Disagio abitativo, Massimo Pasquini “la dignità non si sfratta”

Intervista al segretario nazionale Unione Inquilini. In Germania gli affitti alti sono considerati usura

ROMA –  Quando si parla di affitti e si vanno a snocciolare i numeri e le percentuali dell’emergenza abitativa viene subito in mente l’articolo 3 della Costituzione italiana, che sulla carta, dovrebbe garantire pari dignità a tutti, rimuovendo attraverso gli organi istituzionali “gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini…”.

Articolo, alla luce dei fatti, che continua ad essere completamente ignorato. E alla fine, grazie alla cavalcante crisi economica, mai terminata,  continuano a rimetterci le fasce più deboli della società, anche queste in costante aumento.

Insomma può capitare che chiunque improvvisamente e in maniera del tutto inconsapevole si possa trovare nel tritacarne di questa speculazione, dove gli elementari diritti vengono quotidianamente calpestati. I numeri sul dramma degli sfratti, accompagnati da un costo della vita sempre più elevato e irraggiungibile, da costi di affitti elevatissimi, dalla perdita del lavoro alla difficoltà a trovarne uno, ai salari da fame, parlano chiaro. Siamo in piena emergenza sociale abitativa, mentre si continua comunque a costruire case sfitte che nessuno potrà mai permettersi.

Abbiamo incontrato Massimo Pasquini, segretario nazionale di Unione Inquilini, per sapere l’attuale situazione nel Paese. 

La Campagna Sfratti Zero partita nel 2004 non ha sortito gli effetti desiderati. Come possiamo definire oggi l’emergenza abitativa, ci può fornire qualche dato aggiornato sul Paese?

La Campagna internazionale “Sfratti Zero” è una campagna lanciata nel 2004 dall’Alleanza Internazionale degli Abitanti che da 12 anni nel mese di ottobre coordina iniziative in tutto il mondo dal Sud america all’Africa, dall’Europa all’Asia, è una campagna nata per connettere e mettere in relazione tutti quei comitati, associazioni, sindacati che nel mondo lottano per il diritto alla casa e per politiche pubbliche di sostegno al diritto all’abitare. In Italia siamo questo anno alla quinta edizione. In Italia negli scorsi anni la Giornata Nazionale Sfratti Zero del 10 ottobre ha coinvolto tra le 50 e le 60 città italiane con una estensione di iniziative unica al mondo- A dire il vero ad oggi la campagna sfratti zero aldilà di meritorie iniziative di alcuni comuni non ha prodotto risultati efficaci. Anche se ormai anche la legislazione italiana riconosce la morosità incolpevole, siamo ancora molto in ritardo sulle politiche attive relativo al passaggio da casa a casa. Di assolutamente negativo è il fatto che in Italia ormai non è prevista più alcuna forma di proroga degli sfratti neanche in presenza di minori, anziani, persone disabili e malati terminali. In Italia si va affermando che la casa non sia un diritto ma una questione di assistenza sociale tanto che anche comuni amministrati dalla sinistra o da m5s, vedi napoli o roma, la delega alla casa è inserita tra quelle degli assessorati al sociale, una cosa sbagliata nel merito e nel metodo e che segnalano l’arretratezza in primis culturale a cui dobbiamo fare fronte. Ma proprio per questo insistiamo sulla giornata sfratti zero e sulla necessità che si prosegua nelle mobilitazioni affinchè la questione casa entri nell’agenda politica e amministrativa di Governo, Regioni e Comuni. Saremo  anche questo anno nelle piazze di decine di città per affermare la casa come diritto. In ogni caso come dirò in seguito non si tratta di emergenza abitativa ma di una vastissima precarietà abitativa. Purtroppo parlare di emergenza abitativa ha sempre portato da parte del Governo, delle Regioni e dei Comuni a politiche abitative assistenziale e tampone, inutili e dispendiose che hanno lasciato le cose come stavano.

Il mercato selvaggio sugli affitti  ha dato vita ad una vera e propria speculazione, nonostante aumentino esponenzialmente coloro che non possono più permettersi costi così elevati. Qualche anno fa si era parlato addirittura di reintrodurre una sorta di equo canone. Che fine hanno fatto quelle proposte di legge, che probabilmente alla luce dei fatti, andrebbero rispolverate?

In Italia, lo dice la Banca d’Italia, il 75% delle famiglie in affitto ha un reddito inferiore ai 30.000 euro annui. Appare difficile in queste condizioni con un grave crisi economica sistemica, con la precarizzazione del lavoro, con 1,7 milioni di italiani che vengono pagati con voucher, con insegnanti che da Palermo devono andare nelle valli bergamasche per lavorare, continuare a parlare di canoni di mercato, continuare con una agevolazione come la cedolare secca al 21 % per chi affitta a libero mercato quando un pensionato e un lavoratore dipendente paga una aliquota minima del 23%. 

