Direzione Pd approva l’Italicum senza minoranze e modifiche

ROMA –  La Direzione del Pd ha approvato la relazione di Matteo Renzi che – come sintetizzato dal presidente Matteo Orfini – dà “l’indicazione ai gruppi parlamentari di considerare accettabile il punto di equilibrio raggiunto” sull’Italicum “e non modificarlo”.

Il voto è stato unanime, ma le minoranze del partito non hanno partecipato alla votazione.

“Nel Pd – aveva detto inizialmente Matteo Renzi – c’è una parte, minoritaria, per il ricatto, che dice ‘o si fa così o c’è il voto segreto”. E così senza ritocchi e senza ricatti l’ex sindaco di Firenze ha chiuso la questione sulla legge elettorale, davanti ad una minoranza dem che di fatto non partecipando getta la spugna. A questo punto verrebbe da chiedersi che senso abbia rimanere dentro questa compagine troppo stretta e troppo diversa per un confronto.

Va detto che la spaccatura sembra uno spettro di cui hanno paura un po’ tutti, sia per chi resta che per chi vorrebbe abbandonare la barca del PD.

Renzi dal canto suo è fin troppo esplicito: “Chiedo che questa sia l’ultima direzione in cui si discute di legge elettorale”. E poi: “Il 27 aprile dobbiamo essere in Aula, come calendarizzato dalla capigruppo. E a maggio dobbiamo mettere la parola fine a questa discussione. Continuare a rimandare non serve a nessuno”. 

Il premier spiega che non ci sono alternative e mette sul piatto la legislatura e il prestigio del Paese agli occhi della comunita’ internazionale: “Chiedo un voto sulla legge elettorale come ratifica di quanto fatto in questi mesi e come mandato per i prossimi”, ha spiegato Renzi: “La legge elettorale e’ stata la chiave del cambiamento proposto al Paese”, ha sottolineato.

Il voto in direzione si trasforma così in una fiducia all’interno del partito dopo la quale i giochi sono da considerarsi chiusi. Certo, concede Renzi, si continuera’ la discussione in Parlamento, ma il testo dell’Italicum non cambia, “non si ritorna al Senato, non siamo al gioco del’Oca”. 

Insomma un Renzi fin troppo risoluto che non vuole perdere tempo neppure con la coalizione sociale di Landini o per la Lega di Salvini, entrambi definiti dal premier “soprammobili da talk show televisivi: la coalizione sociale e’ una sfida interessante che, non solo non mi toglie il sonno, ma che richiede una riflessione in piu’ su cosa e’ stata la sinistra in Italia e sul fatto che quell’aspirazione non e’ mai stata maggioritaria e non ha mai portato da nessuna parte”. 

E infine Renzi lascia la porta socchiusa alle minoranze: “C’e’ ancora spazio, senza ricatti e senza minacce”, ha aggiunto. Ci sono 20 giorni da oggi, prendiamoci ogni margine possibile”. Sulla stessa lunghezza d’onda sembra muoversi Gianni Cuperlo che assicura “inequivoco impegno” da parte di tutto il Pd nel caso la riforma della legge elettorale dovesse tornare al Senato. 

Per Stefanno Fassina, invece, l’Italicum introduce “di fatto un Presidenzialismo senza contrappesi”. “Certamente – ha aggiunto – la democrazia è decisione: la decisione è condizione necessaria, ma non sufficiente: la democrazia ha anche il consenso. Non è una questione formale ma sostanziale. In una fase in cui l’economia marginalizza fasce crescenti di classi medie, la democrazia non puo’ piu’ essere democrazia delle classi medie, perché devono decidere in pochi”.

“Il Pd con il 41% – ha proseguito – prenderà il premio al primo turno. Ma in futuro un partito potrà vincere con il 20, e poi potrà nominare gli organi di garanzia da solo. Cambia la forma di governo, diventa un  presidenzialismo senza contrappesi”.

“In Europa la sera del voto non si sa chi governo – ha quindi aggiunto – chi governa lo determina il Parlamento. Cosi’ avviene nei presidenzialismi, ma allora ci vogliono i contrappesi. Questo è il punto non le preferenze, che non mi piacciono, perché vorrei tutti collegi uninominali”. 

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