Roma, operazione antiprostituzione minorile: 4 arresti

ROMA – A Roma alle prime ore di questa mattina gli agenti della Squadra Mobile, in collaborazione con la Squadra Mobile di Bologna e quella di Napoli, nell’ambito di una più ampia indagine per contrastare il reato di prostituzione minorile, hanno eseguito 4 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emesse dal GIP presso il Tribunale di Roma.

Gli arrestati, tra i quali un poliziotto e un dipendente Iss, sono accusati di aver consumato, a Roma, numerosi rapporti sessuali a pagamento con un sedicenne che, avendo alle spalle una situazione familiare disagiata, aveva iniziato a prostituirsi all’età di quattordici anni. 

I quattro arrestati, finiti ai domiciliari secondo l’ordinanza emessa dal GIP presso il Tribunale di Roma, su richiesta della locale Procura, sono F.B. 43 anni di Gragnano (Napoli), impegnato nell’ambito della Protezione Civile; S.G. 50 anni di, assistente capo della Polizia, in servizio presso il Gabinetto Interregionale della Polizia Scientifica di Bologna; F.D.S., 57 anni di Roma, dipendente ENI attualmente in mobilità; M.M., 48enne di Roma, dipendente dell’Istituto Superiore di Sanità. Sono tutti accusati di prostituzione minorile. L’indagine, condotta dalla IV Sezione della Squadra Mobile specializzata in reati contro le donne, i minori e le fasce vulnerabili, coordinata dalla Procura di Roma, ha permesso di accertare ripetuti incontri degli arrestati a scopo sessuale con un giovane allora sedicenne, che si prostituiva in cambio di denaro e altre utilità. In particolare l’attività investigativa, corroborata da attività tecnica (analisi di tabulati, intercettazioni telefoniche, georeferenziazione delle schede sim e analisi forense di tutti gli apparati elettronici in uso alla persona offesa), testimonianze e diversi servizi di osservazione, ha permesso di appurare che il giovane disponeva di una gran quantità di telefoni cellulari, computer, apparecchiature elettroniche e, soprattutto, di risorse economiche, parte delle quali pervenute anche tramite versamenti sulla sua Poste-Pay, proprio come corrispettivo della sua attività di prostituzione.

Le indagini sono state avviate sulla base della relazione di un assistente sociale che da anni seguiva il minore, con la quale segnalava alla Procura dei Minori la probabile attività di prostituzione del ragazzo che offriva prestazioni sessuali in cambio di denaro a uomini adulti conosciuti via web tramite chat. Dall’attività è emerso che il minore ha iniziato a prostituirsi all’età di quattordici anni e che aveva guadagnato molto soprattutto intorno ai sedici, quando era riuscito a procurarsi una “”clientela fissa””. Gli incontri, dai quali otteneva un ricavo di circa 700/800 euro giornaliere, avvenivano in macchina, in albergo e, a volte, anche in appartamento. Solo alcuni dei clienti sono stati riconosciuti dal ragazzo in fotografia, in quanto lo stesso non riusciva a ricordarli tutti perché, spesso, si trattava di incontri “”unici””, i cui appuntamenti venivano fissati via chat o via telefono. Oltre alle numerose fonti di prova che indicano la chiara consapevolezza dei clienti sulla minore età del ragazzo, vi sono altri elementi a riprova: le fattezze fisiche del minore, il suo adoperare sempre i mezzi pubblici per spostarsi, non disponendo ancora della patente, il dover rientrare a casa, la sera, dal padre per non insospettirlo e, infine, la necessità di frequentare alberghi dove non vengono richiesti documenti. 

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