Bob Dylan, Nobel per la letteratura

Bob Dylan ha conquistato il Nobel per la letteratura nello stesso giorno della morte di Dario Fo, con il quale ha in comune il fatto di essere stato insignito della più alta onorificenza letteraria in quanto scrittore sui generis. In qualcuno ciò avrà destato stupore poiché Dylan è, per una generazione ancora viva e vegeta, il simbolo di una moda rock.

Nel 1996 Bob Dylan fu segnalato all’Accademia Reale Svedese da Gordon Ball, docente di letteratura dell’Università della Virginia. A questa nomination se ne aggiunsero altre, cui diede sostegno il poeta Allen Ginsberg, i cui versi, è risaputo, fecero scandalo per aver cantato i paradisi dell’acido lisergico, breviario della Beat Generation. Agli inizi del terzo millennio il suo nome è comparso fra i candidati dell’Accademia di Svezia. Oggi, a settantacinque anni, Dylan ha vinto il Nobel per la letteratura ”per aver creato una nuova espressione poetica nell’ambito della grande tradizione della canzone americana”. Molti italiani, in particolare se non sanno bene l’inglese, riconosceranno che l’hanno amato per la condivisione cameratesca della sua musica. Tenendo conto che un poeta grande come Mario Luzi del Nobel per la letteratura non è stato mai insignito, per valutare Dylan dovremmo rileggerci i testi delle canzoni.

Nato il 24 maggio 1941 a Duluth nel Minnesota, Bob Dylan, alias Robert Allen Zimmerman, è sicuramente apprezzato quale cantante popolare. Ultimamente è approdato agli spot pubblicitari, formidabile testimonial per gli investitori. Il suo collega Bruce Springsteen nel 1988, nel discorso a commento della sua inclusione nella Rock and Roll Hall of Fame, ha detto di lui “Bob ha liberato le nostre menti nello stesso modo in cui Elvis ha liberato il nostro corpo. Ci ha dimostrato che il fatto che questa musica abbia una natura essenzialmente fisica non significa che sia contro l’intelletto”. I suoi brani più celebri, immersi nella tradizione popolare americana e nella cultura delle avanguardie degli anni sessanta e settanta, sono antiretorici, inneggiano a un mondo migliore, al rifiuto della guerra, al rifiuto del razzismo, alla ricerca della libertà, a un’identità umana fondata su valori solidali. 

Superato il periodo della giovinezza, come a volte accade, la sua immagine perse di attrazione. Dylan continuò a esibirsi tra alti e bassi e mutamenti sorprendenti. Dalla metà degli anni ’80 iniziò il celebre Never Ending Tour (ovvero Il tour senza fine), suonando più di 100 volte l’anno sempre con la stessa band. Le sue performances non erano più classificabili e avvenivano al di fuori di ogni rituale. Dopo un periodo di silenzio e di oblio, passati più di trent’anni, i suoi album più recenti, Modern Times e Together Through Life, sono tornati in classifica. Nel frattempo ha pubblicato una raccolta di canzoni natalizie e, uscendo da un isolamento caratteriale, ha condotto un programma radiofonico con selezioni musicali e interventi parlati molto divertenti.

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