Referendum. Vince il No. Renzi si dimette, il popolo è sovrano

ROMA – Se vince il no lascio Palazzo Chigi e pure la politica: Così aveva promesso Matteo Renzi sfidando il risultato di questo referendum, il cui risultato sembra parlare chiaro, anzi chiarissimo. Certo non era un voto politico, ma di fatto le preferenze espresse hanno bocciato in maniera inequivocabile le politiche di questo governo, che evidentemente ha fatto male i conti con la realtà dei suoi cittadini.

Il risultato, è bene precisarlo, non è ancora definitivo, ma dopo le prime proiezioni e soprattutto dopo i sondaggi sembrano definitivamente parlare il linguaggio di un “no” secco alle riforme costituzionali che questo governo aveva abbracciato, tralasciando problemi ben più urgenti per questo Paese. Dai dati del Viminale  sono state scrutinate 13.151 sezioni Italia su 61.551 e il no è al 59,34% contro il 40,66% del sì. Un risultato che non sembra cambiare con il passare del tempo.

Salvati, insomma, i 47 articoli messi a rischio e salvo anche quel bicameralismo, che sulla carta ha garantito finora quella democrazia che i padri costituenti tentarono magistralmente di realizzare.

Inutile aggiungere che il voto di oggi non  assume solo un significato profondo sull’indisponibilità degli italiani a cambiamenti imposti dall’alto, ma anche e soprattutto parlano di una presa di coscienza, di quasi un risveglio da un lungo letargo che questo referendum ha risvegliato, riportando l’affluenza a livelli di partecipazione al voto che avevamo dimenticato, rispetto agli anni precedenti.

Renzi, dal canto suo, ha ammesso la sonora sconfitta. Lo ha fatto da Palazzo Chigi annunciando la fine del suo governo con un pizzico di emozione: “Grazie ad Agnese per aver sopportato questi mille giorni e per aver ben rappresentato l’Italia e grazie ai miei figli”, ha detto Renzi.  Per domani si attende il Cdm e poi l’ex sindaco di Firenze salirà al Colle per rassegnare le dimissioni da Presidente del Consiglio al Capo dello Stato Sergio Mattarella. Un atto promesso e dovuto di fronte a un risultato che sancisce solennemente che il popolo è ancora sovrano. 

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