Le atrocità di Boko Haram raccontate dalle donne rapite

ABUJA – Dopo che l”esercito nigeriano la scorsa settimana ha annunciato di aver liberato più di 700 persone, tra donne e bambini, finite nella mani di Boko Haram, iniziano ad emergere dalle agghiaccianti testimonianze delle donne sopravvissute, molte delle quali rimaste incinta, le atrocità compiute dai membri del gruppo terroristico jihadista.

In particolare, secondo quanto ha raccontato alla Reuters una superstite, Asama Umaru, 24 anni, quando i miliziani capivano che i soldati si stavano avvicinando lapidavano le donne in modo che non potessero essere salvate dalle truppe nigeriane o le usavano come scudi umani. “Hanno iniziato a lapidarci per costringerci a seguirli in un altro nascondiglio, ma abbiamo rifiutato perché eravamo sicure che i soldati ci avrebbero soccorso”, ha detto la giovane che faceva parte di un gruppo di circa 300 persone, in maggioranza donne e bambini, salvate nella vasta e remota foresta di Sambisa. 

E se non era per mano di Boko Haram, la fine arrivava a causa di malattie e malnutrizione. “Ogni giorno assistevamo alla morte di una di noi e aspettavamo il nostro turno”, ha spiegato ancora Asama. Mentre un”altra delle ex prigioniere ha aggiunto che non mangiavano quasi niente: solo del mais secco nel pomeriggio. A pagarne il prezzo più alto i bambini, che una reporter, dopo aver visitato il campo dove sono rifugiati, ha descritto così deboli da essere “solo piccoli corpi scheletrici con lembi di pelle che li fanno sembrare vecchi”. Le sopravvissute hanno raccontato di come i militanti uccidevano gli uomini e i ragazzi più grandi davanti agli occhi delle loro famiglie, portando poi via con loro donne e bambini. Alcune di loro venivano poi costrette a ”sposare” i membri dell”organizzazione. Lami Musa, di 27 anni, ha raccontato che è riuscita a salvarsi perché era incinta: “Quando si sono resi conto che aspettavo un bambino, mi hanno detto che ero stata messa incinta da un infedele (il marito) e poi lo hanno ucciso. Quindi hanno detto che sarei stata data in moglie al loro comandante una settimana dopo il parto. Fortunatamente siamo state liberate la mattina dopo che ho dato alla luce mio figlio”.

Come ricorda un corrispondente del Washington Post, il rapimento di massa degli abitanti dei villaggi è una firma della sanguinosa guerra di Boko Haram in Nigeria, che ha causato migliaia di morti dal momento in cui è divampata, nel 2009. Un recente studio dell”Unicef si è concentrato sulla sofferenza delle centinaia di migliaia di bambini che sono stati costretti ad abbandonare le proprie case a causa delle devastazioni del gruppo islamista. “I bambini sono diventati obiettivi deliberati, spesso vittime di violenza estrema, dagli abusi sessuali al matrimonio forzato, dai rapimenti alle uccisioni brutali”, si legge infatti nel rapporto. L”esercito nigeriano è stato fortemente criticato per la gestione della rivolta e nelle recenti operazioni di soccorso alcune delle donne prigioniere di Boko Haram sono state uccise per errore dai militari nigeriani. “Quando i militari hanno preso d”assalto il campo dove ci tenevano, i nostri rapitori ci hanno detto di metterci al riparo sotto gli alberi e tra gli arbusti per evitare di essere colpite dai bombardamenti”, ha detto ai giornalisti una 18enne aggiungendo che purtroppo “alcune sono state schiacciate dai carri armati militari che le hanno investire non sapendo che erano lì”.  

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