Strisce blu a Roma, Tar Lazio annulla gli aumenti a 1,50

ROMA  – La seconda sezione del Tar Lazio ha annullato gli aumenti delle strisce blu a 1,50 euro. La sentenza dei giudici amministrativi ha cancellato la delibera del 29 luglio 2014 anche nella parte riguardante la “tariffa agevolata giornaliera pari a 4 euro per otto ore continuative e la tariffa agevolata mensile, riferita ad un solo autoveicolo, pari a 70 euro”.

“A parere del Collegio, la delibera n. 48, oltre ad essere caratterizzata da una istruttoria incompleta e inadeguata, rispetto allo stesso fine dichiaratamente perseguito (vale a dire ”recuperare lo strumento della sosta tariffata come regolatore della domanda di spostamento con mezzi privati verso zone servite dal trasporto pubblico e con i principali attrattori”), appare in contrasto sia con i principi in materia di organizzazione della sosta e del sistema di tariffazione, stabiliti dal Pgtu vigente, sia con quelli contenuti nel Pgtu adottato”. Così la seconda sezione del Tar Lazio nella sentenza che ha bocciato gli aumenti tariffari delle strisce blu a 1,50 euro.

I giudici hanno sottolineato che “non è qui in discussione il fatto che le ”strisce blu” costituiscano ormai in tutto il mondo uno degli strumenti essenziali per la limitazione della circolazione, al fine di superare le enormi criticità ambientali dell’inquinamento acustico ed atmosferico per i centri storici e le aree immediatamente adiacenti. L’oggetto delle doglianze dei ricorrenti è infatti rappresentato dalle modalità con cui tale fine è stato perseguito, a causa del mancato bilanciamento di tutti i valori in gioco”.

Roma Capitale, per motivare l’aumento delle tariffe, ha anche “invocato le esperienze di altre citta” italiane al precipuo fine di dimostrare la congruità delle determinazioni impugnate, sia in ordine all”entità della tariffa, sia in ordine alla scelte di sospendere le principi agevolazioni tariffarie applicate a partire dal 2008″, ma per il Tar “premesso che un tale raffronto non è contenuto nemmeno nello studio posto alla base della delibera, nè viene comunque richiamato negli atti e/o provvedimenti presupposti, tale prospettazione non colga nel segno ovvero che deponga in senso esattamente contrario a quanto auspicato dall”amministrazione capitolina”.
Infatti “il confronto con esperienze diverse da quella specifica di Roma Capitale richiederebbe, per fare emergere l”inconsistenza dei dedotti profili di irrazionalita” delle scelte contestate, un approfondimento ben diverso da quello addotto da parte dell”amministrazione- spiegano i giudici- non essendo possibile instaurare alcuna relazione fra la specifica realta” della citta” di Roma e quella delle citta” italiane dalla stessa richiamate”. E quindi “la mera circostanza che la tariffa oraria di cui alla delibera impugnata, sia, in ipotesi, effettivamente inferiore a quelle in vigore nelle citta” di Milano, di Genova, di Torino, di Napoli etcc., non consente, di per se”, di fare ritenere la congruenza delle predette misure”.

Il Tribunale ha bacchettato Roma Capitale su altri aspetti: “Le misure (della delibera, ndr) rimaste invariate (l’offerta di stalli gratuiti, le tariffe di prossimita” etcc), ovvero quelle potenziate (car-sharing, car – pooling e bike – sharing), hanno rilievo del tutto marginale rispetto alla complessiva domanda di mobilità, o, comunque, rappresentano alternative costose e non disponibili in tutte le zone della citta”. A ciò si aggiunga che, secondo il Pgtu in itinere, anche l”offerta di stalli gratuiti e” destinata a scomparire, essendo ivi prevista l”integrale soppressione degli spazi di sosta non a pagamento all”interno dell’anello ferroviario”.
Senza dimenticare che “la circostanza più volte stigmatizzata dai ricorrenti, relativa al progressivo deterioramento dell”offerta di trasporto pubblico, è attestata anche dal piano in itinere, in cui si da” atto che ”le ultime pianificazioni organiche della rete del trasporto di superficie furono compiute alla fine degli anni novanta, in vista del Giubileo del 2000. Da allora la rete non ha seguito la veloce trasformazione della città”’- si legge ancora nella sentenza- In questo contesto, appare, infine, del tutto irrilevante il piano industriale recentemente approvato da Atac, in quanto nemmeno menzionato nella delibera impugnata e, comunque, estraneo alla fase istruttoria per come documentata dalla difesa dell”amministrazione capitolina. E’ quasi inutile aggiungere, peraltro, che il potenziamento e/o la razionalizzazione della rete di trasporto pubblico avrebbe dovuto precedere e non seguire la rimodulazione della disciplina della sosta”.

Codacons: abbiamo battuto il comune di Roma 3-0

Dopo la bocciatura delle tariffe per gli asili nido e quella per i rincari delle Ztl, il Tar del Lazio accoglie un terzo ricorso del Codacons annullando i rincari per le strisce blu della capitale”.

Per il presidente Carlo Rienzi, “gli aumenti erano abnormi e non trovavano giustificazione alcuna nella realtà. Non solo infatti le tariffe sono aumentate del 50%, ma addirittura sono state cancellate quelle agevolazioni per i meno abbienti o per chi è costretto a parcheggiare sulle zona a pagamento quando si reca a lavoro e deve sostare 8 o più ore. Il Campidoglio, in sostanza, aveva trasformando le strisce blu della capitale in veri e propri parcheggi per ricchi”.

Per questo, continua Rienzi, “la decisione del Tar, che si aggiunge a quella sulle Ztl, dimostra il fallimento della politica del comune sul traffico. Ora non accetteremo nessuna ulteriore delibera che imponga nuovamente aumenti per le strisce blu senza consentire la partecipazione del Codacons e dei cittadini alla stesura di provvedimenti in materia”.

Infine, “il Codacons sta studiando la fattibilità di una azione legale finalizzata a far ottenere a quanti hanno sostato presso le strisce blu pagando tariffe maggiorate, il rimborso delle maggiori somme versate a seguito degli aumenti illegittimi”, conclude il presidente Codacons.

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