L’Italia, una Repubblica delle banane, governata da una classe politica ricca e corrotta?

ROMA – Pochi giorni fa ho letto con gran disgusto che il figlio del boss sanguinario Totò Riina ha avuto a sua disposizione la rete ammiraglia della Rai per presentare un libro su suo padre a dimostrazione di chi comanda veramente nel Paese.

A seguire, tra le notizie catastrofiche, la “morte” della Costituzione Italiana. La nuova legge elettorale (l’Italicum) crea di fatto una nuova forma di governo: il premierato con un monocameralismo di fatto (il Senato è uno spettro) governato dalla maggioranza. La sovranità popolare di cui all’articolo 1 della Costituzione passa dal Popolo al governo. Non ho vissuto quel periodo tra il 1923 ed il 1928, ma in Italia in quegli anni furono approvate leggi che rafforzarono notevolmente i poteri del governo eliminando in concreto i poteri del Parlamento. Ma allora ciò che fu fatto era fisiologico al regime fascista. Oggi in questa “Repubblica delle banane” tutto ciò sta composto in una democrazia da parte di un Parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale (Porcellum) che sta deliberando con una maggioranza composta con premi di maggioranza incostituzionali. Un Parlamento che avrebbe dovuto al massimo garantire una continuità relativa a questioni ordinarie, invece, sta cambiando forma di governo e forma di Stato. In segno di riprovazione per questo svilimento dei valori della legalità e dell’antimafia, esprimo tutto il mio rammarico per il livello negativo in cui è sprofondata la mia Patria.  

A mio parere, siamo davvero una “Repubblica delle banane” nel senso che siamo una Nazione, instabile dal punto di vista politico, governata da una classe politica ricca e corrotta, la cui economia è in mano a multinazionali. Sfido chiunque a dimostrare che non siamo sottoposti alle ingerenze politiche ed economiche di soggetti istituzionali ed economici esterni. E’ questa la modalità più congrua con cui possiamo essere facilmente qualificati. Siamo uno Stato nel quale vi è una totale assenza di meritocrazia nell’accesso alle cariche pubbliche, clientelismo diffuso e nepotismo esasperato. Le notizie degli ultimi giorni (scandalo Banca Etruria ed Eni in Basilicata) palesano la collusione fra Stato e interessi monopolistici, dove i profitti possono essere privatizzati e le perdite socializzate. Di fatto, con il Porcellum e con l’Italicum, vi è stata e vi sarà una mancanza di reale democrazia, competizione politica inesistente o solo di facciata, forte influenza governativa sui media. Assistiamo alla continua mancanza del principio di responsabilità all’interno del governo, in modo che la corruzione con cui la “Repubblica delle banane” opera resti incontrollata e impunita. I membri del Parlamento sono stati, e forse continueranno ad esserlo, in vendita o peggio pregiudicati e per la maggior parte consultati soltanto per scopi formali o per ratificare le decisioni già prese altrove. Vi è un potere pressoché illimitato da parte della pubblica amministrazione, mancanza di trasparenza, controllo e vincoli legali sul suo operato, mancanza di contraddittorio tra cittadinanza e pubblica amministrazione e grande difficoltà di agire in giudizio per tutelare i propri interessi da parte dei cittadini.

Sono evidenti forti differenze tra le situazioni di diritto (contenuto delle leggi vigenti) e le situazioni di fatto (come sono realmente applicate) soprattutto a livello costituzionale. Il sistema giudiziario è sostanzialmente reso inefficace poiché non reprime i reati dei potenti e dei corrotti anche perché non gli sono dati le risorse, i mezzi e le leggi idonee. Sussiste continuamente un utilizzo irresponsabile del denaro pubblico, con conseguenti enormi sprechi e mancanza di servizi essenziali per i cittadini che vanno dalla salute all’ambiente fino alle politiche del lavoro. Polizia inefficace nella repressione del crimine. Classe politica collusa con la criminalità organizzata. Scarsa attenzione alla tutela dei diritti dei lavoratori. Presenza di forti disuguaglianze e ingiustizie sociali e alta diffusione di fenomeni illegali e di disagio sociale (lavoro nero, lavoro minorile, sfruttamento della prostituzione, produzione e traffico di droga) e disinteresse da parte dello Stato riguardo ai problemi della popolazione. Con questo quadro desolante ma realistico quanti lettori possono assimilare la “Repubblica delle banane” al nostro Paese? Ai posteri l’ardua sentenza! 

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