“Sodoma” di Frédéric Martel. Inchiesta sull’omosessualità in Vaticano. Recensione

Nessuna inchiesta ha suscitato tanto scalpore, negli ultimi anni, quanto quella condotta dal giornalista e sociologo francese Frédéric Martel, edita in Italia da Feltrinelli e che porta il titolo della città distrutta da Dio a causa dell’omosessualità dei suoi abitanti, “Sodoma”.

Pubblicato contemporaneamente in otto lingue e in una ventina di Paesi dai maggiori editori a livello mondiale, questo libro prende vita da un’indagine sul campo durata oltre quattro anni, durante i quali l’autore ha intervistato circa millecinquecento persone, spostandosi tra il Vaticano e decine di altri Paesi nel Mondo, ascoltando di persona le testimonianze di vescovi, monsignori, cardinali, nunzi apostolici, ambasciatori, sacerdoti e seminaristi, dei quali solo una parte ha scelto di restare nell’anonimato.

Analizzando il pontificato degli ultimi quattro Papi che hanno occupato il trono di Pietro, attraverso le parole e le dichiarazioni di testimoni diretti, Martel traccia una serie di “regole” non scritte che disciplinano la vita in questa nuova Sodoma senza confini ben definiti. L’autore prende le mosse da una dichiarazione dello stesso Papa Francesco: “Dietro la rigidità c’è sempre qualcosa di nascosto, in tanti casi una doppia vita”. Molti tra i prelati più omofobi in pubblico, come dimostra Martel, sono in realtà tra “i maggiori praticanti della parrocchia”, come si è sentito dire lo stesso autore da numerosi ecclesiastici che alludevano a loro “colleghi” che vivono la loro omosessualità, fino a stringere relazioni durature, senza preoccuparsi del voto di castità. Secondo Martel questa doppiezza, tipica della stragrande maggioranza dei prelati a tutti i livelli e per questo fortemente tollerata, è stata spesso denunciata da Papa Francesco e ha probabilmente spinto alle dimissioni lo stesso Benedetto XVI, ormai incapace di gestire la situazione. L’autore afferma, infatti, che quella gay, all’interno del Vaticano, è ben più di una lobby maggioritaria, costituendo l’ottanta percento della popolazione che ha fatto della vocazione la propria missione di vita. Di sicuro questa tendenza non ha nulla a che vedere con la fede, non spiega totalmente gli scandali di natura sessuale, in particolare la pedofilia e gli abusi, né quelli di natura economica, ma è un dato oggettivo su cui riflettere. E nessuno, prima di Martel, aveva mai condotto un’inchiesta tanto lunga e strutturata, fin dentro il cuore di questo vero e proprio “sistema”.

La prima legge di Sodoma, che ci ha colpito particolarmente perché proprio da essa si diramano, in un certo senso, tutte la altre, come un tronco robusto dal quale nascono rami rigogliosi, afferma che il sacerdozio è stato a lungo la via di fuga ideale per i giovani omosessuali, tanto che l’omosessualità è una delle chiavi della loro vocazione. Tutto ciò almeno finché la liberazione sessuale del secolo scorso ha aperto la possibilità di una vita libera e pienamente soddisfacente anche nel mondo. Martel si sofferma con grande scrupolo su questa tesi e torna più volte ad affermarla in tutto il libro. Soprattutto in Italia, spiega l’autore, per molti giovani omosessuali entrare in seminario ha rappresentato per secoli la possibilità di autonomia e indipendenza, di sapere e di ricchezza dello spirito, di protezione e conoscenza, ma soprattutto di libertà di vivere la propria omosessualità circondati da un sistema omertoso e connivente, senza il giudizio della famiglia e della società, come se ciò non fosse in contrasto con il voto di castità. Dagli anni Settanta in poi, con la liberazione sessuale e l’esplosione a livello mondiale della libertà dei costumi, per quanto ancora ci sia molta strada da fare verso la tolleranza e l’uguaglianza, è iniziato il calo delle vocazioni in Italia, in Europa e, in un certo senso, in tutto l’Occidente, spalancando le porte all’Africa e all’America Latina, oggi i maggiori bacini per le nuove tonache. Nonostante ciò “il sistema” non è affatto venuto meno e, come racconta Martel, anche attraverso le parole delle sue fonti dirette, ancora oggi, la maggior parte dei prelati tollerano o praticano l’omosessualità, non considerando di venir meno al voto di castità e, inoltre, più apertamente vivono la propria natura in privato, più fortemente ne condannano la tendenza in pubblico, davanti ai fedeli e ai credenti.

L’indagine di Martel, tra i giornalisti e gli scrittori più attivi della comunità LGBT a livello mondiale, è circostanziata e appassionata, pur conservando totale lucidità e oggettività anche di fronte alle testimonianze più colorite e sconvolgenti, senza mai l’intento di fare del semplice gossip. Il suo stile, pulito e scorrevole, è quello dell’analisi sociologica di un vero e proprio ecosistema parallelo ed è arricchito dalle numerose descrizioni degli ambienti nei quali ha ascoltato le confidenze delle sue fonti: da ristoranti e hotel della Capitale, a quartieri di tutte le estrazioni sociali in moltissime città europee e non, fino ai lussuosi appartamenti degli esponenti più influenti del Vaticano che hanno voluto concedergli udienza. Taluni diffidenti, talaltri increduli, molti desiderosi di pulirsi la coscienza come non avevano mai fatto prima, altrettanti ostinati nel negare l’evidenza: la forza di questa mastodontica inchiesta è proprio nell’impatto delle parole dei testimoni che ha ascoltato l’autore, il quale ha avuto il merito di saper fare le domande giuste alle persone giuste, ponendosi in ascolto della verità di ciascuno. Anche quella più scomoda per chiunque. 

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