Dove è in questo caso l’equità e l’autoregolazione del mercato? Del resto i dati del Ministero dell’interno, diffusi dall’Unione Inquilini, dicono ancora che nel 2015 abbiamo avuto altre circa 80.000 sentenze di sfratto e nel 90% dei casi per morosità incolpevole. 

In questo contesto cosa fa il Governo Renzi? Azzera il fondo del contributo affitto che impediva a circa 300.0000 famiglie in Italia di non cadere nel baratro della morosità un vero harakiri, sociale e politico. Ma la questione del caro affitti non si applica solo cambiando una legge, posto che ci fossero le condizioni, ma deve essere affrontata anche con politiche abitative che puntino ad ampliare l’offerta di alloggi pubblici a canone sociale, invece il Governo ma anche le Regioni e i Comuni tendono a vendere, una politica senza alcun riscontro con il fabbisogno reale. E’ forse un caso che l’economia trainante in Europa ovvero la Germania, pur in difficoltà, ha il 65% delle famiglie in locazione, 4 volte le nostre case popolari e una legge che combatte gli affitti elevati considerandoli usurai? In ogni caso in questa legislatura non ci risulta siano state presentate proposte di legge che tendevano a determinare modalità di calcolo del canone per legge segno anche questo di una superficialità e di una insensibilità sul tema casa che lascia sgomenti. Eppure in Italia sono 3,2 milioni le famiglie in locazioni private, circa 1 milione quelle in alloggi sociali e circa 700.000 quelle collocate nelle graduatorie eppure la politica se ne disinteressa completamente, per questo è necessario che le lotte e le mobilitazioni proseguano.

I valori dell’Agenzia del Territorio sul costo degli affitti a seconda della loro ubicazione non andrebbe ritoccato in maniera incisiva? 

Si, anzi forse dovremmo anche in questo caso dare una svolta al nostro approccio, l’agenzia delle entrate in realtà fotografa e registra più o meno in maniera omogenea un mercato quello delle locazioni stipulate. Io credo che oltre a questo si dovrebbe tenere in considerazione anche il reddito. Come è possibile che si sia proceduto alla cedolare secca senza prevedere a fronte della forte tassazione una riduzione dei canoni di locazione? Quale logica può stare dietro a questa modalità di intervento se non quella di una politica abitativa strozzina che sostiene apertamente la speculazione e la rendita e che contemporaneamente affossa le famiglie annegandole nella povertà. 

Inutile nascondere che al di là dei casi singoli non esistono delle politiche abitative efficaci tali da poter garantire una vita dignitosa per tutti. Voi come vi state muovendo affinchè le istituzioni possano mettere ordine in questo mercato incontrollato, tutelando soprattutto chi la possibilità di pagare non ce l’ha più?

Sarebbe necessario una profonda discontinuità nelle politiche attuate fino ad oggi queste  attraverso la liberalizzazione dei canoni e le privatizzazioni hanno ottenuto come risultato il raddoppio degli sfratti negli ultimi 10 anni, la cementificazione del territorio e l’abbandono di politiche pubbliche abitative le uniche che possono produrre una calmierazione del mercato effettiva. Secondo noi è necessario:   bloccare gli sfratti per famiglie non in grado di trovare una locazione sul mercato, eseguendo solo quelli dove è previsto il passaggio da casa a casa; aumentare in maniera considerevole l’offerta di alloggi pubblici a canone sociale utilizzando in pieno attraverso il recupero l’immenso patrimonio immobiliare del demanio civile e militare per dare risposte non solo agli sfrattati ma anche alle 700.000 famiglie collocate nelle graduatorie, e come si sa non si possono abitare le graduatorie; proporre una elevata tassazione delle case sfitte dopo la terza di proprietà ed attaccare a fondo l’evasione fiscale derivante dai 950.000 appartamenti ( fonti Cgia Mestre e Banca d’Italia)  in Italia affittati in nero; abolire almeno la cedolare secca per coloro che affittano a libero mercato, in quanto non si capisce perchè si dovrebbe far pagare meno tasse a coloro che pretendono il massimo della redditività dall’immobile. 

Continueremo nelle nostre lotte e nelle mobilitazioni affinchè il diritto alla casa non sia derubricato a questione di ordine pubblico o peggio, alla pur meritevole, attività di assistenti sociali, in quanto inutile, frustrante e non all’altezza delle necessità del fabbisogno. Smettiamola di sprecare soldi per residence, case famiglia e alberghi, recuperiamo alloggi, e diamo dignità alle persone la dignità come dice un vecchio slogan,  non si sfratta.

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