Glifosato. L’Europa impari dalla Brexit

Il Brexit ha segnato una data storica per l’Europa.  Sicuramente un salto nel buio per tutti. C’è chi ne sostiene la drammaticità chi, invece, l’opportunità per dare uno scossone a questa europa troppo burocratica e lontana dai suoi cittadini.

Questa opportunità sembra però ancora non sia stata colta, se la Commissione Europea ha autorizzato l’uso del diserbante glifosato per altri 18 mesi. Non sono bastate le petizioni dei cittadini e delle varie organizzazioni di cui 46 riunite sotto il nome di #stop glifosato e guidate dalla sua portavoce Maria Grazia Mammuccini. L’ Unione Europea, sembra ancora sorda ed incapace di ascoltare i suoi cittadini. Non riesce proprio a far applicare il principio di precauzione che è uno dei valori dell’UE.

Il glifosato è stato catalogato come probabile cancerogeno dalla Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC di Lione). In diversi test, si è visto come attacca il sistema endocrino, minacciando il sistema riproduttivo. La Comunità Europea, ha comunque deciso di prorogarne l’uso accorciandone il termine ad altri 18 mesi fino al parere dell’ECHA (l’Agenzia Europea sulle sostanze chimiche) per poter arrivare ad una decisione definitiva.

Ma la cosa più sorprendente è stata vedere l’inadeguatezza della politica dei singoli stati che sono stati incapaci di prendersi delle responsabilità e vietare il prodotto. Non hanno voluto decidere né alla riunione del 6 giugno né a quella del 24, non raggiungendo la maggioranza. I Governi sono incapaci di assumersi le responsabilità sulla salute umana e dell’ambiente. “Se questa proroga ridotta fosse il tentativo di dilazione per far abbassare la guardia all’opinione pubblica, l’Unione europea e i governi sappiano che non è una strada saggia. I cittadini non abbasseranno l’attenzione e la Coalizione non ridurrà il suo impegno. Veglieremo affinché questo periodo venga effettivamente utilizzato per avere adeguati pareri scientifici e non come manovra dilatoria per far calare la tensione politica intorno a un tema essenziale per la salute degli agricoltori e di tutti i cittadini. Se c’è qualcosa che l’Unione Europea può imparare dai risultati della Brexit è proprio questa: occorre porre più attenzione alle richieste che vengono dalla pubblica opinione, e smettere di rispondere alle sollecitazioni delle multinazionali come Monsanto”, ha concluso la portavoce Mammuccini.

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