Quando si parla di costi della politica, l’aula è semideserta

ROMA – Alla Camera dei Deputati si parla della proposta di legge del Movimento 5 Stelle di tagliare gli stipendi dei parlamentari.

Peccato che i banchi siano vuoti e l’aula sia praticamente semideserta. Sarà forse l’imbarazzo dello scottante tema o i troppi impegni istituzionali a giustificare l’assenza dei parlamentari? Sta di fatto che l’assemblea, dopo la discussione generale di oggi, sarà aggiornata a domani. Ennesimo escamotage per tirare avanti con la speranza che tutto cada nel dimenticatoio.

Ma la voce del dissenso non si alza solo dai banche del M5S, ma anche da alcuni esponenti di sinistra: “Sinistra Italiana e’ contraria all’interruzione dell’esame in Aula della proposta di legge sulla riduzione dell’indennita’ e al rinvio del provvedimento in Commissione”. Lo afferma Alfredo D’Attorre intervenendo nell’aula di Montecitorio. “La posizione di Renzi e del Pd – prosegue l’esponente della sinistra – e’ semplicemente incomprensibile: come si fa a promuovere la riscrittura di 47 articoli della Costituzione con l’argomento del taglio dei costi della politica e del numero dei politici e poi rifiutare la discussione sulla riduzione delle indennita’ parlamentari? Come si puo’ additare il Parlamento come luogo della perdita di tempo e della palude e poi difendere gli stipendi dei parlamentari? Siamo davvero alla fiera dell’ipocrisia e dell’incoerenza. Renzi dovrebbe sapere che, anche riguardo alla demagogia, vale il detto che chi semina vento raccoglie tempesta. La vittoria del No al referendum e’ la via per ricostruire la dignita’ e la funzione del Parlamento – conclude D’Attorre – La riduzione delle indennita’ parlamentari e’ per noi un atto di coerenza per affrontare con credibilita’ il tema della rilegittimazione del Parlamento e della politica democratica”. 

Critiche anche da Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea: “Esprimo il pieno appoggio di Rifondazione comunista alla proposta avanzata in Parlamento dal M5S di dimezzare stipendi e diarie dei parlamentari. Questa è la riforma da fare, non la manomissione della Costituzione”. E poi: ”Questo taglio – aggiunge – è un passo necessario ed indispensabile per ridare un minimo di credibilità alle istituzioni parlamentari. Chi difende gli attuali privilegi dei parlamentari sta lavorando per la distruzione della democrazia che, per funzionare, richiede la fiducia dei cittadini. Parallelamente chiediamo di trasformare la retribuzione dei parlamentari in uno stipendio normale, con normali contribuzioni all’Inps, in modo da porre fine allo scandalo dei vitalizi. Fare il Parlamentare non può equivalere a vincere al totocalcio”, conclude. 

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