Stati Generali Lingua Italiana. Un Presidente ipertecnologico

FIRENZE (nostro inviato) – Della seconda giornata degli Stati Generali ciò che più colpisce, ripensandoci, è una cantante cinese di Hong Kong, Heidi Li.

Salita sul palco, ha eseguito due brani: “Era de maggio”, canzone napoletana, e “Lu rusciu de lu mare”, pugliese. Forse, più di tante parole, questo volto asiatico dalla voce d’angelo, che prende a cantare nei nostri dialetti, ha descritto la forza fascinatoria di quel che viene chiamato “Sistema Italia”. Come forte è stato l’intervento dei due ragazzi vincitori delle Olimpiadi di italiano, la spagnola Julia Victoria Rodríguez Suárez e il greco Kristi Nika, un giovane dall’aria molto impostata, che ha strappato l’applauso della platea quando ha affermato: “Io sento come se avessi una relazione spirituale con l’Italia, con la cultura italiana”. 

Nella mattinata, con l’apporto di docenti universitari e responsabili del Ministero degli Esteri, si è fatto il punto sulla direzione che, dagli Stati Generali del 2014, hanno preso gli sforzi per la diffusione dell’italiano. Molto si è fatto, soprattutto si è capita l’importanza della didattica specializzata per l’insegnamento della nostra lingua agli stranieri e sono stati avviati opportuni progetti in questo senso. 

Si è dimostrato ricco di dati e di spunti l’intervento di Cristina Ravaglia, Direttore Generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale: “Una lingua viva vuol dire anche integrazione” ha affermato, sottolineando come sarebbe opportuno attivare corsi non solo per gli immigrati presenti nel nostro Paese, ma anche per coloro che hanno l’intenzione di venire in Italia. E ha poi aggiunto come sarebbe giusto richiedere a chi riceve la cittadinanza iure sanguinis la conoscenza della nostra lingua. Spiega, inoltre, che ci sono 5 milioni di persone con passaporto italiano nel mondo, decine di milioni di discendenti. 

Esistono finanziamenti che il Ministero offre a enti gestori di corsi di italiano: nel 2008 il Ministero aveva a disposizione 27 milioni di euro, a partire dai tagli del 2009 siamo arrivati nel 2016 a soli 12 milioni, che hanno sostenuto 13.000 corsi destinati a 300.000 studenti. Tuttavia, maggiori risorse dovrebbero venire dalla legge di stabilità del 2017. Va ricordato che l’italiano è la quarta o quinta lingua più studiata all’estero, secondo recenti ricerche, infatti ha quasi due milioni e mezzo di studenti. Dal 2012 i docenti inviati dall’Italia all’estero sono diminuiti del 40%, si è cercato però di rimediare mandando dirigenti scolastici che cercassero di garantire la qualità dell’insegnamento e formando i docenti assunti localmente. Per fare questo sono stati attivati corsi online e progetti pilota grazie ai quali i neolaureati vanno all’estero per arricchire il loro bagaglio di esperienza didattica.

Un altro momento nodale della seconda giornata è stata la tavola rotonda intorno al tema della Sedicesima settimana della lingua italiana (17-23 ottobre): “L’italiano e la creatività: marchi e costumi, moda e design”. Con questo stesso titolo l’Accademia della Crusca ha pubblicato un libro curato da Paolo D’Achille e Giuseppe Patota. Il Presidente della Crusca, Claudio Marazzini, ha ammesso che si è trattato di un terreno piuttosto nuovo per i linguisti dell’Accademia, un terreno poco battuto, dunque, difficile ma stimolante. Prima dell’intervento del Presidente della Repubblica si è parlato di italofonia e comunità italofone con altri ospiti illustri. 

Il Capo dello Stato ha tirato quindi le conclusioni ribadendo alcuni concetti emersi durante i lavori. Si è soffermato sull’importanza di non arroccarsi in una visione identitaria, per protendersi invece e “offrire alle altre culture il portato dell’esperienza, della bellezza cumulata in millenni”. Mattarella ha anche aggiunto: “Proporre la qualità Italia significa proporre l’Umanesimo. Ci tocca il compito di riprogettare l’immagine e l’offerta culturale del nostro Paese”.  Come nel primo giorno Andrea Riccardi, Presidente della Società Dante Alighieri, anch’egli ha invitato a non restare attaccati al passato con nostalgia e si è espresso sull’evoluzione continua dell’italiano, soggetto a molti stimoli esterni: “L’appartenenza a più culture, il plurilinguismo, l’ibridazione linguistica sono parte dell’esperienza dell’uomo contemporaneo, in una fase di forti immigrazioni”. Ha poi ricordato che nel nostro Paese ci sono 139 lingue parlate dalle comunità straniere presenti sul territorio e sull’importanza dell’apertura ha detto: “L’italiano si propone come lingua a vocazione universale”. 

Il Presidente della Repubblica ha suggerito interventi concreti per la diffusione dell’Italiano: ha mostrato consapevolezza sul ruolo dei nuovi media, ha ribadito la funzione dei prodotti televisivi nazionali destinati all’estero, ma anche la centralità di traduzioni che veicolino contenuti sull’arte e sulle altre eccellenze italiane. Deve essersi persino informato sul SEO – ovvero Search Engine Optimization, ottimizzazione dei motori di ricerca – stupendo non poco chi poteva capirlo. E sull’inglese non è stato tenero: “La cultura e la lingua italiana continuano a riscuotere attenzione. La lingua è il vettore di valori identitari, espressione della cultura di un popolo: questa funzione trova conferma in particolare per la cultura italiana. Tuttavia, con un retrogusto che talvolta si coglie, sembrerebbe a volte che si voglia confinarla al passato, alla cultura della tradizione, affidando invece ad altre lingua, l’inglese ad esempio, la funzione oltre che di lingua veicolare attualmente prevalente, di lingua della modernità, dell’innovazione, della contemporaneità. Si tratta di una falsa alternativa”. 

 

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