Dall’Austria un allarme da non sottovalutare

Chiunque conosca la biografia di Hitler sa che il futuro Führer non era tedesco bensì austriaco e sa anche che se c’erano due paesi in cui l’antisemitismo la faceva da padrone, questi erano Francia e Austria.

Una triste storia che si ripete, dunque, perché se Hitler ha trovato terreno fertile in Germania e se un potenziale Hitler francese, che sicuramente c’era, visto il consenso di cui godette ad esempio il maresciallo Pétain, non ha avuto il medesimo successo, ciò lo si deve unicamente alla demenziale gestione della fase post-bellica, quando a Versailles, un secolo fa, le potenze vincitrici decisero di mettere in ginocchio la nazione sconfitta. 

Ripassare la storia, pertanto, è utile per comprendere ciò che è accaduto domenica in Austria, con l’avanzata dei popolari guidati dal giovane e smodatamente ambizioso trentunenne Sebastian Kurz e l’ancor più preoccupante ascesa dell’ex partito di Haider, ora capeggiato da Heinz-Christian Strache.

Kurz ha compiuto un’operazione vieppiù spregiudicata, modificando persino il colore del partito, dal nero al turchese, e, soprattutto, spostandolo nettamente a destra, dopo aver posto fine al regime di larghe intese con una socialdemocrazia ridotta ai minimi termini e costretta a ricominciare daccapo, si spera da un’opposizione totale e senza alcuno sconto ad un esecutivo che si preannuncia di estrema destra. 

Un governo tremendo, profondamente nazionalista, convintamente razzista, lesivo dei diritti dei più deboli e in contrasto con ogni prospettiva di costruzione di un’Europa unita e politicamente coesa: questo è ciò che si prospetta ai nostri confini, con l’inevitabile conseguenza di rafforzare le peggiori destre italiane e di rendere ancora più flebile la voce di quanti invocano un minimo di umanità, di apertura nei confronti dei migranti, di accoglienza di chi fugge dall’inferno del mondo e di integrazione dei nuovi italiani che poi, ovviamente, sono anche i nuovi europei. 

Una catastrofe, quella costituita dal probabile governo Kurz-Strache, cui ci auguriamo che il governo italiano, qualunque sarà il suo colore dopo le elezioni di marzo, risponda con la dovuta fermezza, specie per quanto concerne le minacce riguardanti la chiusura delle frontiere. 

Sempre a proposito dei precedenti storici, è bene ricordare il vigore con cui l’Unione Europea di Romano Prodi contrastò Haider e i suoi propositi intollerabili. Ebbene, l’Europa del 2017 dovrebbe esprimersi con la stessa forza, facendo presente all’Austria che non saranno consentiti nuovi muri, nuovi fili spinati e che il nostro destino non può essere affidato al nazismo latente del gruppo di Visegrád . 

Perché qui non si tratta di rispettare o meno le decisioni e il libero arbitrio dei popoli, ci mancherebbe altro; qui si tratta di fissare dei parametri precisi per far parte dell’Unione Europea, di cui l’antifascismo, l’antinazismo, la lotta contro ogni forma di xenofobia e il contrasto ai seminatori d’odio e di terrore istituzionale devono essere i pilastri. Qui si tratta, in poche parole, di restituire un senso all’Europa e alla sua dignità, pena la distruzione della stessa o, peggio ancora, il suo assoggettamento ai fautori della barbarie. 

E guai a tacciare di massimalismo chiunque compia queste riflessioni: si rischia di fare la stessa fine di Chamberlain e Daladier alla Conferenza di Monaco, convinti che fosse possibile fermare Hitler senza contrastarlo energicamente e costretti, poi, a fare i conti con le sue mire espansionistiche e la sua brutalità. 

Guai ad offrire, e qui mi rivolgo ai socialisti o sedicenti tali, qualsivoglia forma di sostegno a personaggi come Kurz.

Guai a lasciarsi irretire dalla sua giovane età, ponendo in secondo piano l’insostenibilità e la pericolosità del suo programma. 

Guai a non denunciare con forza la bestialità di una destra che non condanna il proprio passato, anzi sembra quasi rivendicarlo, che esalta la ferocia e che sostiene con intollerabile pertinacia tesi e visioni del mondo che nulla hanno a che spartire con la democrazia. 

Guai perché i personaggi come Kurz e Strache, peraltro ritenuti inaccettabili dalla stessa Merkel, sono i principali nemici dell’Europa o, quanto meno, dell’Europa liberale, civile e patria dei diritti e della dignità della persona che abbiamo in mente noi. 

Opposizione dura, ripudio degli abbagli terzaviisti, studio e comprensione del passaggio d’epoca che stiamo vivendo e dei rischi enormi cui siamo esposti: o farà tutto ciò o la sinistra non avrà un domani. E lo spettro del 1938 aleggia minaccioso sulle nostre teste.

P.S. Quest’articolo è dedicato a Daphne Caruana Galizia, coraggiosa giornalista maltese fatta saltare in aria a causa delle sue denunce. Ci sia consentito di dubitare che i suoi assassini, e soprattutto i mandanti di quest’omicidio, saranno assicurati alla giustizia.

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