Lite Galliani-Barbara: Berlusconi mette tutti a tacere

Nel calcio come in politica: bla bla bla,  ma poi…

La crisi politica e personale di Silvio Berlusconi, culminata di recente con la cacciata dal Senato, si è ormai estesa anche in ambito Milan, una delle società facenti capo alla famiglia attraverso la Fininvest che ne detiene il 100 % e la figlia Barbara che ricopre il ruolo di Consigliere in entrambe le istituzioni.

Lady B. 

Quest’ultima, avvicinatasi al calcio da qualche anno, si era fatta notare solo per la love story con l’attaccante brasiliano Pato che, all’epoca, era ritenuto uno dei maggiori talenti mondiali e da lei trattenuto al Milan dopo che era già stata perfezionata la sua conveniente cessione al PSG, salvo, poi, vederlo ritornare in Brasile, a rottura avvenuta, per persistenti guai muscolari a prezzo dimezzato. Per il resto, della bionda ereditiera dei colori rossoneri  non si conoscono altri interventi operativi nel pianeta Milan fino a due settimane fa quando,  ad accendere la miccia, provocando una vero e proprio cataclisma, era stata proprio lei,  sparando a zero sull’attuale  gestione del Milan con un comunicato che, seppure senza fare nomi o riferimenti, era sottilmente indirizzato ad Adriano Galliani. Factotum,  che più totum non si può, di Re Silvio, nel Milan ufficialmente  con ruoli di Vice Presidente Vicario e Amministratore Delegato, ma, di fatto, unica, incontrovertibile, voce rossonera in ogni settore, tecnico, amministrativo e societario. Il dominus, dopo Silvio, è ovvio. 

Dire Galliani è dire Milan è tutt’uno, da ben 28 anni. 

L’imperatore Adriano

L’ex geometra di Monza, da tutti appellato dottore, è, quindi, la longa manus berlusconiana, alla quale sono affidati, da circa un trentennio, con una fiducia illimitata mai venuta meno, ingenti capitali da investire, oltre che per l’antica passione rossonera, anche e forse, in certi momenti politici, per tenere alta l’immagine del cavaliere, al quale, si sa, non è mai dispiaciuto apparire ma sempre in posizione primaria. E Galliani, in questo, lo ha ampiamente accontentato attraverso corposi ritorni calcistici che, progressivamente, hanno portato il Milan a livelli europei e mondiali, unici per una squadra italiana.                                                                                                            

Basti dire che attualmente il Diavolo continua a detenere, seppure ora insieme  all’argentino Boca Juniors, il record di squadra più titolata al mondo (28 trofei vinti).                                                            

Certo, i meriti di tutto questo ben di Dio non sono attribuibili solo a Galliani ma lui ha fatto da sapiente deus ex machina fra chi metteva mano al portafoglio (Berlusconi ) e chi scendeva in campo a gonfiare le reti avversarie e, alla fin di questa splendida catena di montaggio, tutti alzavano al cielo l’ennesimo trofeo vinto. Con il Berlusca a gongolare, autoassegnandosi i meriti maggiori…  

Da Monza a Milano Centro

Adriano Galliani è risultato per Silvio l’uomo giusto al posto giusto,  al momento giusto, cioè da sempre e dovunque e, sicuramente, in ambito calcistico ne è stato il suo sodale, fraterno amico. Di lui nulla è mai trapelato sulle remunerazioni ricevute, immaginabili per i ruoli ricoperti e per i risultati ottenuti e, quindi, meritati, ma se uno dalla Brianza finisce con l’andare a vivere a Milano in via Bigli (piccola via fra piazza della Scala e via Montenapoleone) dove, per storia passata e attuale, hanno vissuto (Einstein, Montale ) o vivono (Tronchetti Provera, Veronica Lario) solo personaggi famosi, allora vuol dire che l’interessato ne ha fatto di strada…. Ma Galliani di strada ne ha fatta fare anche al Milan, con la sua gestione estroversa e accattivante, furba e competente, dispendiosa ma redditizia in passato, sparagnina ma pur sempre mediatica oggi, e rigorosamente rispettosa della volontà berlusconiana, sempre coincidente, guarda caso, con la sua. 

Ma alla fine sbottò pure lui !

Galliani, super arrabbiato non per il cambio generazionale (ormai ha 70 anni) ma per la forma ritenuta scorretta e offensiva messa in atto dalla bionda Barbara, alla fine è sonoramente sbottato assai peggio di come è abituato a fare quando il Milan va in gol, annunciando le sue imminenti dimissioni, indipendentemente dall’accordo o meno sulla congrua buonuscita e dal suo sviscerato amore, peraltro riconfermato, per i colori rossoneri.   Stavolta sembrava fare proprio sul serio.  

