Mafia Capitale, Comune escluso come parte civile in processo Ozzimo

ROMA – Il Comune di Roma Capitale non è stato ammesso come parte civile nel processo in rito abbreviato che vede imputato l’ex assessore alle politiche abitative, Daniele Ozzimo; l’ex capogruppo di Centro democratico; Massimo Caprari; i collaboratori di Luca Odevaine, Gerardo e Tommaso Addeo; e Paolo Solvi, quest’ultimo collaboratore dell’ex presidente del Municipio X.Il gup Alessandra Boffi non ha ammesso la richiesta dei legali del Campidoglio per un vizio formale rispetto a una determinazione dirigenziale di costituzione in giudizio.

Il Comune comunque conserva la facoltà – come hanno precisato i rappresentanti dell’Avvocatura – di poter agire in sede civile in caso di condanna degli imputati.Il giudice ha respinto anche le istanze di costituzione delle associazioni Assoconsum e Confconsumatori. Sono state invece accolte invece le richieste di Regione Lazio, Ama, Partito democratito, Camera di Commercio e Cittadinanzattiva. Ozzimo e gli altri sono accusati di corruzione.

Sono migliaia le persone inserite nelle liste dei testimoni compilate dai difensori dei 46 imputati finiti a processo nell’ambito del filone principale di ‘Mafia Capitale’. Una sequenza di nomi che, nelle prossime ore verrà presumibilmente ridotta dai giudici della decima sezione penale del tribunale di Roma. I magistrati oggi si pronunceranno sull’ammissione dei testimoni, eliminando quelli chiesti dalle difese ma ritenuti superflui per il giudizio.Particolarmente corposa è la lista presentata dall’Avvocato Alessandro Diddi (difensore di Salvatore Buzzi) che allo stato conta 282 testimoni. Tra questi, se il colleggio deciderà di ammetterli, saranno chiamati a comparire in aula anche Luciano Casamonica, Gianni Alemanno, Ignazio Marino e il ministro Giuliano Poletti.In generale, sulle richieste dei difensori, la Procura si è espressa affermando che alcune testimonianze sarebbero irrilevanti o sovrabbondanti. A testimoniare, se il collegio decidesse di accettare le richieste avanzate da alcuni difensori, potrebbero essere anche i prefetti Franco Gabrielli, Giuseppe Pecoraro e Mario Morcone.Per quanto riguarda la Regione Lazio, oltre a Nicola Zingaretti, potrebbero sedere sul banco dei testimoni anche Maurizio Venafro (ex capo di gabinetto del presidente, già rinviato a giudizio in altro filone della vicenda), Daniele Leodori (presidente del consiglio regionale) e i consiglieri Eugenio Patané e Francesco Storace.

Nell’aula bunker di  Rebibbia  è attesa la decisione  della decima sezione penale, presieduta da Rosanna Ianniello,  sull’ammissione delle prove.   

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