Emergenza idrica, le responsabilità di Virginia Raggi

ROMA – I giornali titolano: ”L’Atac di Roma a un passo dal crac”. “L’Ater sull’orlo del dissesto.”. “Rifiuti: è sempre emergenza”. “Continua l’agonia del lago di Bracciano”. Sembra un bollettino di guerra, ma è la cronaca di un giorno qualunque dell’amministrazione grillina in Campidoglio. Vediamo in dettaglio. L’azienda comunale dei trasporti pubblici rischia di chiudere sepolta dai debiti e con uno sciopero dopo l’altro sta crocifiggendo l’utenza, cioè i romani.

L’azienda regionale delle case popolari ha finito i soldi, e al Comune la cosa non sembra riguardare, anche se è un problema che pesa sulle spalle di migliaia di romani.

La “grande monnezza” è il nuovo logo di Roma Capitale: dilaga ovunque sulle strade, la raccolta equivale a una goccia nel mare. 

E il lago di Bracciano aspetta sempre che qualcuno si occupi della lenta agonia che lo aspetta. Ma intanto sono arrivati i carabinieri. E subito dopo la magistratura.

Comune contro Regione, Regione contro l’Acea, l’azienda municipale che si rifiuta di sospendere il prelievo dell’acqua dal lago il cui livello è sceso paurosamente. Il ricorso è stato respinto, deve smettere di succhiare acqua dal lago morente. 

Intanto, due fatti nuovi: i carabinieri sono stati mandati a indagare sulle idrovore dell’Acea per accertare quanta acqua sia stata prelevata dal lago e per stabilire se sono stati rispettati i vincoli ambientali previsti dalla siccità. Inoltre, la Procura della Repubblica di Civitavecchia, competente per territorio, ha emesso un avviso di garanzia nei confronti del presidente dell’Acea, per l’eventuale opportunità di indagare su un reato di disastro ambientale. 

Comincia così a delinearsi, come già insinuato da qualche organo di stampa, l’eventualità di commissariare i comuni rivieraschi perché i rispettivi sindaci avrebbero dimostrato di non essere in grado affrontare l’emergenza. Ma se davvero una decisione in tal senso dovesse essere presa dal Prefetto o addirittura dal Consiglio dei Ministri, non dovrebbero essere solo i comuni di Bracciano, Anguillara e Trevignano a essere coinvolti nel provvedimento, ma anche e soprattutto il comune di Roma.

Per quanto la sindaca Raggi si sforzi di dire che non è di sua competenza, è evidente che nelle responsabilità per l’emergenza idrica lei c’è dentro fino al collo. A cominciare dall’Acea che è un’azienda partecipata dal Comune di Roma per oltre la maggioranza delle azioni. Quindi chi altro deve intervenire? Lo scaricabarile stavolta è ingenuo. Inoltre, c’è un particolare che forse la sindaca ignorava: le idrovore dell’Acea che pompano acqua dal lago di Bracciano si trovano in territorio del comune di Roma. Proprio per evitare difficoltà amministrative ed eventuali conflitti di competenza con il comune confinante, quando quell’impianto fu realizzato perché fosse collegato all’acquedotto romano del Peschiera che serve i quartieri a nord della capitale, il Campidoglio ottenne, a suo tempo, che una piccola enclave fosse ritagliata dal territorio del comune di Anguillara per essere inserita nel comune di Roma. E così oggi un’azienda del comune di Roma attinge l’acqua destinata ai romani con pompe che insistono sul territorio comunale di Roma.  E la cosa, quindi, non può che essere di competenza del Campidoglio.

Competenze a parte, c’è da chiedersi: ci sarà qualcuno che finalmente metterà mano a un rimedio efficace per salvare il lago di Bracciano dal disastro ecologico? Come previsto, sono scattate le inchieste della magistratura. Ma è questo che i romani si aspettavano quando hanno eletto la sindaca grillina? Che si limitasse, ogni volta che c’è un problema, a polemizzare con la Regione Lazio e non a cercare soluzioni? Come in un film western, intanto è arrivata la cavalleria….

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