Scuola. L’ultimatum di Fassina, sono pronto a lasciare il PD

ROMA – Si fa sempre più insistente l’ultimatum di Stefano Fassina di lasciare il Partito Democratico se non verrà modificata la riforma della scuola. Ieri davanti a Montecitorio l’esponente dem era stato preso di mira dai manifestanti che lo hanno incitato a lasciare il PD.

Oggi Fassina ribadisce la sua posizione e la sua nettà contrarietà alla linea autoritaria del governo Renzi.  “Tra il popolo dem, abbandonato da un Pd geneticamente modificato, e il partito di Renzi, scelgo il primo”, ha detto. E poi: “Bisogna essere cauti  nell”uso del termine riforma, che ha perso il significato progressista avuto in una parte del Novecento. Temo che parlare di riforma della scuola sia improprio come lo è stato per la legge Fornero sulle pensioni, per la legge sul mercato del lavoro di Sacconi”. “Il ddl scuola – secondo Fassina – concentrando i poteri di chiamata dei docenti sul dirigente scolastico, incide sulla libertà di insegnamento. Senza un piano pluriennale di assunzione degli insegnati precari riproduce il dramma degli esodati”. A chi gli domanda se speri che il provvedimento venga modificato al Senato, “assolutamente sì – replica – Nonostante la contrarietà netta di alcuni di noi, per organizzare l”area del dissenso, in più di 30 non abbiamo partecipato al voto. Abbiamo rafforzato la battaglia al Senato unendo la minoranza dem”. Fassina si aspetta cambiamenti “su tre punti: cancellare i poteri dei presidi di chiamare e rimuovere dall”incarico i docenti; introdurre un piano pluriennale di assunzione degli insegnanti precari connesso con le uscite di pensionamento quindi senza oneri aggiuntivi; eliminare la detrazione fiscale per le secondarie superiori private”. “Il 40% di voti raccolti alle elezioni europee – sottolinea quindi Fassina – sono stati ricevuti dal Pd su aspettative indefinite e ambigue senza riferimenti specifici su lavoro o scuola”.

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