Gli studenti scendono in piazza il 7 ottobre per dire no al referendum

Da anni viviamo le condizioni di miseria dell’attuale sistema universitario, dopo anni di politiche di definanziamento e smantellamento di welfare e diritto allo studio. Questi processi hanno dismesso la partecipazione di una larga fascia di giovani dall’Università

ROMA –  Viviamo in un paese in cui le tasse universitarie sono tra le più alte d’Europa, il numero dei laureati è in decrescita, i dati di abbandono dei percorsi formativi sono sempre più alti, l’Università si fa sempre più escludente e per pochi. L’immissione di sbarramenti continui e progressivi lungo l’esperienza di studio, la mancanza di politiche di welfare studentesco e i costi eccessivi dell’Università, rappresentano le difficoltà materiali con cui ci scontriamo ogni giorno.
In questo contesto il governo con la riforma costituzionale continua a soffocare lo spazio democratico, rispondendo al disegno complessivo della governabilità delle istanze sociali e dell’accentramento di potere.
Non siamo disposti a subire continui arretramenti sulla democrazia e sui diritti. Il 4 Dicembre votiamo No al referendum costituzionale, il No di una generazione che ha vissuto sulla propria pelle l’assenza di diritto allo studio, di lavoro e di futuro. Per noi democrazia significa riconquista dei diritti sociali di cui negli anni siamo stati progressivamente espropriati o che non abbiamo mai conosciuto, significa accedere ai diritti essenziali smantellati dalle politiche predatorie dei tagli e delle privatizzazioni.
Per noi democrazia vuol dire investimenti sull’istruzione per costruire la società del domani.

Il governo invece si appresta ad inserire in legge di stabilità il cosiddetto “Student Act” che contiene misure spot e rispondenti ad un disegno neoliberale di welfare studentesco, che prevede super borse per 500 “geni” e un bonus diciottenni di 500 euro. E’ evidente come, in vista del referendum costituzionale, il governo preferisca inserire nel dibattito pubblico misure propagandistiche e per pochi, incapaci di rispondere alle reali esigenze del paese. . 

Con queste premesse continuiamo il percorso da nord a sud Italia di All In, la legge di iniziativa popolare sul diritto allo studio, per ridare corpo e sostanza alla nostra democrazia a partire dalla gratuità dell’università. Infatti la nostra proposta prevede un sostanziale allargamento dei beneficiari di borse e servizi per il diritto allo studio e una riforma della tassazione con una no tax area fissata a 28.000 euro di isee.

Ci siamo incontrati il 30 settembre in Sapienza allargando il nostro percorso e il nostro dibattito sull’accesso ai saperi e sulla democrazia per costruire insieme un orizzonte diverso, facendo coalizione con chiunque abbia la volontà di giocarsi questa partita storica per il futuro del Paese, perchè riconosciamo nel diritto allo studio un nodo decisivo per la costruzione di una società con meno disuguaglianze, più inclusiva e quindi più democratica.
Garantire l’accesso universale alla formazione universitaria significa riaprire spazi di democrazia nel nostro Paese e rafforzare i processi di partecipazione democratica, contro la continua esclusione sociale e politica, di cui negli anni siamo stati relegati.
Il 7 Ottobre scenderemo in piazza per decidere sul nostro futuro, per un’università che non sia per pochi ma per tutti. Insieme agli studenti e alle studentesse dell’Unione degli Studenti invaderemo le piazze di tutta Italia, pronti a gridare il NO di una generazione intera che è stanca delle bugie e delle false promesse. Vogliamo un Paese realmente democratico e inclusivo. Da oggi decidiamoNoi!  

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