Recuperare gli scarti dalla lavorazione delle bioraffinerie. Parte un progetto dalla Sapienza

Si chiama EXCornsEED ed è coordinato dalla Univesità La Sapienza di Roma. È il nuovo progetto che include 13 partner provenienti da 8 paesi europei (Italia, Slovacchia, Romania, Spagna, Belgio, Svizzera, Germania e Paesi Bassi), appena finanziato con oltre 4,2 milioni di euro dalla BBI (Bio-Based Industries Joint Undertaking), il partenariato pubblico-privato, con protagonisti la Commissione europea e le principali industrie europee legate alla bioeconomia.

Per tre anni e mezzo – questa la durata complessiva prevista – una task force di competenze scientifiche collaborerà con imprese già attive nel settore, mettendo a punto tecniche ad hoc per recuperare gli scarti generati dalla lavorazione delle bioraffinerie. Il meeting di lancio del progetto “EXCornsEED – Separation, fractionation and isolation of biologically active natural substances from corn oil and other side stream” si è svolto a Roma, alla presenza di rappresentanti degli 8 paesi coinvolti. Per La Sapienza saranno tre i dipartimenti in campo, quello di Ingegneria chimica materiali ambiente, di Chimica e tecnologie del farmaco e Scienze biochimiche. L’attività dei ricercatori si concentrerà sugli impianti dedicati alla produzione di biocombustibili, una filiera che parte da varie fonti rinnovabili, tra cui il mais e la colza, per la produzione di biodiesel e bioetanolo, lasciando resti ricchi di composti di potenziale valore. Qui si inseriscono le nuove tecnologie e le procedure di frazionamento che consentiranno di ricavare diversi composti da inserire nel ciclo produttivo delle industrie cosmetiche e alimentari, mettendo a frutto quanto altrimenti destinato ad essere impiegato – in modo assai poco redditizio – come concime. 

“Il nostro ruolo sarà di identificare nuove potenzialità dei sottoprodotti della lavorazione intermedia, nonché degli scarti veri e propri e per ottenere molecole base per successivi processi chimici e formulazioni di alimenti e prodotti cosmetici” spiega Giancarlo Fabrizi coordinatore scientifico del Progetto e docente di Chimica organica. Si punta così a combinare la chimica, la biologia, l’ingegneria e biotecnologie per sviluppare e validare tecnologie sostenibili di estrazione, purificazione e concentrazione applicabili alle bioraffinerie in modo da estrarre proteine e altri composti bioattivi (peptidi, polifenoli, aminoacidi, fibre ecc.) per un futuro uso quali ingredienti di alimenti, prodotti chimici e cosmetici. “È la cosiddetta terza generazione delle bioraffinerie, quella che non si accontenta di utilizzare biomasse, ma declina la sostenibilità soprattutto nell’estrema varietà di output e nella messa a frutto dei sottoprodotti intermedi e dei residui della lavorazione industriale” continua Fabrizi. “In quest’ottica il progetto EXCornsEED, finanziato nel quadro del programma europeo Horizon 2020, si pone in linea con la strategia della bioeconomia perseguita e ribadita dall’Unione europea, nonché con il nuovo concetto di economia circolare”. 

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