Il corpo parla e può anche tradirci

Dal fondo della piazza non era possibile vedere bene la faccia di Mussolini affacciato al balcone di piazza Venezia durante le adunate oceaniche organizzate dal regime. Ma nei cinegiornali dell’epoca, filmati dall’Istituto Luce, i primi piani del Duce erano eloquenti: ammiccamenti, occhi sgranati, sguardo allucinato, bocca atteggiata per emettere voci altisonanti.

Il linguaggio del corpo, insomma, nel quale il dittatore era consapevole ed esperto. Del resto, fondando Cinecittà non aveva detto, anzi scritto a caratteri cubitali sulla facciata, “Il cinematografo è l’arma più forte”? Avesse avuto anche la televisione (e non avesse fatto la guerra) sarebbe rimasto al potere per altri vent’anni. E Berlusconi non mise una calza di nailon sull’obiettivo della telecamera per dare della sua faccia un’immagine levigata, patinata, che avrebbe fatto sullo spettatore un effetto migliore di quella originale? 

Il linguaggio del corpo è noto fin dai tempi di Aristotele. La gonna di Marylin Monroe che si alza sulla grata della metropolitana e mostra un bel paio di gambe è fra le immagini entrate nella storia del cinema. “Segnali in codice” li chiamano gli esperti. E un’analisi dei comportamenti non verbali l’ha proposta ai soci del Rotary Club Roma Olgiata il dottor Alessandro Balzerani, studioso della materia, insieme con il dottor Fabrizio Colista, con una serie di osservazioni che partite dal filosofo greco sono approdate agli emoticon di cui si nutre oggi linguaggio telematico che viaggia sui tablet, smartphone e notebook.

“L’uomo ha bisogno di comunicare – ha detto Balzerani – e può farlo con i gesti e i movimenti del viso. Dopo tutto siamo una scimmia, l’ultimo modello, quella senza peli, e come tutti gli animali siamo legati a comportamenti ancestrali di cui non ci rendiamo conto. Avete notato che quando due sconosciuti sono uno di fronte all’altro nel chiuso di un ascensore si guardano la punta delle scarpe, la bottoniera, il soffitto della cabina, pur di non incontrare lo sguardo dell’altro? Questo accade perché guardare da vicino il prossimo è da predatore, in molte culture è proibito, la tigre guarda negli occhi la gazzella perché ha deciso di assalirla, ma non abbiamo nulla contro il vicino di ascensore e quindi ci disturba guardarlo da vicino. A meno che non sia una bella ragazza, ma questo è un altro discorso che, dati i tempi, ci porterebbe lontano.  Si sa che gli italiani parlano con le mani. Anche al telefono ormai fa parte del nostro modo di essere. Non ce ne accorgiamo più”.

I “segnali in codice” (che non sono quelli stradali!) sono riscontrabili in una serie infinita di comportamenti non verbali. “La moda, particolarmente quella femminile – osserva Balzerani – è indicativa e ci sono accostamenti che allo studioso non sfuggono. E’ dimostrato: se l’economia sale, salgono anche le gonne”, a dimostrazione che in una società benestante le donne amano mostrare di più le gambe”.Tant’è vero che la minigonna di Mary Quant è nata nella Swinging London degli anni Sessanta. Con la Brexit le gonne torneranno ad allungarsi o saranno definitivamente sostituite dai pantaloni. 

Se per le donne vale l’avvenenza, per gli uomini conta molto la statura. Solo fra gli uomini  politici italiani ci sono tanti piccoletti. Fanfani era fra quelli, oggi c’è Brunetta. Negli Stati Uniti, un paese dove il linguaggio del corpo è fondamentale, al potere vanno soprattutto uomini alti, prestanti, di bell’aspetto. Gli esempi di Reagan, Schwarzenegger e oggi di Trump, un divo della televisione approdato alla politica, sono illuminanti. Perché tutti hanno un linguaggio del corpo fortemente efficace nel suscitare ammirazione e consenso, indispensabile per avere successo in politica. 

Ricordate Alberto Sordi nei panni del vigile urbano che multa il sindaco? Ha il potere che gli deriva dalla divisa, un altro elemento di fascino che attraversa i secoli. Il grande capo Sioux con le piume sulla testa s’impone allo sguardo anche senza parlare, i corazzieri in alta uniforme che affiancano il presidente della Repubblica sono muti, per loro parla il corpo statuario, la divisa, l’elmo luccicante. 

Oggi l’uomo della strada, e soprattutto il suo cucciolo, parla poco, molto di più tempesta sui tasti degli strumenti elettronici di comunicazione. Un comportamento non verbale che finirà per sostituire la parola? 

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe