Monti in Oriente, il “salvo intese”, i giornalisti tappetini

ROMA – Monti parte per dieci giorni se ne va in giro per Corea del sud, Cina, Giappone, Kazakistan, il Paese del petrolio. 

Parteciperà alla  Conferenza  sulla sicurezza nucleare, poi al Boao Forum, tipo summit europeo di Davos, tanti incontri bilaterali.  Andrà  a “ vendere” il nostro Paese, a incoraggiare investimenti. La riforma del mercato del lavoro è il  suo fiore all’occhiello. Monti ribadisce, al Forum di Confcommercio, a Cernobbio, che il disegno di legge approvato dal governo non si tocca, niente si cambia, neppure una virgola . Certo ci sarà il passaggio Parlamentare ma chi oserà tentare di modificarlo proprio nella parte che riguarda i licenziamenti facili, rischia di far cadere il governo e pagherebbe un prezzo molto alto.. E allora, quel “ salvo intese” che accompagna il disegno di legge  ? Per elogiare lo spirito liberale di Monti i giornalisti “tappetini” e quelli  sempre e comunque berluschini , hanno finito per rendergli un cattivo servizio perché il suo viaggio “politico commerciale” ha coma base proprio la riforma del mercato del lavoro di cui, non a caso, il premier aveva fissato la scadenza, non rinviabile, prima del suo imbarco in aereo per i paesi asiatici. I giornalisti “ tappetini,” poveracci, credendo di far cosa gradita, visto che i cittadini italiani pensano  al 60-70%che l’articolo 18 va difeso si erano attaccati a quel “ salvo intese” per mettere in buona luce Monti. Si sono cimentati, editorialisti autorevoli, commentatori, cronisti parlamentari di lungo corso Il premier saggiamente aveva deciso di presentare un disegno di legge  respingendo la richiesta di Angelino Alfano che, per conto del cavaliere ,pretendeva   venisse presentato un decreto legge, con possibile voto di fiducia. Con spirito democratico, aveva “aperto” al Pd e ai sindacati.Gli esegeti di Monti  si sono affrettati ad interpretare quel “ salvo intese” in senso positivo,  quasi un via libera alle Camere per eventuali modifiche. Addirittura  era probabile che le due paroline significassero  che prima dell’invio alle Camere si riaprisse il dialogo  con i sindacati.

Camusso verso lo sciopero

“Il governo dei professori ha commesso il primo errore”. E’ quanto ha sottolineato Susanna Camusso alla trasmissione radiofonica “In mezz’ora”. Qualche minuto dopo gli fa eco perfino il sindacato della Uil. “Monti ha generato ansia fra i lavoratori che ora pensano vi sia dell’accanimento”, ha detto la numero uno della Cgil che prevede uno sciopero generale verso la fine maggio. Insomma soffia un vento di grande  mobilitazione. Tuttavia, ha precisato la Camusso “sarà la segreteria delle Cgil a decidere la data dello sciopero in relazione all’iter parlamentare, nel giorno migliore.”

Elsa la tosta, che fa “colore”

I giornalisti “ montiani”, leggi fra gli altri quelli di Europa, quotidiano ex Margherita , di poche pagine e ancor meno lettori, che avevano scelto Fornero come nuovo idolo, di Repubblica che  si sdilinquivano in elogi per l’apertura di Monti.L’Espresso   confezionava  un ritratto sdolcinato di questo ministro di ferro, “ Elsa la Tosta”, grande foto di copertina, “chiamata a  sfidare i sindacati sul tabù dell’articolo 18, fino alla caduta di un altro feticcio:l’accordo a tutti i costi”. Non sia mai difendere i diritti dei lavoratori, cose di altri tempi.  “Salva intese”  teneva i titoli di prima pagina su quasi tutti i giornali.  Si diceva che era molto usata per presentare le leggi. Cosa inesistente nelle cronache parlamentari. I quotidiani berlusconiani e quelli liberal democratici, con appendici verso il centro sinistra, concordavano, gli uni per attaccare il premier gli altri per difenderlo anche se avvertivano Bersani che non si allargasse troppo con gli emendamenti perché i “montiani” del Pd lo avrebbero azzoppato nel voto in Parlamento.

L’ira del premier. Niente aperture, la legge è blindata

Monti leggeva allibito questi commenti. Si dice che se la sia presa con la sua eroina, Elsa la Tosta, che non aveva spiegato troppo bene il significato delle due parole. Non poteva partire per il viaggio in Asia lasciando Sarkozy, Merkel, Draghi e la tecnocrazia europea nel dubbio. E poi cosa avrebbe detto ai capi dei governi che deve incontrare, agli imprenditori cinesi, giapponesi, coreani? Che in Italia si poteva licenziare facilmente “ salvo intese”? Faceva una corsa a Cernobbio, al forum della Confcommercio dove si trovano già Camusso, Bersani, Alfano  e chiariva. Con il tono professorale e con qualche nota di arroganza in  più spiegava. “Salvo intese” deve intendersi riferito solo ai membri del governo e al capo dello Stato: Sul disegno di legge “ non vi sono varchi aperti”. Ancora “ Il disegno di legge non è aperto a interventi esterni”.

Gallino bacchetta Scalfari: così’ non si combatte il precariato

Insomma una bufala. Anche nelle migliori famiglie capita che quando da giornalisti ci si trasforma in tappetini al servizio dei potenti si dicono cazzate a ruota libera. Senza neppure chiedere scusa ai lettori. Di più: l’editoriale della domenica di Eugenio Scalfari su Repubblica demoliva lo Statuto dei lavoratori  scrivendo che “il peso e l’importanza dell’articolo 18 è pressoché irrilevante”. Poi sottolineava che “questo giornale ed io personalmente siamo stati e siamo fin dall’inizio e prima ancora che nascesse (ce ne eravamo accorti, ndr) fautori del governo Monti e lo siamo tuttora anche sulla riforma del lavoro che riteniamo positiva in tutte le sue parti, nella lotta al precariato  nella estensione delle tutele a tutta la platea dei disoccupati, nell’estensione del contratto a tempo indeterminato, nella flessibilità in entrata e anche in uscita”. Nella medesima pagina lo smentisce, oseremo dire lo ridicolizza, un esperto di politiche del lavoro come Luciano Gallino il quale parte da un fatto, che non si parla mai dei problemi che si aprono con la riforma   secondo i testi  provvisori rilasciati dal governo, a partire dalle modifiche all’articolo 18. Scrive Gallino : “ Pare che  stiano tutti mettendo mano alla riparazione urgente di un complesso macchinario rimasto bloccato, senza avere la minima idea di come funziona”. E il titolo dell’articolo è: “Così non si combatte il precariato”. Un titolista che non ha fatto un buon servizio a Scalfari. Fortunatamente.

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