Referendum trivelle. Se ne parla troppo poco. Si vota il 17 aprile

ROMA – E’ ormai chiaro che c’è in atto una sorta di boicottaggio sul referendum del 17 aprile che punta ad abolire le trivellazioni sul nostro suolo nazionale.

Eppure bucare i nostri fondali in cerca di idrocarburi è una strategia miope dal punto di vista economico ed energetico, e una scelta pericolosa per il mare,  per il turismo, la pesca e la bellezza del nostro Paese, che invece va difesa. I pericoli, d’altra parte, sono dietro l’angolo, proprio perchè il petrolio è una risorsa estremamente limitata e altamente inquinante. Ma non solo. C’è da aggiungere che nessuno può garantire l’assoluta sicurezza di una piattaforma offshore e uno sversamento in un mare chiuso come il Mediterraneo avrebbe effetti devastanti per l’ambiente, la fauna marina, il turismo e la pesca sostenibile. Di certo questa è una partita che si gioca contro i poteri forti, i petrolieri unici ad avere vantaggi economici dalle trivellazioni.  Non a caso Renzi e Mattarella hanno negato di accorpare il referendum alle elezioni amministrative che costeranno alle tasche dello Stato italiano ben 360 milioni di euro.

Nonostante questo i dati del recente sondaggio della Swg dicono chiaramente da che parte stanno gli italiani: più del 78% degli intervistati voterà si al referendum perché è contrario le trivelle in mare e favorevole a una rivisitazione in chiave green delle politiche energetiche nazionali.  “Ma quanti italiani sanno che il 17 aprile c’è il referendum?”, si chiede il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Piero Lacorazza (Pd), capofila delle assemblee legislative che hanno promosso il referendum sulle trivelle in mare.

Per Lacorazza, “oggi agli italiani su questo tema manca l’informazione, e senza la possibilità di conoscere l’oggetto del contendere, di sapere quando e per cosa si è chiamati a votare, gli italiani corrono il rischio di contare ben poco nelle decisioni che verranno assunte, con buona pace degli organi preposti alla vigilanza e al controllo. Oggi – ha spiegato Lacorazza – si riunisce la Commissione di vigilanza Rai, e mi auguro che approvi definitivamente gli indirizzi per la campagna referendaria. Sarebbe già qualcosa nel silenzioso panorama dei media, a cui fa da contraltare la grande attenzione che sul web e nei social media sta suscitando il referendum. Ma rimane – ha concluso – la necessità che l’Agcom faccia la sua parte, evitando di limitare l’iniziativa delle Regioni referendarie, unico comitato per il ‘si’ al referendum del 17

aprile”.

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