Navi italiane puntano la Libia. Esercitazione preventiva?

ROMA – E’ ancora poco chiaro l’obiettivo dell’operazione militare che vede 3 navi italiane puntare verso le coste libiche.

Stando a quanto affermato ieri dal generale Claudio Graziano, capo di Stato maggiore della Difesa, “l’esercitazione Mare Aperto viene ripetuta nel tempo. Evidentemente le esercitazioni, le attività addestrative svolgono anche il ruolo di dissuasione”. “Le altre attività di sorveglianza e protezione sono sempre in atto – ha aggiunto il generale – quindi vi è la prontezza e la preparazione ad eseguire le direttive politiche e a garantire la sicurezza”.

Alle parole del generale hanno fatto eco quelle dell’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli: “La Marina  militare assolve in acque internazionali a compiti di polizia internazionale quindi se ci sono delle violazioni del diritto internazionale la Marina è tenuta ad intervenire. La presenza in mare è, quindi, anche garanzia di rispetto delle regole”. 

Insomma regolare addestramento, anche se questa operazione coincide perfettamente con la crisi libica e con ipotetici interventi militari che si sono ipotizzati contro l’Isis. Ma non è tutto. Inutile nascondere che un attacco dello stato islamico potrebbe mettere a rischio l’Italia stessa. Infatti a 80 chilometri dalle coste libiche c’è la piattaforma offshore di Sabratha, importantissimo sito dal quale dipende anche il nostro Paese, per cui non è da scontare che l’esercito sia pronto a difendere non solo le attività dell’Eni, ma essere operativo in qualsiasi circostanza. 

D’altra parte le parole del  minstro della Difesa, Roberta Pinotti, lasciano intendere il clima teso: “Non dobbiamo farci illusioni su ciò che aspetta il nostro paese: il periodo che abbiamo di fronte non sarà dei più facili”. “L’odierno avvicendamento avviene in un momento insieme delicato e importante – ha spiegato Pinotti – “Delicato” perché la situazione internazionale si è progressivamente deteriorata nell’ultimo quinquennio e, in modo particolare, nell’ultimo anno. L’arco della crisi tocca i confini meridionali e orientali dell’Unione Europea con situazioni di particolare preoccupazione anche alle porte del nostro Paese. Ma, come vado sottolineando sin dall’inizio del mio mandato, è soprattutto l’imprevedibilità dei rischi e delle minacce a doverci preoccupare. Imprevedibilità che riguarda sia localizzazione geografica, provenienza e direzione, sia forma e obiettivi con cui essi si possono concretizzare”.

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