Come è cambiato il linguaggio: dal fonografo allo smartphone
Le grandi tappe della comunicazione nella storia dell’umanità non sono tante: prima i graffiti rupestri che raccontano la vita quotidiana dei nostri maggiori; successivamente nei secoli, il teatro, prima greco e poi romano, con la rappresentazione visiva, sulla scena, delle emozioni; dai primi dell’Ottocento la fotografia (dal greco: photos e grafos, scrittura di luce), quindi il fonografo (dal greco phonos, scrittura del suono). Alla fine dello stesso secolo il cinema (dal greco: kinema, moto, azione, quindi immagini in movimento, non più ferme come nella fotografia); a metà del Novecento la televisione (dal greco: tele lontano, quindi immagini a distanza). Oggi il digitale (dal latino: digitus, dito, per dire azione con il minimo sforzo, muovendo appena un dito).
Una constatazione inevitabile: in principio i moderni mezzi di comunicazione si sono rifatti alle lingue morte della nostra civiltà mediterranea. C’è da chiedersi: perché all’epoca non si sono dati nomi diversi, con parole nuove? Forse per rassicurare quelli ai quali erano destinati e per fargli accettare la novità (la fotografia, il cinema, la televisione, il web) senza sconvolgerli troppo. Ma è una carineria che appartiene al passato.
Oggi non è più così, al greco e al latino è subentrato l’inglese e chi non è un nativo digitale, oltre ad imparare come usarli, deve prima conoscere il nomi, tutti inesorabilmente inglesi, degli strumenti che ha dinanzi. Chi non ha dimestichezza con la lingua della “perfida Albione” (come Mussolini esprimeva il suo disprezzo nei confronti della Gran Bretagna) sta peggio degli altri, perché quello che è scaturito dal computer ( dal latino: computus, calcolo) é tutto un anglicismo. Con la sola eccezione dei francesi i quali, tetragoni, si rifiutano di usare quella parola inglese e ancora oggi chiamano ordinateur il loro computer. E se ne vantano.
Se ascoltate, non visti, un dialogo fra due telematici d’avanguardia non capirete una parola, tanto astrusi e intraducibili sono i termini che usano coloro che sguazzano felici nel mare magno (questo è latino autentico, non derivato) del web, (parola inglese per indicare “l’insieme dei siti internet”).
Ma siamo sicuri che tutti sappiano cosa vuol dire WWW? E’ un po’ come con i sette nani, ne manca sempre uno: è l’acrostico di World Wide Web, letteralmente “rete di grandezza mondiale”. E, a proposito di web, non si contano le parole che indicano strumenti, funzioni e passaggi (non a caso si dice navigare) che non siano di origine inglese: android, iphone, ipad, download, code, email, browser, internet, cyber, PC (che non vuol dire partito comunista ma personal computer). E ancora mail, sms, whatsapp, facebook, twitter, linkedin. C’è da perdere la testa.
E’ soltanto un fatto generazionale. Mentre i nonni sono in difficoltà con il più elementare dei telefonini (lo chiamano ancora così perché gli ricorda l’apparecchio nero di bachelite che hanno avuto per una vita sulla scrivania:, oggi dovrebbero chiamarlo smartphone, ma non ci riescono tutti!) i loro nipotini smanettano a tutta birra e vivono un’infanzia felice alla velocità della luce.
E’ sempre stato così? Certamente, solo che fa male ammetterlo. Il conflitto generazionale sta tutto qui. Chi non ha detto almeno una volta nella vita: “Ah, i giovani d’oggi!” per deplorare il loro modo di vestire, di parlare, di rapportarsi col prossimo. E i giovani non sono mai stati da meno: quando i telefoni pubblici andavano a gettoni e stavano appiccati nelle cabine sulla strada, la teen-ager dell’epoca se ne usciva con un “Devo gettonare la vecchia!” per dire che si sentiva in dovere, bontà sua, di fare un colpo di telefono alla mamma per avvertirla che sarebbe rientrata tardi. Oggi nessuno, neanche i più “matusa” (neologismo coniato dai padri dei sessantottini quando erano giovani) ti direbbe: “Ti farò un colpo di telefono”. Se lo dice, è prudente mettersi un casco integrale, perché il telefono a cui pensa, di dura di bachelite, era una vera arma impropria. Oggi, indubbiamente, è difficile accoppare un malintenzionato a colpi di smartphone, ma non si sa mai..