Berlusconi, Allegri e Galliani, commedia pirandelliana con la Roma (im)paziente spettatrice…

Ci sarebbe voluta la penna di  Luigi Pirandello per deliziare gli appassionati  di calcio, raccontando le ultime di Berlusconi e amici milanisti, i quali, forse senza accorgersene, hanno messo in piedi una compagnia teatrale che, su qualsiasi palcoscenico,  avrebbe avuto il tutto esaurito. Tre  personaggi in cerca d’autore ma anche di una recita a soggetto.

La loro è diventata una farsa infinita nella quale comunque, alla fine,  resterà  l’amaro in bocca;   una commedia tragicomica nella quale non si comprende se a prevalere sia la tragedia o la comicità, talmente si intersecano a vicenda;  una telenovela  recitata  solo da maschi  nella quale l’unico personaggio al femminile è una squadra di calcio (la  povera Roma).  Queste sono le prime considerazioni che vengono spontanee nel ripensare alla vicenda Allegri, che, ormai da settimane, appassiona il mondo calcistico.                                                                                                     

Per coloro che non fossero informati sulla questione (davvero pochi,  crediamo, vista la cassa di risonanza avuta) evitando l’ennesima cronistoria, ci limitiamo a dire che Silvio Berlusconi, in questo caso quale presidente/padrone del Milan, ormai da mesi,  ha pubblicamente, e a più riprese,  criticato e sfiduciato  il proprio allenatore Massimiliano Allegri. Quest’ultimo , a sua volta, con  stoica  pazienza,   ha sempre incassato come se nulla fosse, tirando dritto verso la meta (minimo terzo posto per entrare nel regno Champions) comunque raggiunta, seppure con una fatica immane (e qui forse  Berlusconi aveva  ragione a dolersene).  

Allegri è legato al Milan ancora da un anno di contratto alla modica cifra di 2,5 milioni più bonus  e allora forse si comprende perché non ha voluto e non vuole offrire un  giustificato motivo per essere cacciato….   Nel frattempo il Berlusca, alla sua maniera, manifesta la sua stima per  un suo ex calciatore, Clarence Seedorf, vecchia gloria di tanti trionfi rossoneri, lo scorso anno liquidato in nome del ringiovanimento ed ora bramato per farlo  accomodare sulla panchina di Allegri, nonostante non abbia mai allenato neppure i ragazzi di un oratorio, preferendo continuare  a giocare, in Brasile, nel Santos,  nonostante la veneranda età di 37 anni,  ma,  di fronte  a un ingaggio di 3,5 milioni annui, le forze di chiunque rinvigoriscono….                                                                                      

Fra i due contendenti non poteva mancare il paciere di turno, il pompiere pronto all’occorrenza, lo sdrammatizzatore di professione, Adriano Galliani;  ruolo duplice il suo, amministratore delegato e vice presidente del Milan, sopra di lui dopo il cielo, c’è solo Berlusconi con il quale da una vita collabora attivamente per le fortune rossonere con uno stipendio sul quale non è mai trapelato nulla, ma dal  livello facilmente immaginabile.  Fedelissimo uomo di Berlusconi sì,  ma anche un grande competente di calcio ed un fine tessitore di trame calcistiche come pochi, il geometra Galliani, sta recitando alla perfezione il ruolo del  “calmieratore” sorridente, seppure  stretto fra le esternazioni virulente e ribollenti  del suo presidente e il glaciale aplomb del suo allenatore.                                                                             

Ma in questo pure simpatico teatrino familiare meneghino ecco comparire, da qualche mese, il terzo incomodo, la Roma,  che, alla ricerca di un nuovo condottiero dopo il fallimento di Zeman prima e Andreazzoli dopo, lo identifica in Allegri proponendogli un mega contratto di ben 3,5 milioni.  Prima,  dicerie malevoli subito smentite, poi,  voci di corridoio, più in là,  qualche spiffero gelido che  comincia a presagire tradimento, e, alla fine, volete che Berlusconi taccia ?  Neppure per sogno anzi è lui a “spingere” Allegri verso le ammalianti sponde del Tevere, addirittura  comunicando, urbe et orbi,  la data e l’ora nella quale il buon Massimiliano realizzerà il suo sogno di approdare sotto il cupolone,  aggiungendoci pure il nome di quello che lui vorrebbe come sostituto…. 

