Stadio di Roma. Un Movimento a 5 Stadi

ROMA – A chi verrà da sorridere dopo i “niet” di Grillo alla localizzazione dello stadio?

Certamente ai romanisti, ma anche ai laziali; certamente alla Sindaca Raggi, anzi già lo ha fatto dinanzi alle telecamere. Sorrideva Banalmente lo staff dei costruttori. Certamente sorrideranno il capogruppo e i consiglieri del PD del Comune di Roma. Tra quelli che non sorrideranno certamente c’è una parte del Movimento 5 Stelle che, rifiutate le Olimpiadi si sono visti recapitare, alcuni sotto casa, un’opera dalla portata ben più ampia. Senza dubbio bisogna riconoscere a Pallotta e a Parnasi una creatività sconosciuta al classico costruttore romano. La congiunzione tra un’opera di pubblica utilità e il calcio, rappresenta certamente una strada innovativa per il mattone, al quale neanche il più ambientalista dei movimenti riesce a resistere, se mai ne abbia avuto voglia. Tutto questo attraverso cinque stadi o processi logico – mediatici.

Primo stadio – Presentarsi in campagna elettorale con un programma che abbia un approccio edilizio vegano. 

Secondo stadio – Individuare un ignaro urbanista di esperienza e moralità ineccepibili. Una volta individuato metterlo a capo dell’assessorato specifico, con la raccomandazione di seguire scrupolosamente il programma vegano.

Terzo stadio – Causare lo smarrimento della trebisonda  all’assessore citato con una lunga serie di “stiamo valutando … trattiamo sulle cubature”, tralasciando vincoli idrogeologici, piani regolatori o altre analoghe quanto capziose diavolerie; sperare nella  dichiarazione di qualche “autorevole” ministro tipo: “il vincolo idrogeologico si supera”; tanto quello urbanistico a Roma non è più un problema da 1870 (cit. T. Montanari).

Quarto stadio – Mettere in campo “dichiarazioni civetta” che prevedano “lo spostamento dello stadio altrove” o paventare “referendum popolari sul gradimento dell’opera”. Poi far seguire dichiarazioni funeste su catastrofiche ripercussioni per l’intero mondo del calcio.

Quinto stadio – Presentarsi stoicamente, sorridenti e a notte fonda, alla conferenza stampa per dichiarare che lo stadio si farà assieme ad altro (?), badando bene di sottolineare come la decisione rappresenti un grande vittoria per: la città, i tifosi, i cittadini e implicitamente per il movimento stesso.

A questo punto diventa difficile non riconoscere una certa “continuità di gestione immobiliare” con le giunte precedenti. Soprattutto se si sommano le vicende che si sono susseguite in pochi mesi di governo della capitale e che siamo certi e speriamo decadano. Probabilmente per qualcuno e per i movimenti locali (No cemento a Tor di Valle in primis) potrebbe rappresentare un passo avanti, ma non prima di aver visto le carte che, a detta della stessa Sindaca, dovranno tra l’altro prevedere una nuova delibera da parte del comune. La stessa Valutazione Ambientale Strategica della Regione Lazio (det. 9 febbraio 2017, n. G01351) dovrà essere rivista alla luce del nuovo progetto assieme ad una nuova conferenza dei servizi. Restano aperte le questioni relative alle ripercussioni idrogeologiche che il progetto avrà sull’area, inevitabili secondo le dichiarazioni degli esperti e sulle quali andranno fatte valutazioni, assunte responsabilità e rilasciate autorizzazioni. Dichiarazioni non del tutto infondate viste le problematiche di subsidenza dell’area e delle ultime piene che, per evitare di mandare sott’acqua Roma, hanno imposto la chiusura delle dighe (Alviano, Nazzano, Castel Giubileo) con la conseguente esondazione delle aree a monte.

  

  

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