ne incarnano i valori essenziali. Renzi, finora, pedina dei poteri forti, è andato da tutt’altra parte. Lo abbiamo visto nelle tematiche del lavoro, con il Jobs Act, con gli scontri continui con il sindacato, durante i quali, ha fatto di tutto assieme ai suoi compiacenti ministri “yes man”, per distruggere le poche garanzie rimaste ai lavoratori, ignorando di fatto anche l’articolo 1 della Costituzione italiana. Altro che politiche occupazionali e proclami di futuri rosei e brillanti.

Il ddl sulla scuola modello Marchionne, con tanti capetti presidi e tagli ingiustificati, sono altri emblematici esempi di come si possa lacerare il tessuto occupazionale, culturale e soprattutto didattico della scuola pubblica. A dimostrazione che Renzi non ha affatto idea di cosa siano i cosiddetti “beni comuni inviolabili”.

E’ questa la sinistra che porta avanti Renzi? 

Eppure in un momento di crisi occupazionale come quello che stiamo attraversando basterebbe solo un po’ di saggezza, almeno nelle intenzioni. Ma questa rara dote non è prerogativa del premier non eletto. La dilagante diseguaglianza ha portato l’Italia ad un primato negativo europeo con una piccolissima fetta di persone che continuano ad arricchirsi e tutti gli altri ad impoverirsi. In tutto questo il governo non ha volutamente adottato politiche incisive per invertire questa tendenza. Senza tenere conto delle politiche europee e delle promesse mancate di Renzi che prometteva pugni chiusi sul tavolo di Bruxelles per far valere le ragioni dei suoi cittadini già tartassati dall’austerity firmato Monti. Invece, ci troviamo sempre più nella totale subalternità dei poteri forti, della Merkel, della troika e di quella becera finanza che ha provocato la stessa crisi. 

Come recentemente ha detto il deputato dem Alfredo D’Attorre, perfino il tasso di disoccupazione viene imposto. “Questi geni di Bruxelles – ha affermato durante un’intervista a La7 – hanno stabilito che ogni paese deve mantenere un certo tasso di disoccupazione, sotto il quale non può scendere, altrimenti sale l’infalzione”. Insomma un altro paramentro imposto dall’alto che prende il nome di “deflazione salariale” e che di fatto fa pagare il prezzo della crisi agli strati meno protetti della società.

Anche questa è sicuramente politica di sinistra.  Gli ultimi rapporti sulla situazione socio economica italiana evidenziano queste disparità in maniera spesso drammatica e in assenza di politiche credibili che vadano a contrastare questo fenomeno. Anzi, va detto che il potere politico, pur nella sua subalternità all’economia, tenta di allargare e mantenere ben saldo il suo potere in tutti i settori strategici del Paese, come accaduto nella farsa della riforma Rai, culminata con l’elezione a presidente di una affiliata al gruppo Bilderberg. 

Insomma, basterebbe un pizzico di sano buon senso per capire quali strade percorrere e soprattutto con chi farlo. Nel frattempo la politica di sinistra, la stessa a cui fa riferimento Renzi, non si vede, se non attraverso azioni sporadiche di coloro che non vogliono arrendersi a questo stato di cose. Anche per questo motivo, in mancanza di alternative serie, i cittadini evitano accuratamente di andare a votare chi non rappresenta più nessuno se non se stesso. D’altra parte il rischio che si celi il bugiardo di turno è onnipresente.

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