Allegri incassa, tace e non risponde. 

Tra un appuntamento e l’altro sempre rinviato (diversi),  da Arcore a via Turati,  si arriva, purtroppo per Berlusconi, alle fatidiche elezioni amministrative che, al primo turno, registrano un insuccesso pidiellino.  E allora cala il  doveroso silenzio di circostanza, politico e calcistico.                                                                        

Quando le cose vanno male, è assodato, Berlusconi, almeno per un po’ di giorni tace e Galliani ha imparato da lui: querulo più che mai  da un microfono all’altro quando il Milan vince, esce da qualsiasi porta di servizio e sparisce,  quando perde…; il Cav stavolta ha  approfittato del suo buon ritiro a Villa Certosa per non rilasciare alcuna dichiarazione  e solo dopo alcuni giorni ha dato segni di vita facendosi intervistare,  minimizzando sui risultati elettorali,  e rimandando a non oltre domenica sera  l’incontro risolutore con Allegri. Galliani, fortuna sua, è volato in Georgia per dare l’addio al calcio di un altro milanista d’antan, lo spigoloso Kaladze e, almeno fino al suo rientro, possiamo considerare  questi giorni alla stregua dell’intervallo fra il primo e il secondo atto della commedia berlusco-allegriana. 

In questo contesto pirandelliano, non possiamo non parlare della Roma, la quale, ha avuto la santa pazienza di aspettare che da Milano arrivassero le decisioni  sperate, ossia l’ufficialità del  defenestramento di Allegri per poter annunciare il suo nome quale nuovo tecnico; invece, nulla, anzi, per come si sono messe le cose,  i tifosi della lupa capitolina cominciano ad essere pure arrabbiati nei confronti dell’allenatore livornese il quale, a sua volta, sulla Roma,  non si è mai pronunciato,  considerandola ufficiosamente una comoda  soluzione di riserva perché a lui interessa rimanere al Milan con il contratto prolungato di qualche anno, dopo essersi riappacificato con Berlusconi al quale giurerebbe, ne siamo certi,  che non lascerà mai più in panchina El Shaarawy  (uno dei motivi delle arrabbiature del cavaliere ed anche qui, forse non ha avuto tutti i torti…). 

I dirigenti romanisti Sabatini e Baldini pare che abbiano fissato un termine ultimatum nell’incontro della triade milanista per domenica sera quando Berlusconi, esaurito il relax sardo, rientrerà ad Arcore. Ma, nel frattempo, proprio per prepararsi all’evenienza negativa, anche  la Roma avrebbe approntato soluzioni di riserva che portano ad allenatori stranieri (Blanc e Garcia) mentre qualcuno azzarda pure l’ipotesi di un clamoroso ritorno di Zeman il quale non perde occasione per dichiarare che lui, essendo sempre sotto contratto,  si considera ancora l’allenatore della Roma….                                                                                                             

Che pasticciaccio brutto ! Non della via Merulana  di Roma ma della via Turati  di Milano!

Se Berlusconi vuole licenziare Allegri, cosa aspetta a farlo ?  Forse spera che sia lui a dimettersi. 

Ma Allegri non lo farà mai sia per una questione economica che di prestigio.  Alla fine, azzardiamo un’ipotesi:  ci sarà la classica risoluzione consensuale, con un accordo che non si conoscerà mai, e tutti saranno felici e contenti: Berlusconi si sbarazzerà di Allegri affidando il Milan al suo novellino di panchina,  Allegri potrà accasarsi nella capitale assai ben remunerato. Però, con Berlusconi, può succedere anche il contrario, ossia che Allegri venga accontentato e, allora, si chiuderà a tarallucci e vino, sotto la spettacolare risata di Galliani.  Sia nell’uno che nell’altro caso, non mancheranno sontuosi attestati di stima reciproca e i ringraziamenti di rito per quanto (non) fatto. 

Il sipario si chiude, fine della commedia. I tifosi, infreddoliti per le attuali temperature invernali, possono mettersi il cappotto e tornare a casa, discutendo della prossima recita con altri protagonisti, della quale conoscono già  titolo  e data perché, purtroppo per loro,  hanno in tasca l’abbonamento. 

 

 

 

 

 

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