Grecia. Niente soldi, l’Eurozona scricchiola

BRUXELLES – La Grecia lo ha detto senza troppi giri di parole. Il debito  con il Fondo Monetario internazionale non sarà onorato.  Il governo di Atene non sarà infatti in grado di pagare le rate del prestito del Fmi entro il 5 giugno semplicemente perchè non ha i soldi per farlo.

E quello che sino a pochi giorni fa era ampiamente probabile e che da ieri è diventato ufficiale: «Le quattro rate per l’Fmi – ha spiegato in tv il ministro dell’Interno Nikos Voutsis – a giugno ammontano a 1,6 miliardi di euro. Questo denaro non sarà versato, perchè non c’è». Parole nette che accrescono l’ansia attorno al dossier greco. E mentre sul fronte europeo, dalla Commissione, alla Bce, ai grandi creditori, si continua a lavorare per un compromesso, soprattutto sul piano delle riforme, tra Atene e l’istituzione di Washington si registra una drammatica impasse. Secondo molti osservatori, se la Grecia non fosse nell’Eurozona, con questa esposizione nei confronti del Fondo, avrebbe già fatto la fine dell’Argentina di qualche anno fa. Ma lo scenario è come noto radicalmente diverso. In gioco, infatti, non c’è solo il default di un Paese ma la cosiddetta Grexit, con gli effetti sulla tenuta dell’intera area della moneta unica. Non a caso, dopo l’annuncio dell’insolvenza nei confronti del Fondo, il ministro delle Finanze, Yannis Varoufakis, lancia un messaggio inequivocabile a Bruxelles e a tutte le cancellerie europee: «L’uscita della Grecia dalla moneta unica sarebbe l’inizio della fine per il progetto dell’euro. Se ci si trova in un’unione monetaria – aggiunge – uscirne è catastrofico».

Quasi come dire che siamo tutti nella stessa barca. E che nessuno possa pensare di risolvere il problema greco facendo pagare il prezzo di un accordo al solo governo di Atene. «Una volta che si mette nella testa degli investitori che l’euro non è indivisibile – aggiunge – è solo una questione di tempo prima che tutto inizi a disfarsi. La Grecia ha fatto enormi passi avanti raggiungendo un accordo. Spetta ora alle istituzioni fare la loro parte. Noi – spiega parlando delle trattative in corso – li abbiamo ‘incontratì a tre quarti del percorso. Ora devono venirci incontro loro nell’ultimo quarto del cammino». Insomma, ancora il braccio di ferro che estenuante va avanti da mesi, con Atene che ripete di non poter più accettare altre politiche di austerità, e chiede più tempo. E i suoi interlocutori che spingono per ottenere fatti concreti. Tuttavia, il tempo stringe sul serio: la settimana prossima il governo è chiamato a pagare salari e pensioni, quella dopo era prevista la restituzione dei soldi al Fondo. Mercoledì il premier Alexis Tsipras è atteso a Bruxelles per un’audizione al Parlamento europeo. Quindi giovedì e venerdì occhi puntati a Dresda, dove si riunisce il G7 economico che stavolta di fatto sarà la riunione del club dei grandi creditori di Atene. 

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