Il dopo Mattarella, senza sinistra

ROMA – Mentre il partito Democratico tesse le sue lodi per l’obiettivo raggiunto con l’elezione di Sergio Mattarella, la compagine politica cambia improvvisamente il suo assetto strategico.

Strano che la sinistra radicale del PD non si sia accorta subito dell’uso sfacciato che Matteo Renzi ha adottato a suo uso e conusmo. Anche Silvio Berlusconi è rimasto aspiazzato, con il cerino in mano del suo partito di Forza Italia dilaniato adesso dalle lotte intestine costellate da tradimenti e vendette personali. Questa volta, infatti, i franchi tiratori, come ammette Maurizio Gasparri,  sono spuntati in sordina dalle fila del centro destra.  

Oggi  quei 665 voti aprono un scenario inquietante. Perfino le parole del ministro Maria Elena Boschi stonano rispetto al tanto discusso patto del Nazareno, in cui si era parlato di patto di ferro, ma anche e soprattutto rispetto all’elezione del Capo dello Stato, che costituzionalmente non è certo una carica che decide il presidente del Consiglio: “Se qualcuno poteva avere il dubbio che Renzi potesse essere influenzato da Silvio Berlusconi, ieri ha potuto vedere che non è così”, ha detto la Boschi. “Il Pd si confronta con tutti, ma non si fa ricattare da nessuno”. E poi: “Sulle riforme e la legge elettorale abbiamo rispettato il patto del Nazareno e non lo abbiamo mai rotto. Speriamo non lo facciano neanche gli altri”. Invece qualcosa si è inevitabilmente rotto, almeno nel centro destra e gli effetti del dopo voto sono stati inevitabili. 

Intanto si attendono le prevedibili mosse della cosiddetta sinistra del PD, che fino a ieri, almeno a parole, ha attaccato i vertici di maggioranza accusando il segretario di autoritarismo, ma poi è rientrata nei ranghi favorendo le indicazioni di Renzi. Insomma tutti sul carro del vincitore, esattamente come è accaduto per le elezioni greche. 

Nichi Vendola ha tenuto subito a precisare che non c’è stato nessuno scambio sul voto del Quirinale. “Oggi c’è una personalità che non è inquinata da quell’accordo di scambio, Naturalmente – prosegue il leader di Sel – per quanto riguarda il rapporto con il governo Renzi non cambia niente. Perché il punto è la lotta contro la povertà e le diseguaglianze, le politiche sociali, il welfare, il lavoro. Da questo punto di vista il governo Renzi deve davvero cambiare verso”. Anche Civati sembra far eco alle parole di Vendola: “Non credo che l’elezione di Mattarella cambierà gli assetti del centrosinistra, che si è ritrovato solo sulla sua elezione, mentre sulle ‘politiche’ è diviso. Certo, se la destra volesse giocare ancora una partita, dovrebbe paradossalmente riunirsi e andare al governo (o all’opposizione) tutta quanta. Altrimenti finisce alla spicciolata, come previsto, nel Partito della Nazione”.

Insomma Renzi è riuscito perfino ad annullare completamente l’opposizione interna. E adesso, inutile nasconderlo, alla sinistra di Renzi il dissendo potrebbe essere più flebile. A meno che non spunti fuori un Tsipras targato Italia. Per ora, assai difficile.

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