Riforme. La maggioranza resiste, ma domani è un altro giorno

ROMA – La maggioranza porta a casa un’altra prova di forza, tenendo anche sulla questione legata all’elezione del Capo dello Stato. Un banco di prova superato anche grazie all’intesa con la minoranza del Pd sulle norme transitorie.

E una sconfitta per chi ha cercato un fronte comune delle opposizioni. La linea iniziale era quella di scrivere una lettera a Mattarella (al Colle, viene spiegato, porte aperte su un confronto ma non sulle tematiche che riguardano il Parlamento, il Capo dello Stato non potrebbe mai avallare alcun processo nei confronti dei presidenti di Camera e Senato) o di ipotizzare l’Aventino: FI si e’ sfilata (anche se il gruppo e’ risultato spaccato sul da farsi) provocando l’ira della Lega. 

Ma ora il rischio per la maggioranza, spiegano fonti parlamentari, e’ che le tensioni sia sul ddl Boschi che soprattutto sulle unioni civili possano riversarsi sul voto di domani sul Def. Dal Nuovo centrodestra continuano ad arrivare segnali di resistenza al cosiddetto Cirinna’ bis. Si e’ evitato che si materializzasse un ‘blitz’ con il voto sul ddl prima della sessione di bilancio, ma restano diversi nodi ancora aperti. Intanto sulla stepchild adoption, letteralmente ‘adozione del figliastro’, ovvero l’adozione del minore da parte di uno dei componenti della coppia del figlio, naturale o adottivo, dell’altro partner. Un meccanismo che porta il senatore di Forza Italia, Lucio Malan, a parlare di “legge truffa” ai danni dei cittadini. Ma, al di la’ delle prese di posizione dei singoli, nel Pd c’e’ la speranza che, in sede di votazione, si possa contare sull’apporto dei “liberali di Forza Italia”. Questi, assieme ai voti dei Cinque Stelle e di Sel dovrebbero garantire il passaggio indolore del testo in Aula. Il governo continuera’ a rimanere fuori dalla discussione, lasciando l’iniziativa alle sole Camere ma restano alcune perplessita’ anche tra i cattolici vicini al premier Renzi. L’obiettivo comunque dei vertici Pd e’ di far si’ che la legge arrivi entro la fine dell’anno.


Il Nuovo centrodestra ha chiesto un confronto con il Pd per evitare strappi, ma il via libera al provvedimento sulle unioni civili potrebbe anche spingere alcuni senatori ad uscire dal partito, se non dovesse passare la linea del ‘no’ al testo cosi’ formulato. Da settimane ci sono manovre in corso al centro: qualche giorno fa per esempio Verdini ha incontrato, riferiscono fonti parlamentari, i vertici di Scelta civica e alcuni ‘big’ di Udc e Ncd proprio per capire se c’e’ la possibilita’ di accelerare sulla costituzione di un coordinamento a sostegno dell’azione del governo. L’ipotesi innanzitutto e’ quella di arrivare ad un gruppo alla Camera con Sc e di ampliare il fronte moderato al Senato. “Dopo il 13 ottobre – spiega uno dei partecipanti al ‘tavolo’ – tutti gli attori dell’area del centro dovranno vedersi per capire se ci sono punti in comune, a partire dai programmi”. Il tentativo e’ quello, spiegano le stesse fonti, di una accelerazione verso un’area moderata che comprenda 170-180 parlamentari, gia’ per far passare proprie proposte sulla legge di stabilita’. Il governo e’ al lavoro proprio su questo punto (si sta vedendo, per esempio, come dar seguito all’annuncio di Renzi sul canone della Rai in bolletta ma c’e’ l’eventualita’ che la novita’ vada a regime solo nel 2017) e i bersaniani sono pronti a far pesare le proprie richieste. 

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