Brexit? A partire dagli atenei la cittadinanza per tutti

ROMA – Il 23 giugno, nel referendum in merito alla permanenza nell’UE, i cittadini britannici hanno optato per il “Leave” e dunque per l’abbandono delle istituzioni comunitarie. Dopo il voto britannico, il Presidente del Consiglio Renzi ha dichiarato di voler concedere la cittadinanza italiana agli studenti universitari britannici che svolgono nel nostro paese il loro percorso formativo.

Vogliamo cogliere l’occasione fornitaci dalle dichiarazioni di Renzi per proporre una riflessione sull’estensione del diritto alla cittadinanza non solo agli studenti britannici, ma a tutti quegli studenti provenienti da contesti extra-europei che risiedono nel nostro paese per compiere gli studi universitari.

Per gli studenti stranieri che studiano nell’università italiana, in particolare per quelli che provengono da paesi extraeuropei le difficoltà sono innumerevoli e partono dalla determinazione della loro situazione economica, passaggio necessario per permettere loro di accedere alle riduzioni sulle tasse. Infatti le normative degli atenei sono molto differenti l’una dall’altra e in alcuni di essi, in mancanza della possibilità di determinare il reale patrimonio dei questi studenti, essi sono costretti a pagare il massimale della tassazione. Inoltre questi studenti spesso affrontano grosse difficoltà nella frequenza dei corsi, quando non è garantito che l’insegnamento stesso sia tenuto in lingua inglese e quindi devono attrezzarsi per imparare l’italiano senza avere accesso a dei corsi di italiani gratuiti e mirati alla trasmissione del lessico scientifico. Infine le difficoltà di integrazione non riguardano solo l’ambiente universitario ma anche la possibilità di usufruire dei servizi di welfare, come le agevolazioni alle cure mediche di base e specialistiche. 

“E’ necessario attivarsi affinchè la cittadinanza sia estesa a tutti gli studenti universitari provenienti da paesi extraeuropei. Questa cittadinanza deve essere sostanziale a partire dall’accesso alle misure di diritto allo studio. Come si chiede, tra l’altro, nella legge d’iniziativa popolare sul diritto allo studio “All – In”, i canali di accesso per studenti migranti, apolidi e profughi devono essere sensibilmente migliorati.

Le nostre città  devono attrezzarsi con sistemi di welfare comunale rivolti agli studenti iscritti nell’ateneo presente nelle stesse, compresi i servizi sanitari, e le università dovrebbero garantire corsi di italiano per gli studenti stranieri al fine di permettere loro di integrarsi anche al di fuori delle mura degli atenei.

Infine è necessario salvaguardare la mobilità degli studenti italiani e, se il processo di Brexit andrà in porto, l’Italia e l’Ue si devono attivare per garantire la possibilità agli studenti italiani di proseguire percorsi di Erasmus o mobilità internazionale nel Regno Unito. 

Crediamo che le università debbano rappresentare luoghi di integrazione e contaminazione di culture. Essi, e le città in cui sono inseriti, devono costituire una sperimentazione anche di estensione dei diritti di cittadinanza a chi proviene da paesi extra ue. Quindi chiediamo che non ci si limiti ad un intervento particolare e spottistico nei confronti degli studenti inglesi, ma che si provi a risolvere alla radice la situazione dei numerosi studenti stranieri che decidono di studiare nei nostri atenei.

Pensiamo che l’Europa  abbia bisogno di una forte scossa politica, sociale e culturale a partire da un nuovo concetto di cittadinanza e un nuovo sistema di accoglienza che permetta di abbattere tutte le barriere che ad oggi tengono fuori dall’Unione migliaia di migranti. Un grande piano di investimenti pubblici nella scuola e nell’università può essere il primo piccolo passo per questa inversione di rotta. 

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