La cena miracolosa...

Invece, entra in scena Silvio Berlusconi, attivando una delle sue cene a Villa S. Martino, e, come d’incanto, tutto viene  appianato con Galliani che, tranquillizzato, rimane al suo posto. 

Non solo: sarà pure affiancato da un secondo amministratore delegato che sarà, indovinate un po’, la stessa Barbara Berlusconi  con la delega (generica) all’ “attività sociale”, mentre Galliani avrà quella al settore sportivo.  E voilà, ecco la nuova struttura societaria.  

Separati?  No, uniti più di prima …

Quindi i due contendenti non solo non si separano ma addirittura iniziano un’attività operativamente sinergica, sotto la benedizione e l’imposizione, paterna per lei e fraterna per lui,  di Re Silvio. In poche ore dalla guerra alla pace. 

Tanto rumore per nulla ? Dopo le pubbliche sberle di Barbara e i manrovesci altrettanto urlati di Galliani, ha vinto il paciere, almeno per ora. Ma fino a quando ?  Tutti, conoscendo i protagonisti,  dubitano che quest’affratellamento dirigenziale possa portare frutto e durare nel tempo.

Ci mancava pure il Milan

Berlusconi, già alle prese con ben altri problemi a tutti noti, dopo il tradimento di tanti suoi ex fedelissimi politici, non avrebbe potuto  consentire che proprio Galliani, almeno in questo che per lui è un momentaccio, se ne andasse via e pure sbattendo la porta invocando la giusta causa per lesa immagine, ed allora, arriva la provvidenziale cena fotocopia di quella estiva nella quale era stato salvato in extremis Allegri (da Galliani). Le cene di Arcore possono assumere vari significati, servono a creare e distruggere immagini e reputazioni, basta farle al momento giusto  o sbagliato e Berlusconi in questo è un maestro. Dopo la pubblica e forzatamente duplice  riconferma, molti si chiedono che succederà adesso. Di sicuro, Galliani, nei quotidiani incontri con la stampa, alla sua leggendaria maniera, la butterà sul ridere, minimizzerà le sue dichiarazioni ingigantite dai giornalisti, farà qualche vaga ammissione, ribadirà la sua sottomissione ai voleri di Berlusconi, unico presidente della sua vita, girerà la frittata (bruciata) dalla parte della squadra ribadendo l’ovvietà più assoluta: solo i risultati fanno tornare la serenità ed ora bisogna pensare a portare a termine la qualificazione Champions e risalire in campionato. Berlusconi, farà altrettanto giustificando la figlia e il suo delfino con il loro smodato amore per il Milan… Barbara continuerà a fare da sdegnata comparsa.  Finisce, quindi, come fra buoni amici,   a tarallucci e vino e tutti credono d’aver salvato la faccia nei confronti non solo dei poveri tifosi milanisti ma, quel che è peggio, dell’opinione pubblica. Credono… 

Nel calcio come nella politica 

Ma questa situazione irreale è molto somigliante a quella politica:  la fedeltà dichiarata di oggi diventa invettiva sonora domani; per Berlusconi conta di più apparire che essere e, non per nulla,  le sue fortune provengono dal mondo dei mass media, nel quale, sfortuna sua, il Milan attuale, che non riesce neppure a vincere con l’ultima in classifica, continua a provocargli solo danni alla propria immagine che, per lui, è la cosa che più gli sta a cuore,  e questo non lo può proprio sopportare.  

W la pubblicità  ma quella a pagamento !

La situazione venutasi a creare, per quanto ora riposta sotto il tappeto, conferma solo che Galliani,  appena possibile ma senza clamori, lascerà il Milan, adeguatamente ricompensato,           o economicamente oppure con qualche poltrona alla sua portata, com’è nel costume del generoso Berlusconi con i suoi amici più fidati… E il Milan ? Del Milan  se ne riparlerà sempre dopo,  per ora era importante evitare una cattiva pubblicità e Galliani questo deve averlo perfettamente capito. D’altronde, tutti i componenti del Gruppo sanno che le società  facenti capo alla Fininvest vivono di pubblicità;  quindi è preferibile acquisire quella buona, a pagamento, anziché farne di cattiva, e pure gratuitamente…

P.S.   Dalle prime voci registrate, la mancata uscita di scena di Galliani ha fatto piacere a tutti gli addetti ai lavori perché il calcio italiano senza di lui sarebbe come Napoli senza la pizza,  il Vaticano senza il Papa, Montalcino senza il Brunello…

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